Il 21 novembre 2023 è andato in onda sulle reti Rai il nuovo spot istituzionale della campagna di sensibilizzazione contro le droghe avviata dal governo italiano al fine di scoraggiare il consumo di sostanze stupefacenti, specialmente tra i più giovani. Sono proprio i giovani, infatti, i protagonisti del nuovo video ideato dal dipartimento per le Politiche antidroga della Presidenza del consiglio dei ministri, che mostra un ragazzo intento a «farsi una canna» e smettere solo dopo che un amico evidenzia la pericolosità del gesto con la motivazione secondo cui la cannabis sarebbe una «droga di passaggio».
Nello spot, una voce fuori campo avverte inoltre che ogni anno «migliaia di persone» entrano in pronto soccorso per «patologie direttamente legate al consumo di droghe», e circa 1 su 10 di questi è minorenne.
Si tratta però di uno spot che diffonde una serie di informazioni fuorvianti relative al consumo di cannabis.
La teoria del gateway non ha basi scientifiche
La teoria delle droghe di passaggio, in inglese teoria del gateway, veniva menzionata anche nell’ultimo spot istituzionale contro le droghe, che vedeva come protagonista Roberto Mancini, ex commissario tecnico della nazionale di calcio italiana. A questo tema Facta aveva dedicato un approfondimento, specificando che la definizione di “droga di passaggio” è errata e che si tratta di una teoria infondata nata negli anni Settanta negli Stati Uniti, promossa dal governo statunitense di Richard Nixon durante la cosiddetta “guerra alle droghe”.
Secondo uno studio condotto dal National Epidemiological Study of Alcohol Use and Related Disorders (Niaaa) statunitense, ad esempio, la maggior parte dei consumatori di cannabis non passa a un utilizzo di sostanze pesanti. In uno studio del 2017 pubblicato sulla rivista scientifica Preventive Medicine Reports e intitolato “‘Gateway hypothesis’ and early drug use” (in italiano: “Teoria del passaggio e utilizzo di droga in età precoce”) viene specificato che l’utilizzo di alcol, tabacco o cannabis tra ragazzi dagli 11 ai 20 anni non ha causato loro un aumento del consumo di cannabis, cocaina e altre sostanze illegali per i successivi 14 anni.
I numeri forniti nello spot I dati citati nello spot ministeriale provengono dall’ultima relazione annuale del dipartimento per le Politiche antidroga del governo italiano sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia nel 2022. Come si legge nell’infografica a pagina 4 del documento, gli accessi al pronto soccorso per patologie legate al consumo di droga sono 8.152, di cui il 6,2 per cento per cannabinoidi, ovvero circa 500 persone.
Stando al report sul consumo di cannabis in Europa redatto a giugno 2023 dallo European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (Emcdda), i consumatori di cannabis in Italia tra i 15 e i 64 anni sono circa 6 milioni, ovvero il 10,2 per cento della popolazione italiana.
Considerando che in Italia dunque, i consumatori di cannabis sono circa 6 milioni, allora solo lo 0,008 per cento dei consumatori accede al pronto soccorso in un anno. Quindi è facilmente dimostrabile come la cannabis – ovvero la sostanza rappresentata nello spot – sia differente dalle altre droghe ed è dunque fuorviante ogni associazione con sostanze più pesanti.
Il paradosso di equiparare tutte le droghe
Nonostante le varie campagne promosse dal governo per sensibilizzare i giovani contro il consumo di cannabis, questa non è tra le droghe più diffuse tra i giovani. Ad esempio, l’alcol in quanto droga è maggiormente preferita dai giovani rispetto alla cannabis. Secondo il report 2021 dell’Istat sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani, il 18 per cento dei giovanissimi dagli 11 ai 17 anni consuma occasionalmente bevande alcoliche, ovvero circa 1 milione di adolescenti. Attualmente la Rai utilizza delle fasce orarie per limitare la sponsorizzazione di prodotti alcolici nei programmi televisivi, ma questo non toglie che il consumo viene sponsorizzato tramite la pubblicità.
Una ricerca del 2013 pubblicata sulla rivista scientifica Pediatrics intitolata “Exposure to Alcohol Advertisements and Teenage Alcohol-Related Problems” (in italiano: “Esposizione alla pubblicità di alcolici e problemi alcol correlati in adolescenti”), ha rivelato che c’è una relazione tra esposizione alla pubblicità di alcolici e un aumento del consumo nel corso dell’adolescenza. Un recente studio del 2023, pubblicato su Environmental Health and Preventive Medicine, ha confermato che l’esposizione alle pubblicità di alcolici in giovane età comporta un consumo precoce tra ragazzi di scuole medie e superiori.
Non tutte le droghe sono uguali, infatti nell’approfondimento di Facta, dedicato al vecchio spot istituzionale avevamo fatto una lista di applicazioni terapeutiche basate proprio sull’utilizzo sostanze stupefacenti e psichedeliche nel trattamento di disturbi post traumatici da stress che non era stato possibile curare con le terapie convenzionali.
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