
Come funziona la potente macchina disinformativa di Elon Musk
Il proprietario di X usa notizie false e teorie cospirative di estrema destra per screditare gli avversari politici e veicolare le proprie battaglie ideologiche
A inizio febbraio Musk ha lanciato sulla sua piattaforma social un messaggio a tutti i cittadini europei: «Unitevi al movimento Mega! Make Europe Great Again!!».
People of Europe:
Join the MEGA movement!
Make Europe Great Again!!
— Elon Musk (@elonmusk) February 1, 2025
“Make Europe Great Again” (o MEGA) è uno slogan che riprende il “Make America Great Again” (MAGA) del presidente Donald Trump ed è stato utilizzato per la prima volta lo scorso anno dal premier ungherese Viktor Orbán durante la presidenza semestrale da parte dell’Ungheria del Consiglio dell’Unione europea (UE). Pochi giorni dopo il post di Musk, l’8 febbraio 2025, proprio sotto lo slogan “Make Europe Great Again”, i leader dei partiti di destra ed estrema destra euroscettici del gruppo “Patriots for Europe” si sono riuniti a Madrid, concordando sul fatto che Trump è l’esempio da seguire in Europa.
Il post dell’esponente di spicco dell’amministrazione Trump è solo uno degli ultimi episodi della sua ingerenza nella politica del Vecchio Continente, che si sta facendo sempre più pesante, tra insulti ai capi di governo europei (di sinistra) e richieste di arresto nei loro confronti, attacchi al potere giudiziario e sostegno conclamato a partiti e politici di estrema destra in Europa.
Questa campagna politica online condotta dall’uomo più ricco del mondo non investe solo un continente, ma diverse parti del mondo. Un’indagine di Nbc News ha infatti mostrato che Musk negli ultimi due anni ha incoraggiato movimenti politici, politiche e amministrazioni di destra in almeno 18 Paesi per spingere a livello globale politiche a lui care.
Mapping Musk’s far-right influence across the world — we counted 18 countries where Musk has amplified right-wing political causes or candidates pic.twitter.com/0KYrtpeU84
— Ben Goggin (@BenjaminGoggin) February 17, 2025
Tra queste troviamo la riduzione dell’immigrazione in nome del “nativismo”, una teoria alimentata dell’estrema destra secondo cui è la popolazione autoctona di un territorio ad avere diritti prima e in misura maggiore di chi è arrivato successivamente, spiega Mattia Zulianello, docente di Politica comparata all’Università di Trieste, studioso dei populismi nati a destra.
Il CEO di Tesla, SpaceX e proprietario di X punta anche a far limitare la regolamentazione nei confronti delle imprese. Ad esempio in Europa nel mirino di Musk c’è il Digital Services Act (DSA), ossia il regolamento sui servizi digitali approvato dal Parlamento europeo nel 2022 ed entrato in vigore nel febbraio del 2024. Al momento infatti ci sono indagini aperte da parte della Commissione europea – tenuta a far rispettare il DSA – nei confronti di X per potenziali violazioni.
Contattata dall’emittente statunitense, Manuela Caiani, professoressa associata di Scienze politiche presso la Scuola Normale Superiore di Pisa ed esperta di movimenti internazionali di estrema destra, ha affermato che in questo modo Musk sta aiutando a far crescere questi movimenti scambiando idee, creando connessioni personali e costruendo un quadro ideologico condiviso con le persone che sono attratte dalla sua figura per via della sua ricchezza, anche se non ha la legittimità convenzionale di una carica elettiva. «È molto pericoloso che un attore non politico parli con una sorta di legittimità politica. Sta cambiando il paradigma della politica», ha sottolineato Caiani.
Lo strumento principale utilizzato da Elon Musk per questa strategica campagna politica globale è proprio X, la piattaforma di social media acquistata nel 2022 per 44 miliardi di dollari, dove ha un seguito enorme, il più grande nella piattaforma, con un profilo con oltre 220 milioni di follower. Per Jasmine Enber, analista di Emarketer, società di ricerche di mercato che fornisce approfondimenti e tendenze relative al marketing digitale e ai media, l’imprenditore che «controlla uno dei più grandi microfoni al mondo» è infatti ben consapevole del «potere dei social media nel dare forma a una narrazione politica».
