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Gli assegni pensionistici di marzo potrebbero essere più bassi del solito, ma la colpa non è del governo Draghi

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23 marzo 2021
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Il 23 marzo 2021 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un post Facebook che recita: «28 Euro in meno a pensione!! Una delle prime mosse di Draghi !! Chi è arrivato alla pensione a dato il sangue)) tutti zitti??».

La segnalazione ricevuta dalla redazione di Facta

Si tratta di una notizia fuorviante.

Nel suo primo mese di governo, l’esecutivo guidato da Mario Draghi non ha approvato provvedimenti che comportano tagli agli assegni pensionistici, come si può verificare attraverso il portale della presidenza del Consiglio dei ministri.

I «28 euro in meno» riscontrati dall’autore del post potrebbero essere invece dovuti al ricalcolo dell’Irpef 2020, con una trattenuta calcolata in base ai dati dichiarati all’Agenzia delle Entrate. Come ha comunicato l’Inps (Istituto nazionale previdenza sociale) sul suo sito ufficiale, oltre all’Irpef mensile e alle addizionali regionali e comunali relative al 2020 (trattenute in undici rate e dunque presenti anche nelle restanti mensilità) il cedolino di marzo contiene anche «il recupero delle ritenute erariali relative al 2020 laddove le stesse siano state effettuate in misura inferiore rispetto a quanto dovuto su base annua».

Vale la pena specificare che il ricalcolo Irpef consiste in un conguaglio e che il suo importo viene calcolato dopo aver verificato se il pensionato ha pagato o meno il dovuto nell’anno precedente. Per questo motivo il calcolo può essere seguito da una trattenuta oppure da un credito, a seconda dei casi. «Non si tratta di un’erosione della pensione» tranquillizzano i sindacati confederali dei sindacati, «rimane però evidente di come sia urgente una riforma fiscale e un supporto nel passaggio al digitale anche per i pensionati più anziani».

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