Il 6 febbraio 2021 su Facebook è stata pubblicata una foto che mostra una donna di spalle ripresa mentre interrompe all’improvviso un evento pubblico in cui sta parlando Mario Draghi, dal 2011 al 2019 presidente della Banca centrale europea (Bce) e attuale presidente del Consiglio italiano incaricato (con riserva) per formare un nuovo governo. Nell’immagine compare anche questo testo: «Giornalista greca aggredisce Draghi per essere l’artefice del fallimento della Grecia».
Questo contenuto è fuorviante e veicola una notizia falsa.
La foto oggetto della nostra verifica è stata scattata il 15 aprile 2015 a Francoforte (Germania) e non mostra un’aggressione, ma la protesta di un’attivista politica, con lancio di coriandoli, durante una conferenza stampa tenuta da Mario Draghi. Qui è possibile vedere un video che immortala il momento della protesta.
La donna si chiama Josephine Witt, è nata nel 1993 e già in precedenza aveva manifestato come attivista del gruppo Femen (un movimento femminista di protesta) in altri eventi pubblici con capi di stato o leader politici, come si può verificare dalle interviste rilasciate dalla donna a varie testate europee (qui, qui e qui).
Durante la protesta contro Draghi, Witt indossava una maglietta con la scritta: «End the #ECB Dick-tatorship», come si può verificare qui. Al Corriere della Sera l’attivista politica aveva spiegato le ragioni del suo gesto: «Non è contro la persona di Mario Draghi, ma per ciò che rappresenta: la Bce. Da tempo in Germania ci sono queste proteste contro la Banca centrale per la situazione greca, a Francoforte c’è stata una mobilitazione durata un mese contro il suo nuovo grattacielo. Si tratta di un’istituzione che ha un’enorme influenza sulle nostre vite e però su di lei non c’è nessun controllo di tipo democratico, non viene eletta. Rappresenta l’arroganza del potere, privato della legittimità popolare». Witt aveva anche specificato che la sua azione di protesta non era collegata alle Femen perché non aveva più contatti con il movimento.
Precisiamo poi che la crisi finanziaria greca iniziò nell’ottobre del 2009, dopo che l’allora prima ministro George Papandreou aveva dichiarato che i conti economici del Paese inviati a Bruxelles erano stati precedentemente falsificati con l’obiettivo di entrare nell’eurozona (l’insieme degli stati membri dell’Unione europea che hanno adottato l’euro). Il deficit della Grecia del 2009 fu così rivisto al rialzo al 15 per cento e diverse agenzie di rating declassarono il giudizio sul debito pubblico greco. Per evitare la bancarotta, da parte delle autorità europee vennero attivati tre piani di salvataggio che prevedevano l’applicazione di misure di austerità a fronte di prestiti elargiti in tre tranche dall’Unione europea, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale (Fmi) pari a oltre 280 miliardi di euro. Ad agosto 2018 la Grecia è uscita da questo programma di aiuti, dopo pesanti riforme e misure di austerità.
Contro questo piano di salvataggio si sono verificate diverse manifestazione in Europa. Un mese prima della protesta di Josephine Witt, centinaia di persone avevano manifestato a Francoforte contro l’apertura di una nuova sede della Banca centrale europea, ritenuta responsabile, insieme alla Commissione europea e all’Fmi, dell’impoverimento di molti cittadini per le misure di austerità stabilite come condizione per il salvataggio di Paesi in difficoltà come la Grecia.
In conclusione, quindi, la donna nella foto non è una giornalista greca, ma un’attivista politica tedesca che protestava contro la Bce ritenuta la rappresentazione «dell’arroganza del potere, privato della legittimità popolare». Inoltre, la Grecia non è fallita, come erroneamente scritto nel post oggetto della nostra verifica, ma è stato deciso un salvataggio del Paese in cambio di pesanti misure di austerità.