Proprio per questo motivo, Musk, in quanto proprietario di X e utente più seguito, ha sempre più utilizzato la sua piattaforma come megafono per amplificare le sue opinioni politiche e, ultimamente, quelle delle figure di destra con cui si è allineato, spiega Barbara Ortutay, giornalista dell’Associated Press (AP) esperta di social media.
In contemporanea, il miliardario avrebbe apportato dei veri e propri cambiamenti strutturali all’algoritmo della sua piattaforma social per favorire nel feed i suoi contenuti e quelli degli utenti di estrema destra, come diverse analisi e inchieste giornalistiche hanno ricostruito.
Per questi sospetti, a metà gennaio la Commissione europea ha chiesto a X di consegnare i documenti interni sui suoi algoritmi, proprio per verificare se ci siano delle manipolazioni nei sistemi interni alla piattaforma per dare ai post e ai politici di estrema destra maggiore visibilità rispetto ad altri gruppi politici. A inizio febbraio, poi, è stata aperta un’indagine su X da parte dell’unità anticrimine informatico della Procura di Parigi, dopo aver ricevuto una segnalazione da parte del deputato francese Eric Bothorel, che ha denunciato una distorsione negli algoritmi di raccomandazione della piattaforma. «Ci sono diversi indizi che indicano che Elon Musk sta organizzando e dando priorità alle informazioni favorevoli all’ideologia che difende, e che sta distorcendo il flusso di informazioni» nel suo social media, ha spiegato Bothorel a France Info.
Da quanto emerso, appare sempre più evidente che Musk abbia trasformato X in una una vera e propria macchina per viralizzare, rendendole mainstream, le proprie idee e quella della parte politica che sostiene. Su The Atlantic Charlie Warzel afferma che, in base alle sue azioni come proprietario di X, è corretto definire Elon Musk come un vero e proprio attivista di estrema destra. L’imprenditore, specifica il giornalista statunitense esperto di tecnologia, media e politica, «ha dimostrato un impegno incrollabile nei confronti della guerra culturale della destra contro il progressismo […] e il suo acquisto di Twitter può essere facilmente visto come un atto esplicitamente politico per promuovere questa specifica ideologia».
E in questa opera di propaganda globale un ruolo centrale lo giocano le narrazioni false e fuorvianti diffuse da reti social di estrema destra, che il proprietario di X, proprio con il suo profilo da centinaia di milioni di follower, ha sistematizzato, legittimandole politicamente come mezzo per colpire e screditare gli avversari e veicolare le proprie battaglie ideologiche.
La disinformazione come strumento politico
Il rapporto pubblico tra la realtà dei fatti e l’uomo più ricco del mondo è sempre stato complicato. Nel 2020, durante l’emergenza sanitaria per la pandemia di Covid-19, Musk ha diffuso notizie false sull’infezione da Sars-CoV-2, ha minimizzato i rischi della Covid-19 e sostenuto presunti trattamenti sanitari risultati privi di alcun fondamento scientifico, come l’idrossiclorochina.
Ma, come ha ricostruito recentemente una dettagliata inchiesta di Rolling Stone, è con il suo sostegno politico alle idee di forze politiche di estrema destra che il miliardario inizia a utilizzare una precisa disinformazione politica per delegittimare partiti e politici liberali, istanze progressiste e governi ideologicamente avversari e influenzare, grazie al suo potere e celebrità, il dibattito pubblico online e offline.
Nel 2022 Musk ha fatto diventare virale, rilanciandola su X, un teoria del complotto contro la famiglia di Nancy Pelosi, ex speaker democratica della Camera del Congresso USA dal 2019 al 2023. In quell’anno un uomo, dopo essersi introdotto nella casa dell’esponente del Partito Democratico, aveva aggredito violentemente, colpendolo con un martello, suo marito, Paul Pelosi (82 anni all’epoca). Musk aveva condiviso ai suoi milioni di follower un articolo di un sito noto per diffondere notizie false in cui si sosteneva la tesi infondata secondo cui non si sarebbe trattato di un’aggressione, ma di un lite tra ubriachi tra il marito della Speaker e un prostituto che l’uomo aveva pagato.
