Il propagandista “indipendente” e il “pacifico” dittatore: il fact-checking sulle bugie dell’ultima intervista Putin-Carlson - Facta
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Il propagandista “indipendente” e il “pacifico” dittatore: il fact-checking sulle bugie dell’ultima intervista Putin-Carlson

Quello che segue è un estratto dell’articolo di fact-checking originariamente pubblicato il 9 febbraio 2023 dai colleghi di VoxUkraine, tradotto in italiano e adattato dalla redazione di Facta. Ogni aggiunta utile a contestualizzare l’articolo è stata segnalata tra parentesi.

La macchina della propaganda del Cremlino sperimenta costantemente nuovi modi per diffondere narrazioni che giustifichino l’invasione in Ucraina e i crimini di guerra a questa connessi. La campagna di disinformazione non circola solo in Ucraina e Russia, ma anche nei Paesi occidentali.

Per dare maggiore legittimità alle proprie parole, utilizza pseudo-esperti e personalità pubbliche di provenienza occidentale ma con simpatie per la Russia. È il caso ad esempio dell’ex presentatore di Fox News Tucker Carlson, che ha annunciato un’intervista «imparziale» e «veritiera» con Putin. Al contrario di quanto promesso da Carlson, l’intervista è stata invece parziale e falsa.

“Il nostro dovere è (dis)informare le persone”
Tucker Carlson è un commentatore politico ed ex conduttore del canale televisivo americano Fox News. È noto per aver diffuso disinformazione in più occasioni. Ad esempio, durante la pandemia di Covid-19 ha ripetutamente negato la necessità delle misure di quarantena e ha parlato della “distruzione del sistema immunitario” dopo la vaccinazione. Inoltre, Carlson è un promotore di teorie cospirazioniste: secondo lui, gli Stati Uniti hanno lavorato in segreto al Sars-CoV-2 in Ucraina e Cina. Nel suo show ha giustificato l’aggressione russa, diffondendo false notizie su “biolaboratori in Ucraina” e sostenendo che il supporto all’Ucraina danneggia l’Occidente. Come è facilmente prevedibile, queste affermazioni lo hanno reso popolare in Russia. Le versioni tradotte dei suoi interventi hanno guadagnato centinaia di migliaia di visualizzazioni, e spesso viene citato dai media russi. Il 24 aprile 2023, Carlson è stato licenziato da Fox News e così ha aperto il proprio video-blog.

Il giorno prima della pubblicazione dell’intervista, Carlson ha spiegato perché ha deciso di parlare con Putin. «Il nostro dovere è informare le persone», ha detto, suggerendo il fatto che in Occidente nessuno sappia effettivamente qualcosa sulla guerra tra Russia e Ucraina. Allo stesso tempo, parlando della crisi e delle migliaia di morti causate dalla guerra, il blogger non ha specificato chi sia il responsabile dello scoppio di questa guerra.

E, naturalmente, Carlson ha parlato di come la “propaganda occidentale” si sia fiondata sull’Ucraina, mentre nessun giornalista americano ha intervistato il presidente russo. In questo caso, impiega la classica tattica dei cospirazionisti: il false balance, in cui entrambe le parti hanno voce in capitolo, anche se una sola posizione è supportata dai fatti. In questo modo lo spazio è diviso equamente tra vittime e carnefici, medici esperti e antivaccinisti, scienziati e teorici della cospirazione. Carlson però va anche oltre: non ascolta la posizione ucraina, ma fornisce alla Russia un ulteriore canale per diffondere la sua propaganda.

L’intervista con Putin è durata oltre 2 ore. E anche se Putin ha risposto a ogni osservazione con delle mini-lezioni, il blogger nel corso del colloquio ha avuto l’opportunità di porre domande critiche. Tuttavia l’unico accenno di critica non è stato sulla questione ucraina, ma su Evan Gershkovic, il giornalista americano arrestato in Russia. E anche in quel caso Carlson ha a malapena supplicato il presidente di “perdonare” l’americano senza ribattere con le sue argomentazioni.

Tucker Carlson su Evan Gershkovic
“Quindi tipicamente, voglio dire che queste cose succedono ovviamente da secoli. Un Paese cattura una spia all’interno dei suoi confini. Lo scambia con uno dei suoi uomini dell’intelligence in un altro paese. Penso che ciò che lo rende diverso, e non è affare mio, ma ciò che lo rende diverso è che ovviamente il ragazzo non è una spia. È un ragazzino e forse stava infrangendo la vostra legge in qualche modo, ma non è una super spia e lo sanno tutti. E in cambio viene tenuto in ostaggio, il che è vero, con tutto il rispetto. È vero e lo sanno tutti.Quindi forse è in una categoria diversa. Forse non è giusto chiedere qualcun altro in cambio del suo rilascio”.

