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Che cosa sappiamo sulle tempistiche del massacro di Bucha

Secondo il Cremlino i video del massacro sono stati pubblicati quattro giorni dopo la ritirata russa. Non è vero

5 aprile 2022
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Il 3 aprile 2022 i media internazionali hanno iniziato a riportare le prime informazioni su un massacro di civili avvenuto nella località di Bucha, una cittadina pochi chilometri a nord-ovest della capitale Kiev. Le notizie a nostra disposizione sono tuttora molto frammentarie, ma le testimonianze dirette raccolte dai giornalisti giunti sul posto restituiscono un quadro fatto di violenze ed esecuzioni sommarie ad opera dell’esercito russo, avvalorato da filmati e fotografie che ritraggono decine di cadaveri in abiti civili abbandonati tra le strade della città.

La Russia ha da subito smentito ogni responsabilità nel massacro, tramite rappresentanti ufficiali e media legati al governo. Una linea di argomentazioni delle autorità russe, che abbiamo analizzato in un precedente articolo, si occupa di attaccare la credibilità dei molti materiali che provano il massacro. I video ad esempio, dice la propaganda russa, mostrerebbe una messinscena compiuta con l’ausilio di attori che fingerebbero di essere cadaveri. Queste smentite si basano però su argomentazioni facilmente confutabili: non è vero, ad esempio, che uno dei corpi senza vita ritratti in un video ha mosso il braccio durante il passaggio dei mezzi che filmavano le scene di devastazione, così come falsa è la teoria secondo cui un altro cadavere si sarebbe rialzato, svelando involontariamente la messinscena dell’esercito ucraino.

Esistono però alcuni aspetti della versione russa che necessitano di ulteriori e più dettagliate verifiche, poiché si fondano su informazioni più difficilmente verificabili. Questo non significa che la ricostruzione del Cremlino sia quella corretta, ma che un debunking professionale non può prescindere da un metodo basato sulla verifica delle fonti e incentrato sui fatti. Se mancano solide basi, non è possibile stabilire con sicurezza se le cose sono andate in uno o nell’altro modo. Quello che si può fare è seguire le informazioni certe e ricostruire quanto possibile l’accaduto.

In particolare, alcuni contenuti pubblicati dagli account ufficiali russi – riprendendo dichiarazioni di funzionari russi o ricostruzioni delle agenzie di stampa di Stato come la Tass – si concentrano sulle tempistiche del massacro di Bucha e sul tempo trascorso tra la ritirata dell’esercito russo e la pubblicazione dei primi filmati che ritraggono civili uccisi. Come già accaduto per gli altri contenuti di disinformazione su Bucha, tali argomentazioni ricalcano i risultati dei presunti articoli di debunking pubblicati tra il 3 aprile e il 4 aprile 2022 da War on Fakes, sito web e canale Telegram russo nato il 1° marzo 2022 e che si presenta come un’organizzazione di «fact-checking» (ma che in realtà ha pubblicato anche diversi contenuti di propaganda).

In uno di questi, War on Fakes sostiene che «l’esercito russo ha lasciato la città [di Bucha, ndr] il 30 marzo» e che i primi filmati sono comparsi «4 giorni dopo l’evento». Secondo il sito web, tale particolare «non fa che rafforzare la convinzione della messa in scena di questi filmati». La versione ufficiale del governo russo, pubblicata il 3 aprile sul canale Telegram del ministero della Difesa, suggerisce inoltre che i corpi senza vita siano stati posti sulla strada solo di recente, dopo che «tutte le unità russe si erano completamente ritirate da Bucha».

Andiamo dunque a mettere in ordine le cose che sappiamo circa la cronologia dell’assedio russo, dell’occupazione di Bucha e della successiva ritirata, nel tentativo di fare chiarezza sulle tempistiche del massacro consumato nella cittadina nella periferia di Kiev.

La questione delle date
Partiamo dalla date e da quando le truppe russe avrebbero lasciato la città.