L’anno successivo Musk ha anche avallato le teorie cospirazioniste di estrema destra che negavano il fatto che l’uomo con tatuaggi nazisti che il 6 maggio 2023 ad Allen, in Texas, uccise a colpi di arma da fuoco 8 persone in centro commerciale fosse un suprematista bianco.
Non mancano all’appello post di Musk che contro George Soros, filantropo miliardario di origine ebraica che sostiene cause liberali attraverso la sua fondazione Open Society Foundations e che è da tempo al centro di svariate teorie del complotto da destra che lo dipingono come un “burattinaio” di grande potere che si muove dietro le quinte per influenzare i governi di tutto il mondo. Musk ha postato contenuti in cui accusa Soros «di erodere il tessuto stesso della civiltà» e di «odiare l’umanità», contribuendo ad alimentare le svariate teorie del complotto, anche antisemite, nei suoi confronti, come ha denunciato l’Anti-Defamation League (ADL), gruppo per i diritti civili che monitora e combatte gli episodi di antisemitismo.
Settimane dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 di Hamas contro Israele, Musk ha definito come «verità assoluta» la teoria cospirazionista antisemita secondo la quale gli ebrei avrebbero fomentato contro i bianchi esattamente lo stesso tipo di «odio dialettico» usato contro di loro. Il proprietario di X ha sostenuto la teoria totalmente infondata secondo cui le ultime stragi con armi da fuoco avvenute negli Stati Uniti sarebbero state realizzate principalmente da persone transgender. Da tempo Musk porta avanti infatti una campagna politica fatta da stereotipi di destra contro le persone transgender e la comunità LGBTQ+.
La scorsa estate in diverse parti del Regno Unito si sono registrate violente manifestazioni anti-immigrati, animate dall’estrema destra e alimentate dalla disinformazione xenofoba, in seguito all’accoltellamento mortale di tre bambine avvenuto a Southport a fine luglio per mano di un 17enne nato a Cardiff (nel Galles) da genitori ruandesi. Anche Elon Musk ha preso parte alla diffusione delle notizie false, condividendo ad esempio un falso articolo del Telegraph in cui si affermava che il premier laburista di centro-sinistra Keir Starmer stava valutando l’idea di inviare i rivoltosi di estrema destra in «campi di detenzione di emergenza» nelle isole Falkland; ha anche viralizzato il falso mito secondo cui i “manifestanti” bianchi di estrema destra nel Paese sarebbero vittime di un sistema di “polizia a due livelli” che li tratta più duramente a causa della loro pelle bianca e delle loro opinioni politiche rispetto alle persone nere. Logically Facts, analizzando dodici dei suoi numerosi post di Musk sulla questione, aveva ricostruito che avevano ottenuto oltre 352,9 milioni di visualizzazioni in totale.
A inizio 2025, il proprietario di X ha poi lanciato un attacco social, con oltre 100 post pubblicati che hanno totalizzato oltre 100 milioni di visualizzazioni, contro il governo laburista di Keir Starmer, accusando in maniera del tutto infondata in particolare il primo ministro di aver permesso in passato, quando era a capo tra il 2008 e il 2013 del Crown Prosecution Service (CPS, un’istituzione pubblica che persegue i casi penali in Inghilterra e in Galles), a delle gang di adescatori (le cosiddette “grooming gangs”) di non essere processate in cambio dei voti delle comunità a cui le bande appartenevano. Musk si riferiva a un vecchio scandalo, divenuto di dominio pubblico nel Regno Unito grazie a inchieste giornalistiche, su abusi sessuali e stupri compiuti in alcune specifiche città dell’Inghilterra da bande di adescatori organizzate, spesso composte da uomini di origine asiatica. Questo attacco politico da parte del braccio destro di Trump, basato su notizie false e contenuti fuorvianti, è riuscito a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica nell’intero Regno Unito e costretto il governo infatti a intervenire in più riprese per smentire le accuse di Musk.
