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Quelli presentati al Parlamento messicano non sono alieni

Di Francesca Capoccia

A metà settembre 2023 la notizia della scoperta di presunti cadaveri di alieni ha attirato una forte attenzione mediatica a livello internazionale, alimentando tra gli utenti della Rete teorie cospiratorie che riguardano la presunta esistenza di creature extraterrestri. Facta.news ha ricevuto diverse segnalazioni via WhatsApp che chiedevano di verificare la notizia.

La vicenda è partita dal parlamento del Messico, dove il 12 settembre 2023 – al termine della prima audizione sui fenomeni aerei non identificati, noti come ufo – il giornalista e ufologo messicano Jaime Maussan ha presentato due scatole contenenti presunte mummie ritrovate in Perù, definite da Maussan stesso come «esseri non umani che non fanno parte della nostra evoluzione terrestre». Le conclusioni dell’ufologo, però, si basano solo su supposizioni, e le analisi scientifiche non supportano la sua teoria.

Di cosa si tratta
Jaime Maussan è direttore del programma televisivo Tercer Milenio, nonché giornalista specializzato nello studio di possibili vite extraterrestri. Durante l’udienza pubblica del 12 settembre, l’ufologo ha presentato ai deputati e ai ricercatori lì presenti dei presunti corpi alieni che sarebbero stati recuperati nella zona di Nazca, in Perù. Come ha spiegato il giornalista, le analisi al carbonio 14, tecnica di datazione molto utilizzata in archeologia, effettuate dall’Università nazionale autonoma del Messico (Unam) mostrerebbero che questi esseri hanno circa mille anni. Maussan ha specificato inoltre che «non si tratta di esseri recuperati dopo il naufragio di un oggetto volante non identificato, ma trovati in un giacimento di diatomee dove hanno subito un processo di fossilizzazione» grazie alla caratteristica dell’alga diatomea di evitare la crescita di batteri, funghi ed «essiccare i corpi».

Inoltre, come riportato da diverse testate internazionali, il fatto che più di un terzo del loro DNA rimanga «sconosciuto» dimostrerebbe, secondo Maussan, come queste creature non siano imparentate con nessuna specie vivente sulla Terra e che provengano invece da altri Pianeti. 

La smentita dell’Università del Messico
Due giorni dopo l’udienza, l’Università del Messico ha pubblicato una dichiarazione che riportava informazioni che la stessa Università aveva già reso pubbliche nel 2017, discostandosi da quanto affermato da Jaime Maussan. L’istituto, infatti, ha chiarito nuovamente che i resti furono analizzati cinque anni fa dal laboratorio nazionale di spettrometria di massa con acceleratore (Lema) dell’Istituto di Fisica, ente accademico affiliato all’Università, su richiesta di un cliente privato. Secondo le informazioni fornite dal cliente, il campione rappresentava tessuti cutanei e cerebrali. I risultati delle analisi effettuate tramite la datazione al carbonio-14, tuttavia, non possono fornire dati riguardo l’origine e la natura dei campioni analizzati, ma hanno il solo scopo di determinarne l’età. Non essendoci nemmeno prova del fatto che l’Università abbia condotto un test del DNA sui campioni, non è possibile affermare che tali esami costituiscano una prova scientifica sull’origine dei reperti. Inoltre, come precisato dall’Università, trattandosi di un accordo commerciale i risultati sono riservati e nessun membro del laboratorio può renderli pubblici. L’ufologo Jaime Maussan non risulta aver lavorato presso il laboratorio e non è nota l’identità della persona che ha fatto analizzare il campione.

Attualmente i presunti resti alieni si trovano presso l’Istituto di medicina legale e scienze forensi del pubblico ministero peruviano per essere analizzati.

Le mummie di Nazca
Oltre a quest’ultima vicenda, Jamie Maussan è stato protagonista di altre presunte scoperte aliene che si sono rivelate poi false. Nel 2017, ad esempio, faceva parte di un team di ricercatori convinto di aver trovato una mummia aliena vissuta a Nazca tra il 245 d.C. e il 410 d.C, alta 1,68 metri, con tre dita su ciascuna mano e piede, e un cranio allungato. 

Nazca è un luogo spesso associato alla presenza di presunte entità aliene. Come spiegato da National Geographic, gli scienziati ipotizzano che i geoglifi di Nazca – linee tracciate rimuovendo rocce e scavando la terra che formano figure geometriche e disegni di animali – risalgano a circa 2000 anni fa. A causa delle loro dimensioni, visibilità dall’alto e, soprattutto, per via della loro natura misteriosa, questi reperti vengono spesso citati come uno dei migliori esempi di reperti alieni sulla Terra. In realtà, i geoglifi non sono opera di creature aliene, ma, secondo studi più recenti, vennero realizzati dalla civiltà Nazca per identificare i luoghi in cui avvenivano i rituali legati alla fertilità e al culto dell’acqua.

Se non ci sono ancora risultati ufficiali che spiegano la natura delle creature presentate al Parlamento da Jaime Maussan, in passato i ritrovamenti di simili “alieni” si sono rivelati essere bambini mummificati. Gli antropologi hanno spiegato che un rituale religioso prevedeva che ai bambini venisse deformato il cranio legando la testa con stoffe e corde, per questo sono stati ritrovati alcuni crani con forme bizzarre, come avevamo già spiegato anche su Facta.news. In altri casi, invece, come precisato in passato dall’archeologo ed esperto forense Flavio Estrada al quotidiano peruviano El Comercio, i ritrovamenti sono stati falsificati per inscenare creature aliene utilizzando fibre vegetali, ossa e pelli di animali, nonché parti di veri corpi umani.

Il rapporto della Nasa “Unidentified anomalous phenomena”, (in italiano: “Fenomeni anomali non identificati”), pubblicato il 14 settembre 2023, smentisce ogni dubbio, chiarendo come non ci siano prove del fatto che dietro gli avvistamenti di ufo ci sia un’origine extraterrestre.

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