Il 23 ottobre 2024 verrà lanciata la prima fase sperimentale dell’IT wallet, il portafoglio digitale promosso dal governo italiano che conterrà la versione digitale dei documenti personali dei cittadini italiani maggiorenni: patente di guida, tessera sanitaria e carta europea della disabilità. Dopo un primo test avviato il 15 luglio per poche centinaia di persone, in questa fase sperimentale saranno coinvolti 50 mila utenti e dal 4 dicembre in poi il “portafoglio digitale” sarà accessibile a tutti.
La notizia del lancio ha portato alla diffusione, nelle ultime settimane, di contenuti allarmistici e infondati a riguardo. C’è chi sostiene che IT Wallet sia una tattica del governo per «portarci via tutto con un solo click», chi dice che porterà a un «regime totalitario» che prende forma per via elettronica e chi sostiene che servirà a «trasformare i soldi in una valuta controllabile».
La realtà è che non ci sarà alcuna imposizione sui cittadini: IT Wallet, accessibile tramite l’app di servizi pubblici digitali IO, non sarà obbligatorio, ma saranno i singoli utenti a decidere se installare o meno l’app e se utilizzare il servizio.
Il progetto fa parte del piano europeo “EU Digital Identity Wallet” che prevede l’adozione di “portafogli digitali” entro il 2026 per i cittadini di tutti gli Stati membri per «archiviare e condividere documenti digitali e creare firme digitali vincolanti». Un progetto che, come già verificato da Facta in passato, era stato a sua volta preso di mira dalla disinformazione.
In Italia, il lavoro su IT Wallet è iniziato nel 2022, come ha spiegato ad Adnkronos Gabriele Campagnano, capo ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e fa parte di un piano più ampio per la digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione. A luglio 2022, l’allora ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao aveva previsto il lancio per la fine del 2023, anche se poi era stato spostato all’estate 2024.
«L’obiettivo», aveva detto all’epoca Colao al Corriere della Sera, «è creare una vera e propria Schengen del digitale con servizi, pagamenti e documenti accessibili tramite app e senza frontiere europee». Come lo spazio Schengen, un’area in cui le persone dei 29 Paesi membri possono circolare liberamente senza sottoporsi ai controlli di frontiera, così il “portafoglio digitale europeo” garantirebbe la veridicità dei propri documenti digitali (e delle firme) oltre frontiera.
Quindi, un modo per semplificare la vita quotidiana nell’Unione europea, rendendo più facile l’accesso a determinati servizi ai cittadini degli Stati membri e creando un sistema che vada al di là dei confini nazionali. L’idea, inoltre, è anche quella di fornire un’alternativa alle copie in formato PDF o alle fotografie di patenti e carte d’identità che siamo soliti tenere sul telefono, ma che – spiega Campagnano – non hanno valenza legale.
Dunque, non si tratta di un “portafogli” nel senso comune del termine, e il servizio non prevede alcun programma per «trasformare i soldi in una valuta controllabile».
In Italia, IT Wallet sarà disponibile per chiunque scarichi l’app IO, in carico alla società pubblica PagoPA S.p.A. L’applicazione è stata sviluppata come progetto open source: ciò significa che tutto il codice informatico delle sue componenti, tutta la documentazione che la riguardano e tutti gli strumenti di sviluppo sono pubblici e facilmente reperibili.
Per ora, la funzionalità IT Wallet rappresenta un caso d’uso abbastanza limitato, in quanto è circoscritto alla sfera degli enti pubblici italiani. Le aziende private coinvolte nel funzionamento informatico dell’app IO sono ampiamente regolamentate e per ciascuna di queste sono state adottate misure per il trattamento dei dati, come per esempio l’adesione al Data Privacy Framework, un accordo per il trasferimento di dati personali tra Unione europea e Stati Uniti d’America nel rispetto del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Questo rappresenta il Regolamento europeo per eccellenza sul trattamento dei dati personali e di privacy, che anche gli ipotetici futuri wallet di enti privati e aziende dovranno rispettare. A tutelare gli utenti da potenziali violazioni del GDPR c’è il Garante europeo della protezione dati (EDPS), e a livello italiano, il Garante per la protezione dei dati personali (Garante Privacy).
Per quanto riguarda i dati di utilizzo dell’applicazione IO, nel momento in cui un utente dovesse attivarla gli verrebbe data la possibilità di scegliere se condividerli per aiutare gli sviluppatori del software a capire come l’app viene usata, e offrire quindi migliori funzionalità. La scelta non è irrevocabile ed è modificabile in qualsiasi momento nella sezione “Privacy e Condizioni d’Uso” all’interno dell’app. L’utente ha quindi il pieno controllo dei dati di utilizzo, e nell’app IO si legge che vengono adottate «misure di sicurezza per proteggere i tuoi dati», le quali sono consultabili in maniera trasparente sul sito della società PagoPA S.p.A.