Con il ritorno in scena di Donald Trump, l’imprenditore miliardario si è poi speso in prima persona per fare campagna elettorale per il candidato repubblicano in vista delle elezioni presidenziali dello scorso novembre per il candidato repubblicano. Tra queste azioni di attivismo politico, oltre l’aver finanziato con circa 130 milioni di dollari la campagna elettorale di Trump e quella del partito Repubblicano, non è mancata da parte sua la diffusione della disinformazione su X contro il partito Democratico.
Musk, rilanciando quanto sostenuto da esponenti repubblicani e influencer MAGA, ha sostenuto ad esempio false narrazioni secondo cui i democratici avrebbero permesso l’ingresso illegale di persone migranti nel Paese per incrementare la propria base elettorale, ha pubblicato false foto di Kamala Harris con indosso un’uniforme rossa comunista con il simbolo della falce e del martello e ha messo in discussione, senza alcuna prova, il processo elettorale in Michigan, uno degli Stati considerati in bilico prima del voto, accusando la segretaria di Stato democratica Jocelyn Benson di disonestà. Secondo un rapporto del gruppo no-profit Center for Countering Digital Hate (CCDH), le affermazioni false o fuorvianti di Musk sulle elezioni statunitensi hanno raggiunto su X 2 miliardi di visualizzazioni. Riprendendo questi dati, Reuters ha titolato che X e il suo proprietario sono stati «l’epicentro della disinformazione» di questa importante tornata elettorale.
Dopo aver vinto le elezioni statunitensi ed essere diventato il 47esimo presidente degli Stati Uniti, Trump ha nominato Elon Musk alla guida del “dipartimento per l’efficienza governativa” (conosciuto con la sigla “DOGE”) per fornire consulenza contro la burocrazia e tagliare le spese ritenute inutili.
Da inizio anno a fine febbraio, su indicazione di Musk e del suo nuovo dipartimento, la nuova amministrazione Trump ha disposto il licenziamento di migliaia di dipendenti federali, concentrandosi finora su diversi obiettivi specifici, come ad esempio gli operatori operatori per la diversità, l’equità e l’inclusione e quelli umanitari esteri.
In particolare, Trump e Musk, dopo averla definita «un’organizzazione criminale» e «un nido di vipere di marxisti di sinistra radicale che odiano l’America» gestito «da un gruppo di fanatici radicali», hanno annunciato che intendono chiudere USAid, l’agenzia federale statunitense per gli aiuti umanitari nel mondo.
Per screditare l’agenzia statunitense e rafforzare la sua battaglia contro gli sprechi del governo federale, Musk ha iniziato a rilanciare su X disinformazione, sostenendo senza alcuna prova che i finanziamenti gestiti dall’agenzia e destinati a progetti e organizzazioni a scopo umanitario nel mondo erano stati invece utilizzati in modo inappropriato. Il braccio destro di Trump ha condiviso anche una notizia falsa fabbricata dalla propaganda russa secondo cui USAid (da tempo invisa al Cremlino) avrebbe pagato diverse star hollywoodiane milioni di dollari per recarsi in Ucraina a portare il proprio sostegno. Il collettivo “Antibot4Navalny”, che segue le operazioni di guerra “ibrida” legate alla Russia, ha affermato che è stata la prima volta in assoluto che un contenuto simile è stato diffuso dal capo di un social network.
Nel mentre che Musk è diventato tra i principali disinformatori politici online, all’interno di X sono state prese una serie di decisioni manageriali che hanno fortemente depotenziato la lotta alla notizie false e al contrasto dei discorsi di odio. Con l’arrivo del CEO di Tesla e SpaceX, i team di moderazione dei contenuti della piattaforma sono stati praticamente decimati, sono stati disattivati strumenti per segnalare disinformazione politica, è stato limitato l’accesso ai dati della piattaforma per effettuare studi sulla disinformazione ed è stato implementato un sistema di contrasto alla disinformazione dal basso, detto “Comunity’s note”, che diverse inchieste e analisi indipendenti hanno dimostrato essere un fallimento.