“Ci avete ingannato…”
A quanto pare, il despota è ancora aggrappato all’immagine di trent’anni fa e si sente offeso dal fatto che i suoi ultimatum non vengano presi sul serio dal mondo. Secondo quanto si dice, negli anni ’90, hanno “osato” non far entrare la Russia nel mondo occidentale. Inoltre, la Russia sarebbe stata anche ingannata dalla promessa che la NATO non si sarebbe mai avvicinata al confine russo.

Vladimir Putin sull’espansione NATO
“Ci avete ingannato (ovviamente parlo degli Stati Uniti), la promessa era che la NATO non si sarebbe espansa verso est, ma è successo cinque volte, ci sono stati cinque ondate di espansione. Tolleravamo tutto questo, cercavamo di persuaderli, dicevamo: “Per favore, no, ora siamo borghesi come voi, siamo un’economia di mercato e non esiste il potere del Partito Comunista. Negoziamo”.

Partiamo dal fatto che lo stesso Cremlino ha rifiutato la possibilità di un riavvicinamento con l’Occidente, forse rendendosi conto di non poter soddisfare i criteri per l’adesione alla NATO, il principale dei quali è la disponibilità a sostenere la sicurezza nella regione del Nord Atlantico e a non distruggerla.

Le garanzie sui limiti dell’espansione della NATO sono uno dei principali miti che Putin ripete in quasi ogni messaggio. Le basi di questa storia fanno riferimento agli eventi del 1990, quando l’ultimo leader dell’URSS, Gorbaciov, avrebbe ricevuto assicurazioni che la NATO non si sarebbe espansa a est dalla Germania. Tuttavia, lo stesso Gorbaciov ha ripetutamente ammesso di non aver chiesto né ricevuto alcuna promessa riguardo all’ulteriore espansione dell’Alleanza atlantica.

La Russia cerca anche di sostenere che la mancata espansione della NATO era legata agli accordi riguardanti la riunificazione della Germania nel 1990. In realtà, i funzionari occidentali intendevano il non posizionamento delle truppe NATO sul territorio della Germania Est. Anche il Trattato sullo stato finale della Germania (1990) non contiene alcun impegno da parte dei Paesi della NATO in merito alla non espansione nell’Europa orientale. L’idea di discutere questo tema prima ancora del crollo del blocco sovietico è assurda.

Pertanto, la NATO non ha e non ha avuto obblighi legali nei confronti della Russia riguardo la sua espansione verso l’Europa orientale, e la politica della “porta aperta” dell’Alleanza è rimasta invariata per tutta la sua esistenza.

L’Ucraina, in quanto Stato sovrano e indipendente, è un attore indipendente sulla scena internazionale e ha il diritto di scegliere il proprio percorso di politica estera senza direttive da altri Paesi. Purtroppo, il Cremlino si rifiuta categoricamente di accettare che questo percorso possa invece differire dal proprio.

Vladimir Putin sull’espansione della NATO
“E durante le elezioni in un’Ucraina già indipendente e sovrana, che ha ottenuto la sua indipendenza a seguito della Dichiarazione di Indipendenza, in cui si dice che l’Ucraina è uno Stato neutrale, e nel 2008 improvvisamente le porte e i cancelli della NATO sono stati aperti. Oh andiamo! Non è così che avevamo concordato”.

E poiché il “fratello minore” non è in grado di osare da solo un tradimento così palese, bisognava trovare un altro colpevole. È stato trovato rapidamente: com’era prevedibile negli Stati Uniti.

Vladimir Putin sulla Rivoluzione di Maidan
“La CIA ha fatto il suo lavoro portando a termine il colpo di Stato. Credo che uno dei vice segretari di Stato abbia detto che è costato una grossa somma di denaro, quasi 5 miliardi [di dollari]. Ma l’errore politico è stato colossale! Perché avrebbero dovuto farlo? Tutto questo si sarebbe potuto fare legalmente, senza vittime, senza azioni militari, senza perdere la Crimea. Non avremmo mai preso in considerazione l’idea di muovere un dito, se non fosse stato per i sanguinosi sviluppi di Maidan”.