Il 30 marzo l’amministrazione militare distrettuale ucraina della Regione di Kiev ha comunicato che tra le aree più pericolose della regione c’erano le cittadine di Bucha, Vorzel e Gostomel. Qui venivano infatti riportati bombardamenti di infrastrutture e di aree residenziali e si informavano i cittadini che in alcuni insediamenti gli occupanti russi continuavano «a terrorizzare la popolazione locale».

Il giorno successivo, il 31 marzo, la stessa amministrazione ribadiva che Bucha, Vorzel e Gostomel rimanevano ancora tra le zone pericolose della Regione. Secondo quanto riportato stesso giorno da Oleksandr Pavliuk, a capo dell’amministrazione militare regionale di Kiev, le città di Vorzel, Bucha e Gostomel erano ancora controllate dal nemico.

Il 1° aprile, poi, sono arrivate due comunicazioni: Taras Shapravsky, segretario del Consiglio comunale di Bucha, in un post su Facebook ha parlato (come riportato dal quotidiano Pravda) della città come di una zona ancora «pericolosa» e «occupata». Shapravsky riportava che, in base alle informazioni ricevute dalle forze armate ucraine e dai servizi segreti del Paese, una parte significativa delle forze armate russe si erano ritirate, ma che ci sarebbero stati ancora «un gran numero di gruppi di sabotaggio e militari russi travestiti con abiti civili».

Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno il sindaco di Bucha, Anatoliy Fedoruk, ha pubblicato un post su Facebook in cui definiva il 31 marzo come «il giorno della liberazione di Bucha».

Questa differenza negli approcci comunicativi è uno dei passaggi non ancora chiari della vicenda: da un lato il Consiglio comunale, come riportava il sito di informazione ucraino Bigkyiv, metteva in guardia i cittadini e dall’altro il sindaco della città parlava di liberazione. Bisogna però notare che il primo cittadino di Bucha già alcuni giorni prima aveva denunciato la presenza di fosse comuni e che sulla pagina Facebook del Consiglio comunale della città sono stati pubblicati diversi post che raccontavano la progressiva ripresa della città. Probabile quindi che il sindaco abbia un po’ anticipato i tempi nel parlare della liberazione della città.

Le parole di Shapavsky, riportate da Pravda – traduzione in italiano tramite Google Translate
Le parole di Fedoruk, riportate da Big Kyiv –  traduzione in italiano tramite Google Translate

Che le dinamiche in quel territorio non fossero così semplici, tra la fine di marzo e il 1° aprile 2022, è però testimoniato anche da fonti russe.

Secondo un resoconto pubblicato il 1° aprile da Zvezda, sito di proprietà del ministero della Difesa della Federazione Russa, unità delle truppe russe aviotrasportate, in collaborazione con i marines, stavano portando avanti azioni militari contro le forze ucraine nella regione di Kiev, «in direzione di Gostomel, Bucha e Ozera».

L’articolo pubblicato da Zvezda –  traduzione in italiano tramite Google Translate

Il 2 aprile 2022, poi, la vice ministra della Difesa ucraina Ganna Maliar, ha annunciato su Facebook che «Irpin, Bucha, Gostomel e l’intera regione di Kiev» erano tornate completamente sotto il controllo ucraino. La ricostruzione degli eventi fatta da diverse fonti stampa internazionali testimonia una parziale ritirata dell’esercito russo dalla zona di Kiev tra il 30 e il 31 marzo 2022: presumibilmente la ritirata si è svolta contemporaneamente a degli scontri militari con le forze ucraine, finché l’esercito russo non ha abbandonato i territori precedentemente occupati e quello ucraino ha definitivamente rioccupato le zone liberate.

Ora che abbiamo cercato di ricostruire, per quanto sappiamo, una linea del tempo degli eventi militari, passiamo alle immagini e ai video diffusi online negli ultimi giorni.

