A Maui, isola dell’arcipelago delle Hawaii, nell’oceano Pacifico, l’8 agosto 2023 sono divampati diversi incendi che hanno causato ingenti danni e, al momento in cui scriviamo, 114 vittime, concentrate in particolare nelle località di Lahaina, Olinda e Kula. Secondo l’amministrazione dei vigili del fuoco degli Stati Uniti, quello di Lahaina è stato l’incendio con il più alto numero di vittime nella storia americana.
Le situazioni di emergenza, come quella verificatasi alle Hawaii, sono spesso un’ottima occasione per diffondere disinformazione e teorie del complotto. Sui social network, ad esempio, circola la tesi secondo cui questi incendi sarebbero frutto di un attacco con «armi ad energia diretta» per radere al suolo i villaggi esistenti e costruire così «città intelligenti». Questa teoria sarebbe sostenuta da diverse prove, come il fatto che gli alberi non avrebbero preso fuoco, dimostrando così che si sarebbe trattato di un attacco mirato solo agli edifici, oppure che gli sforzi delle autorità competenti non sarebbero stati sufficienti per spegnere gli incendi.
Le cause degli incendi
Diversi utenti della Rete hanno condiviso immagini e filmati che mostrerebbero come le devastazioni avvenute sull’isola hawaiana sarebbero la conseguenza di un attacco con «armi ad energia diretta». Precisiamo che queste armi esistono, possono essere ad esempio raggi laser o microonde concentrate, utilizzano energia elettromagnetica sparata alla velocità della luce, e possono essere usate per disabilitare o distruggere i loro bersagli. I loro effetti sul lungo termine non sono ancora chiari, e sono in corso studi per comprendere il loro uso. Quanto diffuso sui social network, però, non ha niente a che fare con la catastrofe a Maui, o con presunti attacchi con armi a energia diretta.
Come abbiamo già spiegato su Facta.news, infatti, alcuni filmati ritraggono incendi che negli anni passati hanno colpito lo Stato della California. Allo stesso modo sono stati sfruttati video di esplosioni di trasformatori e pali elettrici avvenute a fine dicembre 2018 a Kenner, in Louisiana. Alcune immagini diffuse come prove dell’impiego di armi ad energia diretta, poi, fanno riferimento a un incendio scoppiato in una raffineria di petrolio dell’Ohio a gennaio 2018. L’apparente raggio di luce presente nelle fotografie, descritto come un attacco con armi a energia diretta, è un effetto visivo noto come pilastro di luce, una colonna luminosa verticale che si manifesta nei periodi molto freddi, quando la luce naturale o artificiale viene rifratta dai cristalli di ghiaccio presenti nell’atmosfera.
L’origine degli incendi divampati su Maui sembra essere un cortocircuito della rete elettrica pubblica, ma le indagini sono ancora in corso e sarà dunque necessario attendere per avere certezze. Secondo il National Weather Service (NWS), il Servizio meteorologico nazionale degli Stati Uniti, il divampare degli incendi è riconducibile a un insieme di fattori quali vegetazione secca, raffiche di vento e scarsa umidità. Combinazione che, come avevamo spiegato in un recente approfondimento, può essere direttamente ricondotta agli effetti del cambiamento climatico.
Tra l’altro, secondo un prolifico filone della disinformazione, la serie televisiva I Simpson avrebbe predetto gli incendi provocati da un attacco con armi a energia diretta. In realtà, come è possibile vedere nella scena completa dell’episodio “Monty Burns’ Fleeing Circus” (in italiano “Il circo fugante di Monty Burns”), gli incendi sono stati causati dalla luce solare riflessa su una statua cromata, come spiegato nello stesso episodio dal professor Frink, personaggio della serie.
La costruzione delle città intelligenti
Sempre secondo i contenuti circolati sui social media, questo presunto attacco sarebbe opera di cosiddette élite, come il governo statunitense o il World Economic Forum (WEF), che vorrebbero costruire città intelligenti basate su intelligenza artificiale ed energia elettrica. Tutto ciò sarebbe stato discusso e organizzato alla Conferenza delle Hawaii sulle nuove tecnologie (Hdgs) tenutasi proprio a Maui a gennaio 2023. Addirittura, il governatore dello Stato delle Hawaii, Josh Green, avrebbe rivelato pubblicamente questo piano a metà agosto.