Al contempo, un gran numero di account di attivisti di destra e teorici della cospirazione sono stati riammessi dal nuovo proprietario nella piattaforma, dopo che erano stati bannati prima dell’arrivo di Musk per aver violato le vecchie policy di moderazione contro i discorsi di odio e la disinformazione di Twitter. Come il noto complottista statunitense di estrema destra Alex Jones, condannato a pagare un risarcimento miliardario ai familiari delle vittime della strage del 2012 alla scuola elementare Sandy Hook di Newtown, in Connecticut, per aver dichiarato che quanto accaduto nella scuola era una messinscena. In quell’occasione furono uccisi 20 bambini e 6 adulti da un ragazzo di 20 anni. Con la riammissione su X, Jones è potuto tornare a una nuova vita online, raggiungendo con i suoi contenuti un pubblico sempre più ampio.
Tutto questo, secondo diverse ricerche su X, ha portato sulla piattaforma social a un aumento di discorsi d’odio e di notizie false e teorie cospirative. Una simile gestione ha portato diversi media – Facta compresa –, enti e istituzioni e molte persone comuni ad abbandonare X. Anche diversi grandi investitori pubblicitari avevano deciso di disinvestire su X e il valore della piattaforma, quasi due anni dopo l’acquisto di Musk, era sceso dell’80 per cento, secondo le stime del colosso degli investimenti Fidelity.
Ma dopo la sua ascesa a esponente dell’amministrazione di Donald Trump alcuni colossi dell’advertising sono tornati a investire su X e in base a quanto riportato a febbraio da Bloomberg, Musk è in trattative per raccogliere denaro dagli investitori per una valutazione di X di almeno 44 miliardi di dollari. In questo modo l’azienda potrebbe tornare a valere di nuovo più o meno quanto lui l’ha pagata. Secondo poi un recente sondaggio del Pew Research Center, centro studi statunitense, X si distingue, rispetto agli altri social media, come la fonte principale a cui le persone si rivolgono per tenersi aggiornati sulla politica o sulle questioni politiche.
Come ha scritto Adam Clark Estes su Vox, man mano che il miliardario acquisisce sempre più potere, anche X ottiene maggiore influenza nell’opinione pubblica mondiale. Proprio per questo motivo, continua il giornalista esperto di tecnologia «viviamo tutti dentro la macchina della disinformazione di Elon Musk». Che come vedremo ha una specifico funzionamento.
Una disinformazione partecipativa
Nell’usare la disinformazione come strumento politico, Elon Musk tuttavia non diffonde notizie false e teorie del complotto create da lui. Il proprietario di X condivide infatti principalmente i contenuti falsi e ingannevoli di una sciame di account di estrema destra e complottisti molto attivi sulla sua piattaforma. Una modo di fare che ottiene più risultati nello stesso momento: con il suo account da oltre 220 milioni di follower rende mainstream tesi e narrazioni di estrema destra, fino al suo intervento marginali, e al contempo contribuisce ad aumentare notevolmente i follower e la portata social di questi profili, dandogli credibilità.
Nell’aprile 2023 Musk ha promosso un post che suggeriva erroneamente che i dottori avevano diagnosticato i casi di influenza come decessi per Covid-19. Il tweet era di @KanekoaTheGreat, un account che promosso la teoria del complotto alimentata dall’estrema destra statunitense secondo cui e tesi cospirative infondate sulla pandemia di Covid e frodi elettorali alle elezioni vinte da Joe Biden nel 2020. Un’indagine di Agence France-Press (AFP) aveva ricostruito all’epoca che quella era una delle almeno 40 volte in cui il miliardario aveva risposto a questo profilo. Lo stesso @KanekoaTheGreat si era vantato di queste interazioni con Musk, parlando di aver ricevuto “un timbro di approvazione” da parte del capo di X.
