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Per la prima volta un politico italiano ha parlato di “remigrazione”

Lo ha fatto il leghista Alessandro Corbetta, riferendosi ai festeggiamenti per il Capodanno a Milano

3 gennaio 2025
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Il 2025 è appena iniziato ma c’è già la prima polemica politica alimentata dalla destra italiana, in particolare la Lega: quella sui festeggiamenti di Capodanno a Milano.

Sebbene non fossero previsti eventi o concerti organizzati dal comune, piazza Duomo si è comunque riempita di 25mila persone provenienti da tutta la città. A parte qualche ferita superficiale da petardi e dei brevi tafferugli, riportano le cronache, sul luogo «non ci sono state criticità particolari».

L’indignazione si è dunque concentrata su un video – originariamente pubblicato su TikTok – in cui si vedono dei giovani assiepati su un monumento della piazza mentre uno di loro dice «vaffa***** Italia» e «polizia di merda». Sullo sfondo compaiono anche una bandiera della Tunisia e una palestinese.

Secondo l’ANSA, che cita fonti del Viminale, sono in corso «le attività per identificare i giovani che a Milano durante la notte di capodanno hanno rivolto frasi offensive e ingiuriose nei confronti dell’Italia e della Polizia».

A ogni modo, la clip in questione è stata ripresa su X anche da grossi account di estrema destra noti per diffondere disinformazione (tra cui RadioGenoa e Visegrad24) e dalle testate giornalistiche di destra (su tutti Libero e Il Giornale), che hanno parlato di «islamizzazione» di Milano e di italiani che non potrebbero più recarsi al Duomo a festeggiare per la massiccia presenza di «richiedenti asilo del Nord Africa». Anche Elon Musk ha citato il tweet di Visegrad24, esprimendo il suo disappunto attraverso un emoji con il sopracciglio alzato.

Il video è stato poi diffuso da diversi esponenti della Lega. Il segretario Matteo Salvini ha affermato sui propri profili social: «Non gli piace il nostro Paese? Che tornino da dove sono venuti. Non abbiamo bisogno di loro». L’eurodeputata Silvia Sardone ha invece detto che Milano «sembra una città del Nordafrica».

Il commento più duro è arrivato da Alessandro Corbetta, capogruppo leghista al Consiglio regionale della Lombardia. «In Italia, come già si fa in Germania e in altri Paesi europei», ha scritto su Facebook, «è fondamentale iniziare a discutere seriamente di remigrazione, ovvero il rimpatrio dei clandestini e dei criminali nei Paesi di origine, ma anche di quegli stranieri che scelgono deliberatamente di non volersi integrare».

Il politico ha poi ribadito che «è ora di rivedere il concetto di cittadinanza e di rafforzare le politiche di rimpatrio per chi non rispetta le leggi e la cultura del nostro Paese», perché «le immagini di Capodanno a Milano […] fanno ben capire in che direzione stiamo andando».

Come ha sottolineato su Bluesky il nostro collaboratore Jacopo Di Miceli, è la prima volta che un politico italiano parla esplicitamente di «remigrazione» – un termine nato nell’ambito delle scienze sociali di cui si è appropriato l’estrema destra, che l’ha trasformato in un sinonimo di deportazione forzata.

Le prime occorrenze si sono registrate in Francia negli anni Novanta, quando il Front National mise sui manifesti elettorali per le regionali del 1992 lo slogan «Quand nous arriverons, ils partiront!» («Quando arriveremo, loro se ne andranno via!»).

All’inizio degli anni Dieci il concetto venne adottato – sempre in Francia – dal movimento degli Identitari, che predicano una forma di razzismo «differenzialista» volto a tenere rigidamente separata la superiore «cultura europea» (intesa in realtà come «razza bianca») da tutte le altre.

L’idea ha poi fatto breccia in altri settori dell’estrema destra francese: sia tra i movimenti ultracattolici (come Civitas), sia tra intellettuali e polemisti – su tutti Eric Zemmour, candidato alle presidenziali del 2022, che aveva promesso di istituire un «ministero per la remigrazione».

Per il politologo francese Jean-Yves Camus la «remigrazione» è strettamente collegata alla teoria del complotto della «grande sostituzione», secondo la quale l’immigrazione sarebbe in realtà una forma mascherata di sterminio delle popolazioni «autoctone» (cioè bianche e cristiane).

La correlazione con la teoria razzista è stata sottolineata anche dalla ricercatrice e autrice Eviane Leidig, che in un’intervista al Guardian ha spiegato che per i gruppi di estrema destra «la “grande sostituzione” è la diagnosi della società, mentre la “remigrazione” è la cura».

Negli ultimi anni, in parallelo alla legittimazione della «grande sostituzione», la «remigrazione» è entrata stabilmente a far parte della propaganda politica dei partiti dell’estrema destra europea – e non solo.

Nel gennaio del 2024, la testata tedesca Correctiv ha rivelato che alcuni esponenti del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) si erano incontrati nel novembre del 2023 con membri di movimenti neonazisti e identitari (tra cui l’austriaco Martin Sellner), nonché con alcuni finanziatori del partito.

Al raduno segreto si era discusso di un piano di «remigrazione» per espellere milioni di richiedenti asilo, persone immigrate e addirittura cittadini con passaporto tedesco «non assimilati» – ossia quelli di seconda o terza generazione – presso un Paese africano ancora da individuare.

L’inchiesta aveva destato un enorme scandalo politico e generato proteste di massa sia per il contenuto in sé, che per gli inquietanti rimandi storici: nel 1940 i dirigenti nazisti misero infatti a punto il cosiddetto «piano Madagascar» che prevedeva il trasferimento forzoso di quattro milioni di ebrei europei in Madagascar.

In Austria, il leader del Partito della Libertà d’Austria (FPÖ) Herbert Kickl ha menzionato più volte il concetto di «remigrazione», arrivando addirittura a chiedere l’istituzione di un «commissario europeo per la “remigrazione”».

Durante la campagna elettorale per le presidenziali statunitensi, Donald Trump aveva scritto su Truth Social che «da presidente farò immediatamente cessare l’invasione dell’America da parte dei migranti e farò tornare a casa loro i clandestini di Kamala [Harris], un’operazione conosciuta anche come remigrazione».

Ora a questa lista sempre più lunga si è aggiunta anche l’Italia. E con ogni probabilità, il riferimento di Corbetta non rimarrà isolato nel corso del 2025.

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