Lo studio sulle temperature degli ultimi 485 milioni di anni conferma che i negazionisti hanno torto - Facta
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Lo studio sulle temperature degli ultimi 485 milioni di anni conferma che i negazionisti hanno torto

Di Antonio Scalari

Quando commentiamo uno studio scientifico c’è una regola generale che tutti dovremmo conoscere: se diciamo che dimostra una certa cosa e i suoi autori, che ne sanno qualcosa più di noi, non traggono quella conclusione, è molto probabile che a sbagliarci siamo proprio noi.

È il caso di uno studio pubblicato lo scorso 20 settembre sulla rivista Science, che ha presentato una nuova ricostruzione delle temperature della Terra degli ultimi 485 milioni di anni. Diversi media gli hanno dato risalto e molte persone ne hanno parlato in Rete, con scarsa consapevolezza del suo contenuto.

Quello che lo studio non dice
Lo studio non dimostra che il riscaldamento globale antropico è una bufala. Chi lo pensa dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere: se fosse così, perché un gruppo di scienziati non dovrebbe cogliere l’occasione per rivelare questa sensazionale verità al mondo intero, per di più sulle pagine di una delle riviste scientifiche più importanti, approfittandone per deridere “eco-fanatici, gretini, catastrofisti?

Lo studio non dimostra che le “politiche verdi” sono dannose o inutili e non dice che non dovremmo guidare le auto elettriche o applicare cappotti termici alle abitazioni. Questo è ciò che ha sostenuto un articolo su La Verità, intitolato “Oggi fa più freddo che mai: lo dice la scienza”. Secondo il quotidiano, che dà spesso spazio a posizioni negazioniste sul riscaldamento globale e la sua origine antropica, lo studio pubblicato su Science sarebbe la prova che, se il clima cambia, «bisogna adattarsi, non ridursi al verde in nome di politiche di dubbia utilità». 


Infine, lo studio non ha scoperto che «faceva più caldo milioni di anni fa», come si potrebbe desumere leggendo il titolo di un articolo su Il Messaggero. Non lo ha scoperto perché lo sapevamo già.

Quello che lo studio dice e conferma
Gli scienziati hanno ricostruito l’andamento della temperatura media della Terra lungo un arco temporale compreso nel Fanerozoico, l’attuale eone geologico, un periodo segnato da un evento centrale nella storia del pianeta: l’esplosione e la diversificazione della vita. In questa ricostruzione hanno fatto uso di modelli climatici e di indicatori utilizzati per lo studio del clima del passato, ricavati da una vasto database. Ciò che hanno scoperto è che negli ultimi 485 milioni di anni la temperatura media della Terra è oscillata dagli 11 ai 36 °C (non 42, come riporta Il Messaggero; quella temperatura, menzionata nello studio, si riferisce solo alle aree tropicali). È un intervallo più ampio rispetto a quello trovato da ricostruzioni precedenti.

L’attuale temperatura media della Terra, circa 15 °C, è tra le più basse degli ultimi 485 milioni di anni. Ma questo non smentisce affatto la realtà e la gravità del riscaldamento globale. Chi trae questa conclusione ignora che un pianeta con una temperatura media di 30°C sarebbe semplicemente invivibile per noi umani, che ci siamo evoluti in un mondo relativamente fresco. Non è necessario arrivare a quelle temperature estreme per farci del male.

Ciò che preoccupa dell’attuale riscaldamento globale è anche la rapidità con cui si sta sviluppando. Se sapessimo di arrivare alle temperature che c’erano quando scorrazzavano i tirannosauri nel giro di 5000 anni, potremmo starcene più tranquilli perché avremmo molto tempo davanti a noi per affrontare il problema. Negli scenari peggiori di emissione di gas serra e di riscaldamento, arriveremmo vicini a temperature estreme nello spazio di un paio di secoli. 

È un futuro climatico che, per fortuna, abbiamo quasi certamente scampato grazie ai crescenti impegni per ridurre le emissioni di gas serra, ma queste proiezioni sono indicative di quale potere sul clima ha acquisito la civiltà umana. «Quello che stiamo facendo ora è senza precedenti», ha detto Emily Judd, una delle autrici dello studio. 

A questo quadro si può aggiungere un tassello, che a prima vista può sembrare fuori posto. In questo momento noi stiamo attraversando un’era glaciale, scandita dal susseguirsi di periodi glaciali e interglaciali, cioè fasi con temperatura più o meno bassa. Oggi, infatti, sulla Terra ci sono vaste aree coperte da ghiacci, e non è sempre stato così (oggi il ghiaccio del pianeta ci stiamo impegnando per distruggerlo).

Siamo dentro un’era glaciale e dobbiamo preoccuparci di un riscaldamento globale? Sì, perché siamo in un periodo interglaciale, con una temperatura per noi mediamente favorevole e mite, quella che ha permesso a noi umani di prosperare fino ad oggi. Negli ultimi decenni, però, abbiamo pompato in atmosfera così tanta CO₂ da aver probabilmente rimandato il prossimo periodo glaciale di decine di migliaia di anni, e non è un buon motivo per darci pacche sulle spalle.

Oltre ad aver confermato, contro certe tesi negazioniste, il ruolo chiave della CO2 come fondamentale manopola del clima, lo studio su Science dà risalto a un altro fatto importante e inquietante, già noto alla scienza. Diversi rapidi cambiamenti climatici del passato hanno coinciso con estinzioni di massa. “Rapidi” in termini geologici, ma molto meno rapidi di quello che abbiamo provocato noi oggi. Eventi di questa portata dunque non sono una passeggiata.

Questa ricostruzione delle temperature non sarà l’ultima, altre ne seguiranno, che colmeranno lacune e incertezze. Ma chi si appiglia a questi studi per tirare acqua al proprio mulino, per fomentare l’antipatia verso questa o quella politica climatica, si sbaglia di grosso.

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