Un’analisi di Media Matters dello stesso anno aveva rilevato che le interazioni del CEO di X con i tweet di @KanekoaTheGreat sono state correlate da un aumento dell’engagement dell’influencer complottista, poiché i tweet a cui Musk aveva risposto avevano ottenuto un engagement molto maggiore rispetto a quello tipico dell’account. «Al momento della pubblicazione, @KanekoaTheGreat ha ottenuto una media di oltre 7.500 retweet per ogni tweet a cui Musk ha risposto, ovvero oltre 159.000 retweet in totale. Si tratta di oltre quattro volte i retweet della media di oltre 1.700 retweet di Kanekoa per tutti i tweet dell’account da quando è stato ripristinato», scriveva il centro di ricerca e informazione progressista, incentrato sul monitoraggio e sull’analisi della disinformazione conservatrice nei media statunitensi. @KanekoaTheGreat nel frattempo è passato ad avere a settembre 2023 189 mila follower a 1 milione al momento in cui scriviamo.
Questo è soltanto un esempio tra tanti. Sempre AFP spiegava che uno studio di gennaio 2023 dell’Institute for Strategic Dialogue, un think tank con sede a Londra, «ha registrato un aumento “sbalorditivo” delle interazioni di Musk con account di destra da quando ha acquisito Twitter, compresi diversi profili che altre ricerche hanno identificato come diffusori di disinformazione sulle elezioni statunitensi». Musk ha così amplificato continuamente post provenienti da fonti come la pagina di propaganda trumpiana “Catturd”, l’account transfobico e anti-LGBTQ “Libs of TikTok” e il sito web cospiratorio ZeroHedge. Brendan Nyhan, professore del Dartmouth College che studia le percezioni errate in politica, aveva dichiarato alla testata francese che Musk stava esaltando «alcune delle voci peggiori su Twitter» e che questo avrebbe aumentato la portata e la visibilità di questi account.
Su questo aspetto, un’analisi del 2023 di Science Feedback – rete internazionale di esperti che contrasta la disinformazione scientifica – ha rivelato che da quanto Musk ha acquistato la piattaforma social, la popolarità collettiva su X di 490 account “super diffusori di disinformazione” è cresciuta in modo significativo (in media, +42 per cento di interazioni per tweet) e che «quattro dei cinque account che hanno guadagnato più influenza hanno ricevuto risposte dall’account personale di Elon Musk ad almeno uno dei loro primi dieci tweet» più popolari.
Questa dinamica si è verificata a ogni argomento citato in precedenza in cui Musk è intervenuto. Ad esempio su USAid, riporta NBC News, «la maggior parte degli oltre 160 post di Musk contro l’agenzia statunitense per gli aiuti umanitari sono state risposte a una manciata di piccoli ma influenti account con la spunta blu (ndr, che ricordiamo con l’arrivo di Musk non rappresentano più gli account verificati, ma quelli che pagano mensilmente un abbonamento premium). I più popolari, tra cui i post di “Wall Street Apes”, “Kanekoa the Great”, “Chief Nerd” e “Autism Capital”, sono stati visualizzati centinaia di milioni di volte, amplificati da Musk e dai suoi milioni di follower».
Gli account citati dall’emittente statunitense sono profili che hanno diffuso notizie false, fuorvianti o infondate o discorsi d’odio su svariati argomenti, come le recenti elezioni statunitensi, i vaccini anti-covid e una presunta supremazia maschile nel sapere cosa è vero nel processo decisionale, e per questo alcuni erano stati anche sospesi durante la vecchia gestione di Twitter. Analizzando i contenuti di questi account si nota che la «crociata per dipingere USAid come una forza malevola» si era sviluppata negli ultimi anni in circoli Internet relativamente marginali, ma che poi proprio grazie a Musk che ha rilanciato queste narrazioni, utili alla sua battaglia politica contro l’agenzia, le accuse infondate sono diventate mainstream, continua NBC News.
La stessa cosa è capitata con le violente manifestazioni razziste nel Regno Unito della scorsa estate. Musk con il suo profilo «ha potenziato gli account che contribuivano alle narrazioni di disinformazione e di incitamento all’odio anti-musulmano che stavano alimentando queste rivolte», ha detto Marc Owen Jones, esperto di disinformazione di estrema destra e professore associato alla Northwestern University in Qatar. Stessa dinamica si è verificata con l’assalto social al governo laburista di Starmer sulle “grooming gans”: Musk ha utilizzato notizie false e letture di parte diffuse da un rete di attivisti online fascisti e di destra. Il primo post rilanciato da Elon Musk che ha dato il via a questo attacco proveniva da @eyeslasho, un account di estrema destra con quasi 200mila follower che veicola principalmente contenuti razzisti, basati su eugenetica e pseudoscienza. Non era la prima volta che Musk condivideva i contenuti di questo account. Lo ha fatto anche in altre occasioni, permettendo a @eyeslasho di vedere crescere i propri follower e l’audience alla sua propaganda politica.
