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Luigi Mangione si è trasformato anche in una “meme coin”

L’omicidio di Brian Thompson è stato usato per speculare con le criptovalute e capitalizzare sulla storia virale del momento

13 dicembre 2024
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Oltre a essere diventato il protagonista di una campagna di glorificazione sui social senza precedenti, Luigi Mangione è anche diventato una criptovaluta – o più precisamente una «meme coin», ossia una criptovaluta basata su meme di Internet.

Su diverse piattaforme di trading di criptovalute, infatti, sono comparse decine e decine di token (ossia criptovalute) dedicate all’uomo accusato dell’omicidio dell’amministratore delegato di UnitedHeahcare Brian Thomspon.

Soltanto su Pump.fun – che permette a chiunque di creare «meme coin» senza capitali d’investimento iniziali – ce ne sono ben cinquanta. Diverse si chiamano «Free Luigi Mangione» («Luigi Mangione libero») o «Justice for Luigi Mangione» («Giustizia per Luigi Mangione»); molte hanno l’immagine di Luigi, il personaggio della saga videoludica di Super Mario che in questi giorni è associato in maniera ironica al presunto assassino.

Una di queste «meme coin» su Mangione – lanciata con il token $LUIGI poco prima dell’arresto in Pennsylvania – ha toccato un picco di capitalizzazione di mercato (o «market cap») di 77 milioni di dollari, per poi scendere repentinamente (al momento della pubblicazione di questo articolo è intorno ai 10 milioni).

Secondo Alex Beene, ricercatore dell’Università del Tennessee intervistato da Newsweek, le «meme coin» sul presunto omicida di Thompson possono sembrare «assurde» per chi è al di fuori della «bolla delle cripto», ma non sono necessariamente un modo di sostenere o approvare il delitto di Mangione.

Fanno piuttosto parte di un fenomeno più ampio, che è letteralmente esploso negli ultimi tempi: la finanziarizzazione dei meme e il tentativo di «capitalizzare sull’attualità o sulle storie virali del momento».

Il fenomeno delle «meme coin»

Tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, poco prima dell’omicidio di Thompson, su vari social era diventato virale un meme surrealista con l’immagine del Grinch in versione blu e la scritta in inglese «That Feeling When Knee Surgery Is Tomorrow» (in italiano «Quella sensazione che hai quando domani devi fare un’operazione al ginocchio»). La popolarità del meme aveva poi oltrepassato gli Stati Uniti, finendo anche in un video contro il carovita pubblicato su TikTok dal Partito Liberale dell’Australia.

Sfruttando il successo del Grinch blu, degli investitori hanno così creato una serie di «meme coin» a tema, allestendo un sito apposito e promuovendo la nuova criptovaluta soprattutto su Telegram e X. Un utente di quest’ultima piattaforma ha pronosticato che la capitalizzazione di mercato sarebbe arrivata a 100 milioni di dollari (in realtà il picco si è fermato a 7 milioni).

Quello della criptovaluta sul meme del Grinch è solo uno dei tanti esempi di un mercato in espansione vertiginosa. Come ha riportato il giornalista David Yaffe-Bellany sul New York Times, nei primi sei mesi del 2024 sono state create quasi due milioni di nuove criptovalute, rispetto alle 264mila dello stesso periodo dell’anno precedente.

Secondo la società di consulenza cripto BDC, citata da un articolo di Forbes scritto dai giornalisti Nina Bambysheva e Steven Ehrlich, il loro valore di mercato si aggira sui 100 miliardi di dollari.

La speculazione sulle «meme coin» può raggiungere livelli davvero estremi, e non solo per la volatilità degli scambi. Sempre stando a BDC, il 40 per cento dei progetti lanciati è uno schema «pump and dump» («pompa e sgonfia»), una tattica di manipolazione in cui il valore di una criptomoneta viene gonfiato artificialmente per attirare compratori e poi venduto, causando il crollo del prezzo.

Un altro 30 per cento, invece, è considerato un «rug pull». Il termine è un’espressione idiomatica che significa «tirarsi indietro», e nel glossario della comunità cripto indica uno scenario in cui gli sviluppatori di una criptovaluta abbandonano il progetto scappando con i fondi degli investitori.

La speculazione, sottolinea Forbes, è ulteriormente aggravata dalla presenza di bot gestiti dall’intelligenza artificiale che sono «addestrati per manipolare il mercato e provocare anomale oscillazioni del prezzo».

Il risultato, sostiene BDC, è che in media una «meme coin» dura appena 78 minuti prima di perdere completamente il suo valore.

Le «meme coin» e l’amministrazione Trump

Tuttavia, esistono casi di successo. Il più noto è Dogecoin, considerata la prima «meme coin» ispirata al meme di Doge – uno dei più longevi di Internet, basato su un cane Shiba Inu giapponese di nome Kabosu (poi deceduto nel maggio del 2024).

La criptovaluta è stata creata con intenti satirici nel 2013 dagli ingegneri informatici Billy Markus e Jackson Palmer. I due volevano infatti prendersi gioco di Bitcoin, la prima criptovaluta decentralizzata inventata nel 2009 da “Satoshi Nakamoto”, la cui identità rimane ancora oggi avvolta nel mistero.

Dogecoin ha oscillato per anni tra alti e bassi, salvo poi esplodere nel 2021 grazie all’interessamento di Elon Musk. Sull’allora Twitter, l’imprenditore sudafricano l’ha descritta come «la valuta del futuro della terra» e in un’apparizione alla trasmissione Saturday Night Live si è autodefinito «the Dogefather» – il padrino della criptovaluta.

La pubblicità di Musk ha portato Dogecoin al suo massimo storico di 0,7376 dollari. Il proprietario di Tesla e SpaceX è stato poi accusato da un gruppo di investitori di aver allestito una specie di schema piramidale, ma la causa da 258 miliardi di dollari è stata archiviata.

Nel 2022 la «meme coin» viene travolta dal crollo generalizzato del mercato delle criptovalute e precipita a 0,05 dollari. Si riprende lentamente nel 2023, per poi registrare una nuova impennata quest’anno grazie alla vittoria di Trump alle presidenziali e, ancora una volta, a Musk.

Come promesso durante la campagna elettorale, l’imprenditore è stato infatti messo a capo del cosiddetto «dipartimento per l’efficienza governativa», che in inglese compone l’acronimo DOGE. La notizia ha fatto schizzare in alto la valutazione di Dogecoin, che in qualche giorno è cresciuta del 121 per cento.

L’idea per il nome, riporta la testata Daily Dot, è venuta proprio dalla comunità cripto – e in particolare dall’investitore Wayne Vaughan, multato nel 2020 dalla Securities and Exchange Commission (SEC, l’equivalente della nostra Consob) per aver venduto titoli non regolamentati.

A fronte di questi sviluppi recenti, insomma, le «meme coin» non sono più un qualcosa di bislacco o marginale: sono un elemento centrale della cripto-finanziarizzazione della vita pubblica e della politica. Del resto, lo stesso Donald Trump ha promesso che la sua amministrazione trasformerà gli Stati Uniti nella «cripto-capitale del pianeta».

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