La Russia ha optato per la guerra indipendentemente dai risultati della Rivoluzione di Maidan. Ad esempio, l’operazione per annettere la Crimea è iniziata il 20 febbraio 2014, solo un paio di giorni prima della fuga di Yanukovich [nota di Facta: Victor Yanukovich, presidente dell’Ucraina dal 2010 al 2014]. Il Cremlino aspettava solo un motivo per attaccare l’Ucraina. E prima del 2014, la Russia ha tentato di impadronirsi del territorio ucraino: si possono ricordare i tentativi di catturare l’isola di Tuzla nello stretto di Kerch nel 2003 e il sostegno ai separatisti filo-russi in Crimea negli anni ’90.

Per quanto riguarda i finanziamenti, nel 2014, l’allora vicesegretario di Stato americano per gli affari europei ed eurasiatici Victoria Nuland ha confermato che gli Stati Uniti hanno regolarmente assistito l’Ucraina nel perseguire riforme chiave, e che tale assistenza dal 1991 ammontava a circa 5 miliardi di dollari in varie aree di sviluppo del Paese. Il sostegno alle riforme, tuttavia, non implica in alcun modo il tentativo di organizzare un “colpo di Stato”. Inoltre, progetti simili sono stati realizzati da parte americana nei confronti della Russia, e il loro importo totale di finanziamento è stato più elevato: 18 miliardi di dollari a partire sempre dal 1991. Tuttavia, Putin non ha menzionato questa cifra nell’intervista: sarebbe stato sconveniente.

Invece, ha voluto ricordare la vecchia narrativa sull’“oppressione” dei russi in Ucraina. Secondo questa tesi, gli ucraini hanno deliberatamente adottato una legge che priva i russi dello status di “nazione titolare”. Ancora una volta, Putin ha giustificato l’invasione dell’Ucraina da parte del suo esercito.

Vladimir Putin sulla legge degli abitanti originari dell’Ucraina
“L’Ucraina ha annunciato che i russi erano una nazionalità non titolare, approvando al contempo leggi che limitano i diritti delle nazionalità non titolari in Ucraina. L’Ucraina, dopo aver ricevuto in dono dal popolo russo tutti questi territori del sud-est, ha improvvisamente annunciato che i russi erano una nazionalità non titolare in quel territorio. È normale? Tutto ciò ha portato alla decisione di porre fine alla guerra iniziata dai neonazisti in Ucraina nel 2014”.

Il mito della nazione “titolare” si riferisce alla propaganda di Putin sulla presunta “fondazione” dell’Ucraina da parte della Russia. In realtà, sono gli ucraini la nazione titolare, nel senso che sono loro che hanno formato lo Stato.

Nel luglio 2021 è entrata in vigore la legge “Sui popoli indigeni dell’Ucraina”. Tuttavia, Putin ha distorto il significato della legge, definendo i russi come popolazioni indigene. In realtà i popoli indigeni sono comunità etniche autoctone formatesi sul territorio dell’Ucraina, sono portatori della propria lingua e cultura, costituiscono una minoranza etnica tra la popolazione e non hanno una propria formazione statale al di fuori dell’Ucraina. Tra i popoli indigeni ci sono quelli che si sono formati in Crimea: i tartari di Crimea, i Caraiti e i Krymchak.

Di fatto, i russi non rientrano in questa definizione. Sono solo una minoranza etnica, poiché hanno un proprio Stato formato al di fuori del territorio dell’Ucraina. Anche la narrativa sull’ “oppressione” dei russi è falsa. La Costituzione dell’Ucraina garantisce l’uguaglianza di tutti i cittadini e lo sviluppo di tutte le minoranze etniche nel Paese, compresi i russi.

“Non abbiamo mai rifiutato le trattative”
Naturalmente non poteva mancare il consueto “capovolgimento della frittata”: è l’Ucraina che non vuole trattare, mentre la Russia è pronta ai negoziati. E secondo la sua prospettiva per “negoziati” si intende la capitolazione dell’Ucraina.

Vladimir Putin sul “divieto” di negoziati
“Possono tornare a trattare o no? La domanda è: lo vogliono o no?
Successivamente il presidente dell’Ucraina ha emanato un decreto che vieta i negoziati con noi. Che annulli quel decreto e basta. Non abbiamo mai rifiutato i negoziati, anzi. Ci sentiamo continuamente dire: la Russia è pronta? Sì, non abbiamo rifiutato! Sono stati loro a rifiutarsi pubblicamente. Bene, allora che annulli il suo decreto e avvii i negoziati. Noi non ci siamo mai rifiutati”.