Le città intelligenti (o smart cities) sono un modello urbano per gestire le risorse in modo razionale, che mirano a diventare economicamente sostenibili e autosufficienti dal punto di vista energetico, al fine di migliorare la qualità di vita dei suoi cittadini.
Il presidente della Conferenza, Tung Bui, ha spiegato ai colleghi tedeschi di DPA, che il concetto di città intelligente è oggetto di ricerca da almeno tre decenni, ma che non è stato tenuto alcun dibattito riguardante la trasformazione di Maui. Anche nel programma della prossima Conferenza, che si terrà a settembre a Honolulu, capitale delle Hawaii, non è presente alcun riferimento circa l’utilizzo dell’intelligenza artificiale a Maui. Inoltre, il governatore Green non ha mai nominato le città intelligenti, ma il suo discorso era incentrato sulle misure abitative per le popolazioni locali in risposta alle preoccupazioni dei cittadini riguardo lo sfollamento a seguito degli incendi.
Presunti indizi
Secondo altri utenti, ci sarebbero diversi indizi che proverebbero come questi incendi siano orchestrati e programmati da tempo. Tra questi, la pubblicazione il 10 agosto, due giorni dopo lo scoppio degli incendi, del libro di 44 pagine “Fire and Fury: The Story of the 2023 Maui Fire and Its Implications for Climate Change” ( in italiano: “Fuoco e furia: la storia dell’incendio di Maui del 2023 e le sue implicazioni per il cambiamento climatico”). Il libro risulta al momento non più disponibile su Amazon, dove era stato in un primo momento messo in vendita.
Attualmente non si conosce l’identità del presunto autore, Miles Stones, né se questi sia una persona realmente esistente. Secondo alcuni esperimenti condotti dai colleghi di Lead Stories, tra l’altro, il libro sembrerebbe essere stato scritto con un software di intelligenza artificiale. Ciò, comunque, non dimostra che i disastri nelle Hawaii siano stati pianificati e provocati volontariamente.
Anche la forma circolare degli incendi, considerata inusuale perché troppo precisa, sarebbe la prova di questo presunto piano distruttivo. In realtà, diversi esperti hanno confermato che l’estensione ellittica è del tutto naturale per un incendio, soprattutto considerate le condizioni dell’ambiente in cui sono divampati gli incendi, ovvero pianura, vegetazione uniforme e presenza di raffiche di vento.
Inoltre, il fatto che alcuni alberi non siano andati a fuoco non dimostra che gli incendi siano stati appiccati intenzionalmente e in maniera selettiva. Innanzitutto, gli incendi hanno danneggiato una vasta area di vegetazione locale. Secondo gli esperti non è inusuale che le fiamme abbiano risparmiato alcuni alberi e hanno confermato che questo fenomeno ha a che fare con l’umidità, il tempo di permanenza del fuoco e la sua composizione chimica. Tra l’altro, i diversi tipi di vegetazione reagiscono in modi differenti al fuoco. Ad esempio, molti alberi tropicali, come quelli che crescono alle Hawaii, hanno spesso un contenuto di acqua molto elevato e quindi meno probabilità di bruciare.
Gli aiuti (che non sono) mancati
Un altro filone disinformativo afferma che gli Stati Uniti d’America avrebbero ignorato le Hawaii, non fornendo dunque le risorse necessarie per fermare gli incendi e negando gli aiuti alla popolazione colpita. In particolare, viene sottolineato come il governo statunitense sia ben disposto a «versare denaro in Ucraina», abbandonando invece i propri territori. Anche in questo caso, si tratta di notizie infondate.
Seppur sia legittimo sostenere che i soccorsi potessero essere più efficienti, il governo statunitense ha fornito assistenza allo Stato delle Hawaii.
Secondo quanto dichiarato dal dipartimento della Difesa statunitense (DOD), ad oggi il governo ha mobilitato 665 unità del dipartimento della Difesa e 7 elicotteri per assistere nelle missioni antincendio e di ricerca e salvataggio. Il giorno dopo lo scoppio degli incendi, gli elicotteri hanno lanciato circa 380 mila litri d’acqua, e la guardia costiera ha salvato 14 persone.
Inoltre, l’Ente federale per la gestione delle emergenze (Fema) ha fornito 50 mila pasti, 75 mila litri di acqua potabile, 10 mila coperte e scorte varie, mentre il dipartimento dei Trasporti ha collaborato con le linee aeree commerciali per evacuare i turisti dall’isola di Maui.