Questo documento non dimostra che Biden «ha ordinato» la perquisizione nella villa di Trump - Facta
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Questo documento non dimostra che Biden «ha ordinato» la perquisizione nella villa di Trump

Il 6 settembre 2022 su Facebook è stato pubblicato un post in cui si afferma che un giudice federale avrebbe rivelato che «il presidente in carica Joe Biden ha ordinato all’Fbi di accedere ai documenti» a Mar-a-Lago, villa a Palm Beach, in Florida, dell’ex presidente Donald Trump

Nel post si legge che «le pagine 2 e 3 della sentenza» di una giudice di nome Aileen Cannon, «con cui ha accolto la richiesta del Presidente Trump di un riesame da parte di un Maestro Speciale del materiale confiscato», dimostrerebbero che è stato il presidente statunitense in carica «a ordinare all’Fbi di accedere ai documenti di Mar-a-Lago». 

Il post si conclude affermando che per questo motivo Joe Biden ha mentito perché la Casa Bianca ha sempre negato di essere a conoscenza della perquisizione nella residenza di Trump prima della sua avvenuta e di aver appreso della notizia solo dopo l’esecuzione.

Si tratta di un contenuto fuorviante, che veicola una notizia falsa. Andiamo con ordine.

Lo scorso 9 agosto, l’Fbi ha eseguito un mandato di perquisizione nella villa chiamata Mar-a-Lago, in Florida, di Donald Trump nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria sul trattamento di centinaia di documenti presidenziali e riservati che l’ex presidente avrebbe portato via al termine del suo mandato. Questa perquisizione fa parte dell’indagine del Dipartimento di giustizia statunitense nei confronti di Donald Trump per rimozione e conservazione impropria di informazioni riservate. 

Il 5 settembre 2022, una giudice della Corte distrettuale federale di nome Aileen M. Cannon ha accolto la richiesta avanzata da Trump per una revisione da parte di terzi dei documenti riservati sequestrati nella sua villa. A pagina 3 dell’ordinanza (composta da 24 pagine) della giudice federale si legge questa frase: «provid[ing] the FBI access to the records in question, as requested by the incumbent President, beginning as early as Thursday, May 12, 2022» (in italiano, «fornendo all’FBI l’accesso ai documenti in questione, come richiesto dal presidente in carica, a partire da giovedì, 12 maggio 2022»). È questo il passaggio citato nel post oggetto di analisi che, secondo il contenuto in analisi, dimostrerebbe che quando Joe Biden ha negato di sapere in anticipo della perquisizione dell’Fbi in realtà mentiva. 

In verità, si tratta di un citazione estrapolata dal suo contesto che fornisce una ricostruzione infondata della vicenda e non dimostra che Biden abbia detto il falso. Quel passaggio, infatti, non c’entra con la perquisizione effettuata dall’Fbi nella villa di Trump in Florida a inizio agosto 2022. Vediamo perché.

Come hanno verificato i colleghi dell’Associated press, l’estratto in questione proviene da una lettera del 10 maggio 2022 scritta da Debra Steidel Wall, a capo dei National Archives and Records Administration (Nara, gli archivi di Stato), a Evan Corcoran, avvocato di Trump. Per capire il reale senso della missiva e del passaggio citato è necessario ricostruire brevemente la sequenza temporale che ha portato alla perquisizione nella villa di Trump.

Nel maggio 2021 gli archivi di Stato si sono resi conto che una serie di documenti originali sembravano mancare dal materiale ricevuto dopo che Trump aveva lasciato l’incarico da presidente. Fino a dicembre 2021 l’agenzia governativa aveva richiesto più volte i documenti mancanti a Trump. A gennaio 2022, sono state recuperate 15 scatole di questi documenti. Dopo che un esame eseguito dall’agenzia aveva stabilito che le scatole contenevano anche numerosi documenti riservati, l’agente speciale incaricato dell’ufficio dell’ispettore generale della Nara ha avvertito il Dipartimento di Giustizia statunitense e successivamente l’Fbi ha aperto un’indagine penale sul caso. 

Ad aprile 2022, la Nara ha informato Trump di voler fornire i documenti in questione all’Fbi, dopo aver ricevuto una richiesta del Dipartimento di Giustizia. In risposta, gli avvocati di Trump hanno chiesto una serie di proroghe a questa decisione. Ed è a questo punto che viene scritta la lettera del 10 maggio con cui Steidel Wall respinge la nuova richiesta dell’ex presidente di ritardare ulteriormente la consegna di 15 scatole di documenti all’Fbi. 

Nel farlo, l’archivista capo informa Corcoran che «non c’è motivo di accogliere la sua richiesta» e che «di conseguenza, Nara fornirà all’Fbi l’accesso ai documenti in questione, come richiesto dal Presidente in carica, a partire da giovedì 12 maggio 2022». Il riferimento al «Presidente in carica» si ricollega al fatto che, come spiegato dal sito di fact-checking statunitense PolitiFact, in base al Presidential Records Act, «i documenti presidenziali detenuti dall’archivista devono “rimanere sotto la custodia legale esclusiva del presidente e qualsiasi richiesta o ordine per l’accesso a tali documenti deve essere presentata al presidente, non a NARA”». Sempre Steidel Wall scrive nella lettera che tale autorizzazione era stata concessa dalla Casa Bianca l’11 aprile 2022.

A inizio agosto, poi, il Dipartimento di Giustizia ha presentato domanda a un giudice per un mandato di perquisizione e di sequestro a Mar-a-Lago, sostenendo che ulteriori documenti presidenziali contenenti informazioni riservate, oltre ai 15 scatolini già recuperati dalla Nara, erano presenti nella villa di Trump. La perquisizione e il sequestro di questi nuovi materiali riservati, come abbiamo visto, sono poi avvenuti il 9 agosto. 

In conclusione, quindi, il passaggio dell’ordinanza citata nel post oggetto di verifica non si riferisce ai documenti riservati trovati durante la perquisizione della casa di Trump dall’Fbi l’8 agosto 2022, ma a quelli recuperati a gennaio 2022 dai dipendenti Nara. Per questo motivo, è falso affermare che Biden «ha ordinato all’Fbi di accedere ai documenti» a Mar-a-Lago.

Su Facta ci siamo già occupati di un altro caso di disinformazione legato alla perquisizione della villa di Donald Trump.


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