In realtà, l’Ucraina ha preparato da tempo un piano per la pace, il cui obiettivo finale è invitare la Russia ai negoziati alle proprie condizioni. Il presidente Zelensky lo ha proposto nel settembre 2022 alla sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Alla fine di dicembre 2023 era supportato da oltre 80 Paesi in tutto il mondo. Le proposte dell’Ucraina includono:

  • sicurezza radiologica, nucleare, alimentare ed energetica
  • liberazione di tutti i prigionieri di guerra e deportati;
  • attuazione della Carta delle Nazioni Unite e ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina;
  • ritiro delle truppe russe e cessazione delle ostilità;
  • superare le conseguenze dell’ecocidio;
  • prevenzione di future escalation e conferma della fine della guerra.

La Russia ha rifiutato questo piano. Perché implica l’effettiva attuazione degli accordi raggiunti nei negoziati. Dal 2014 al 2022, l’Ucraina ha condotto circa 200 cicli di negoziati con la Russia, accompagnati da una serie di accordi di cessate il fuoco, tutti violati e che non hanno impedito alla Russia di lanciare un’invasione su vasta scala il 24 febbraio 2022.

Vladimir Putin sulla “rottura dei negoziati” da parte dell’Ucraina
“Abbiamo negoziato con l’Ucraina a Istanbul, eravamo d’accordo, lui ne era consapevole. Inoltre, il leader del gruppo dei negoziati, il signor Arakhamia, è il suo cognome credo, è ancora a capo della fazione del partito al governo, il partito del Presidente della Rada. È ancora a capo della fazione presidenziale alla Rada, il parlamento del Paese, e siede ancora lì. Ha anche apposto la sua firma preliminare sul documento di cui vi parlo. Ma poi dichiarò pubblicamente al mondo intero: “Eravamo pronti a firmare questo documento, ma il signor Johnson, allora primo ministro della Gran Bretagna, venne e ci dissuase dal farlo dicendo che era meglio combattere la Russia. Ci avrebbero dato tutto il necessario per restituirci ciò che era era andato perduto durante i combattimenti con la Russia. E noi abbiamo accettato questa proposta”. Guardate, la sua dichiarazione è stata pubblicata”

Le parole presumibilmente pronunciate da David Arakhamia sono state citate per la prima volta dalla rappresentante del ministero degli Affari Esteri russo, Maria Zakharova. Tuttavia, sia lei che Putin hanno preso la citazione fuori contesto per sottolineare che l’Ucraina è “controllata” dall’Occidente o dagli Stati Uniti.

​​In un’intervista, Arakhamia ha spiegato che durante l’incontro a Istanbul, la delegazione russa ha insistito per firmare un documento in base al quale l’Ucraina abbandonerebbe l’intenzione di aderire alla NATO. Inoltre, l’Ucraina si impegnerebbe a mantenere uno status neutrale e a limitare il proprio esercito. La delegazione ucraina non ha però accettato le condizioni russe, che avrebbero comportato la perdita della propria sovranità.

Secondo Arakhamia, i Paesi occidentali non sono intervenuti nel processo negoziale di Istanbul. Il primo ministro britannico Boris Johnson ha poi spiegato di essere stato “un po’ preoccupato in quella fase” dopo i negoziati di Istanbul su un possibile accordo tra Ucraina e Russia. Tuttavia, ha sottolineato che il Regno Unito avrebbe sostenuto l’Ucraina in ogni caso. Johnson ha definito il “divieto” di firmare un “accordo di pace” con la Russia come nient’altro che propaganda russa.

È importante notare che questi colloqui si limitavano a preparare documenti che Zelensky e Putin avrebbero potuto firmare dopo aver condotto negoziati ad alto livello. Alcune questioni, come lo status della Crimea occupata e del Donbass, sono rimaste oggetto di discussione esclusivamente da parte dei leader del Paese. In altre parole, non è stata affatto discussa la risoluzione diretta delle questioni di guerra e pace, ma solo la preparazione per possibili negoziati.

Inoltre, i negoziati sono stati impossibili a causa dei crimini di guerra russi nella regione di Kiev, divenuti noti all’inizio di aprile 2022. Dall’inizio dell’invasione su larga scala, la Procura generale ucraina ha documentato oltre 124.500 crimini militari russi.

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