La comparsa online di video e immagini

Come abbiamo spiegato sopra, stando a quanto riportato dal sito russo War on Fakes i video che testimonierebbero la presenza di cadaveri per le strade di Bucha sarebbero comparsi online «4 giorni dopo» il 30 marzo 2022, giornata in cui le truppe russe si sarebbero ritirate.

passaggio dell’articolo di War on Fakes che segnala il ritardo di 4 giorni tra ritrovamento dei corpi e pubblicazione dei filmati

In realtà, le cose non sono andate così e la pubblicazione di alcuni materiali online è lì a dimostrarlo.

Già il 1° aprile su Twitter era stato pubblicato da un utente su Twitter un filmato che, stando all’utente stesso, era stato inviato da un familiare che si trovava a Bucha. Il video testimoniava la presenza di corpi senza vita lungo una strada di Bucha. Lo stesso giorno, come riportato dalla Bbc, i giornalisti dell’emittente sono potuti entrare nella città «perché gli ultimi soldati russi si erano ritirati» e hanno testimoniato la presenza di cadaveri e di carri armati bruciati.

Dunque, le prime testimonianze visive di Bucha risalgono al 1° aprile 2022, non a quattro giorni dopo il 30 marzo 2022.

Le immagini satellitari

Un ulteriore aiuto nella comprensione delle dinamiche di Bucha è arrivato il 4 aprile 2022 da un articolo del New York Times, contenente alcune immagini satellitari elaborate dalla società di tecnologia spaziale Maxar Technologies. Le immagini riprendono dall’alto via Yablonska, l’ormai tristemente celebre strada di Bucha con i cadaveri posti ai lati.

Secondo la ricostruzione del New York Times, almeno 11 dei cadaveri filmati sul luogo il 1° aprile 2022 erano presenti (nelle stesse posizioni del filmato) già l’11 marzo 2022. Le prime sagome nere di lunghezza compatibile con quella dei corpi erano visibili nelle immagini satellitari a partire dal 9 marzo. Le testimonianze dirette dal fronte (qui quella della consigliera comunale di Bucha Ekaterina Ukraintseva) indicano che la città fosse caduta in mano russa già l’11 marzo 2022.

Il 5 aprile 2022, inoltre, la testata bielorussa Nexta ha pubblicato un video ripreso da un drone che testimonia l’uccisione da parte delle forze russe di un uomo che percorreva in bicicletta Yablonska. Anche in questo caso, la vittima era già comparsa nei primi filmati pubblicati dopo la liberazione di Bucha e, a giudicare dalle immagini satellitari disponibili, sarebbe stata uccisa prima dell’11 marzo.

Le immagini satellitari smentiscono dunque la posizione del Cremlino, dal momento che i corpi senza vita erano riversi per le strade già tre settimane prima che l’esercito russo abbandonasse la città e non possono essere il risultato di una messinscena attuata dopo che «tutte le unità russe si erano completamente ritirate da Bucha», come suggerito dal ministero della Difesa russo.

In conclusione

Su quanto accaduto a Bucha, Russia e Ucraina hanno posizioni nettamente in contrasto, accusandosi a vicenda di essere responsabili di diffondere notizie false. Se sulle foto diventate virali in questi giorni il debunking ha chiarito come sono andate davvero le cose, ci sono delle incongruenze temporali che, al momento, non è possibile del tutto chiarire.

Cercando di ricostruire l’andamento degli eventi, emerge come tra il 30 marzo e il 1° aprile 2022 la situazione a Bucha sia stata particolarmente movimentata con truppe russe in ritiro, il sospetto di alcuni soldati ancora presenti nella città e l’ingresso delle truppe ucraine.

Non è al momento chiaro quale sia la data precisa in cui i russi hanno definitivamente abbandonato il territorio, ma sappiamo per certo che almeno alcuni dei cadaveri immortalati nei giorni successivi erano distesi per le strade della città da settimane. Non solo: non è vero (e, in questo caso, il debunking lo dimostra) che i video dei cadaveri sono stati diffusi online «quattro» giorni dopo l’uscita delle truppe dalla città. A partire dal 1° aprile 2022 il mondo ha cominciato a vedere quanto era successo nelle settimane di assedio.

Photo credits: manhhai via Flickr

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