No, i pronto soccorso non considerano “no-vax” i pazienti con doppia dose - Facta
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No, i pronto soccorso non considerano “no-vax” i pazienti con doppia dose

Il 10 gennaio 2022 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un post pubblicato l’8 gennaio su Facebook, che mostra due passaggi di un «documento di accesso al pronto soccorso». Il primo passaggio riguarda la voce «Valutazione d’accesso», sotto la quale leggiamo che il paziente, presentatosi autonomamente dopo quattro giorni di febbre e «affanno respiratorio da sforzo», ha dichiarato di essere vaccinato con «due dosi». Il secondo passaggio evidenzia invece i dati di dimissione, dove alla voce «già vaccinato» il personale medico del pronto soccorso ha risposto di «no».

L’immagine è accompagnata da un testo, scritto dall’autore del post, che recita: «Documento di accesso al pronto soccorso. Se sei sierato da oltre un tot, ti segnano come nowacs. Adesso abbiamo capito di chi sono pieni gli ospedali».

Si tratta di un’informazione presentata in modo fuorviante, che veicola una notizia falsa. 

La parte superiore dell’immagine mostra la «valutazione d’accesso», ovvero l’operazione di triage (smistamento) grazie alla quale gli operatori del pronto soccorso possono assegnare il grado di priorità del trattamento in base al racconto dei sintomi espresso dal paziente e razionalizzare così i tempi d’attesa compatibilmente alle diverse urgenze. Quella evidenziata è dunque una sintesi di quanto comunicato dal paziente, che ha raccontato di essere reduce da quattro giorni di febbre accompagnati da difficoltà respiratorie, aggiungendo di essere stato vaccinato con due dosi del vaccino contro la Covid-19. 

La seconda parte dell’immagine contiene invece la diagnosi – che è di positività alla Covid-19, seppur con sintomi limitati – e alcuni dati di dimissione. Tra questi vediamo quelli relativi alla «profilassi antitetanica» (la voce subito prima di quella evidenziata con il cerchio blu), ovvero una vaccinazione obbligatoria nei bambini nei primi mesi, da ripetere all’inizio della scuola primaria e successivamente in età adolescenziale. Come spiegato ad esempio in queste indicazioni per la procedura di prevenzione del tetano, disponibile sul sito dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, durante le prestazioni d’urgenza «il medico che prende in carico il paziente presso il Pronto Soccorso» ha la responsabilità di determinare se un paziente sia stato o meno vaccinato contro il tetano, valutare il quadro clinico e infine decidere se questo giustifichi l’applicazione di una profilassi antitetanica. 

La voce «già vaccinato» evidenziata nell’immagine si riferisce dunque al vaccino contro il tetano – e non a quello contro il coronavirus, come riportato nel post oggetto di verifica – di cui il paziente era evidentemente sprovvisto. Il quadro clinico non ha giustificato l’avvio di una profilassi antitetanica e per questo motivo, come riportato nella stessa riga di testo, non è stata necessaria alcuna comunicazione verso Inail (L’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) o verso l’autorità giudiziaria competente. 

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