Per quanto riguarda più nello specifico l’Europa, Le Monde ha ricostruito che Musk interagisce e rilancia i contenuti di una manciata di account X, quasi tutti collegati all’estrema destra. Si tratta di profili che “coprono” le notizie europee in inglese e hanno posizioni anti-immigrazione e anti-Islam come “RadioGenoa” – account social di estrema destra con oltre 1 milioni di follower, che condivide in modo continuativo, spesso con informazioni fuorvianti o false, contenuti che rappresentano persone nere, migranti, musulmani o persone della comunità LGBTQ+ come un pericolo per la società.
Tra gli account ripostati di più da Musk più figurano quelli dell’attivista di estrema destra “Peter Sweden“, l’imprenditore australiano Mario Nawfal, l’attivista islamofobo britannico “Tommy Robinson” – attualmente in prigione – e l’aggregatore di notizie polacco ultraconservatore “Visegrad24“.
Per Jessica Yarin Robinson, ricercatrice presso l’Università di Oslo e specialista in movimenti politici online, sentita dal quotidiano francese, è giusto definire questi account e le loro connessioni – nate prima dell’acquisto di Musk di Twitter – «una rete che esiste principalmente online e principalmente su X». In diverse occasioni, questi account hanno coordinato i loro sforzi, lavorando insieme per diffondere massicciamente eventi o episodi di cronaca accaduti in Francia, Regno Unito o Italia e corroborare la loro retorica, prosegue Le Monde.
In base poi a quanto ricostruito dal New York Times, alcuni di questi account attivisti di destra con cui Musk interagisce spesso sembrano avere anche un collegamento diretto con il team dell’uomo più ricco del mondo, ora a capo del “DOGE”, e il potere di fare pressione per influenzare le politiche del “dipartimento per l’efficenza governativa”. Ad esempio, dopo che Kyle Becker – ex produttore di Fox News ora influencer di destra che ha condiviso notizie false contro il presidente ucraino Zelensky e USAid – ha diffuso su X affermazioni fuorvianti sulle agenzie governative che supportano le testate giornalistiche tramite abbonamenti, Musk ha ripreso il suo post, affermando che questo «enorme spreco di denaro pubblico» non sarebbe durato ancora per molto. Nove ore dopo, l’account DOGE su X ha annunciato, riprendendo il tweet di Musk, che il dipartimento aveva annullato le spese indicate da Becker.
Per molti versi questa dinamica, secondo quanto scrive Timothy Graham, esperto in media digitali, su The Conversation, ha tutti i tratti distintivi della cosiddetta “disinformazione partecipativa”. «Questo concetto, sviluppato dall’informatica Kate Starbird e dai suoi colleghi, spiega come sia le persone comuni che i politici e gli attori influenti diventino partecipanti attivi nella diffusione di false narrazioni», specifica Graham.
Nel 2016, anno delle elezioni presidenziali vinte da Donald Trump su Hillary Clinton, si era dato molto risalto sui media alla campagna di notizie false animate da account anonimi amplificati da bot e orchestrata dalla propaganda russa che aveva tentato di influenzare il risultato elettorale. Quasi dieci anni dopo, ha commentato Joan Donovan, le notizie false e ingannevoli non provengono più da account anonimi amplificati da bot. Oggi, afferma infatti la sociologa statunitense ed esperta di disinformazione, ci troviamo in una nuova era della disinformazione, in cui «le bugie viaggiano più lontano e più velocemente sui social media, che ora sono un campo di battaglia per il predominio narrativo. E ora, i proprietari delle piattaforme che diffondono le bugie più incendiarie hanno accesso diretto allo Studio Ovale».
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