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L’Iss non ha dichiarato che «nei 12-39enni chi ha tre dosi rischia il ricovero più di chi ne ha solo 2»

L’Iss non ha dichiarato che «nei 12-39enni chi ha tre dosi rischia il ricovero più di chi ne ha solo 2»

23 febbraio 2022
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Il 22 febbraio 2022 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un tweet pubblicato il giorno precedente dall’account ufficiale de Il Fatto Quotidiano. Il tweet oggetto della segnalazione recita: «IN EDICOLA OGGI. L’Iss: nei 12-39enni chi ha tre dosi rischia il ricovero più di chi ne ha solo 2». 

Il tweet segnalato è accompagnato da un articolo, pubblicato lo stesso giorno dal sito web de Il Fatto Quotidiano, che si intitola: “In Edicola sul Fatto Quotidiano del 21 Febbraio: Covid 19 – Gli scienziati contro la 4ª dose. ‘Rischio-giovani già con la 3ª’”. L’articolo contiene un audio di 7 minuti che riepiloga i principali titoli comparsi sull’edizione cartacea del quotidiano in edicola il 21 febbraio.

L’informazione oggetto di verifica è stata presentata senza il contesto necessario alla sua comprensione e veicola una notizia falsa.

Innanzitutto, l’Istituto superiore di sanità non ha mai dichiarato che nella fascia compresa tra i 12 e i 39 anni «chi ha tre dosi rischia il ricovero più di chi ne ha solo 2». Come chiarito dall’articolo de Il Fatto Quotidiano a cui il tweet fa riferimento, si tratta di una frase pronunciata dal microbiologo dell’università di Milano Bicocca Francesco Broccolo. Lo scorso 8 febbraio, durante la trasmissione di La7 DiMartedì, Broccolo spiegava: «nella fascia 12-39 anni chi ha tre dosi ha un rischio maggiore di essere ospedalizzato rispetto a chi ne ha due entro i 120 giorni». Dello stesso spezzone ci eravamo già occupati in passato, perché Broccolo aveva falsamente collegato questi dati al presunto «fenomeno Ade», la reazione (mai osservata nel virus Sars-Cov-2) per cui alcuni anticorpi anziché bloccare un virus, facilitano il suo ingresso nelle cellule.

Secondo l’articolo oggetto della segnalazione, il maggior rischio di ospedalizzazione per gli individui tra i 12 e i 39 anni con tre dosi di vaccino sarebbe testimoniato «dagli ultimi report dell’Istituto superiore di sanità». L’ultimo report dell’Iss, pubblicato il 18 febbraio 2022,  contiene infatti una tabella che mette a confronto le diagnosi con ospedalizzazione registrate tra il 31 dicembre 2021 e il 30 gennaio 2022, suddivise per stato vaccinale e classe d’età.

La tabella contenuta nell’ultimo report Iss

Come si osserva dalla tabella, le ospedalizzazioni nella popolazione non vaccinata tra i 12 e i 39 anni sono state in tutto 2.154, ovvero lo 0,091 per cento del totale, che è di 2.351.591. Nello stesso lasso di tempo e per la stessa fascia d’età, le diagnosi di Covid-19 con ospedalizzazione tra la popolazione che ha ricevuto due dosi di vaccino da più di 120 giorni sono state 1.609, lo 0,023 del totale, che ammonta a 6.949.756 individui. Infine, le ospedalizzazioni per gli individui tra i 12 e i 39 anni tra i vaccinati con tre dosi si attestano sulle 614 unità, a fronte di una popolazione complessiva di 2.515.610. Vale a dire lo 0,024 per cento del totale.

Questi dati confermano dunque l’indiscutibile efficacia dei vaccini, che abbassano notevolmente le probabilità di finire in ospedale con una diagnosi di Covid-19, ma evidenziano effettivamente una quantità di ricoveri leggermente superiori nella popolazione 12-39 anni che ha fatto il booster rispetto a quella che ha solo due dosi di vaccino (0,024 per cento del totale, contro lo 0,023). Come ha spiegato lo stesso Istituto superiore di sanità in una nota del 22 febbraio 2022, tuttavia, questo «non vuol dire che il booster sia poco efficace o addirittura controproducente», dal momento che la già citata differenza nelle ospedalizzazioni potrebbe essere stata generata da «diversi fattori». 

Tra questi, l’Iss menziona quello temporale, dal momento che i ricoveri rilevati nell’ultimo report coprono un arco di tempo che va dalla fine di dicembre 2021 alla fine di gennaio 2022 e che dunque tali soggetti «sono quelli che hanno completato per primi il ciclo vaccinale con la dose booster». Come evidenzia ancora l’istituto, «questi soggetti hanno un rischio intrinseco di infezione/ricovero/morte maggiore rispetto al resto della popolazione poiché considerati a rischio elevato (es. immunocompromessi, trapiantati, operatori sanitari)» e per questo motivo hanno avuto accesso prioritario alla vaccinazione. Ogni confronto con un campione di popolazione che ha ricevuto due dosi è per questo motivo da considerarsi fuorviante, poiché in quel campione rientra una fascia di popolazione più ampia e con una percentuale inevitabilmente inferiore di soggetti a rischio.

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