Aggiornamento 14 ottobre 2022: La redazione di Facta ha reso esplicita la data in cui sono stati svolti alcuni studi indipendenti citati nell’articolo, in questo modo: «Come avevamo spiegato su Facta, in base ai dati analizzati dopo l’inizio della campagna vaccinale era stato possibile misurare l’impatto non solo sulla malattia, ma anche sul contagio. Ad esempio, un vasto numero di studi condotti indipendentemente e pubblicati tra marzo e maggio 2021 hanno suggerito che i vaccini approvati all’interno dell’Unione europea contro la Covid-19 sono ampiamente capaci di ridurre la trasmissione di Sars-CoV-2.»
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Il 13 ottobre 2022 la redazione di Facta ha ricevuto diverse segnalazioni che chiedevano di verificare una notizia diffusa su Twitter dall’europarlamentare Rob Roos, proveniente dai Paesi Bassi e membro del Gruppo dei conservatori e riformisti europei (Ecr), secondo cui Pfizer avrebbe ammesso che il vaccino anti-Covid non sarebbe «mai stato testato per prevenire la trasmissione di Sars-CoV-2».
Nel tweet condiviso dall’europarlamentare è presente un video di circa due minuti che mostra lui stesso mentre afferma che il fatto di vaccinarsi «per gli altri» e per «l’intera società» sarebbe in realtà un concetto insensato in quanto l’11 ottobre 2022 in un’audizione sulla Covid-19 tenutasi al Parlamento europeo uno dei direttori di Pfizer avrebbe ammesso che «al momento dell’introduzione, il vaccino [anti-Covid, ndr] non era mai stato testato per bloccare la trasmissione del virus».
L’ammissione sarebbe stata fornita da Janine Small, responsabile commerciale di Pfizer, dopo che l’europarlamentare le aveva chiesto durante l’audizione se il vaccino dell’azienda farmaceutica fosse stato testato per fermare la trasmissione del virus prima di essere immesso nel mercato. Nel video si sente quindi Small rispondere (a partire dal minuto 01:27) «no» in quanto Pfizer ha dovuto muoversi «alla velocità della scienza».
Al momento in cui scriviamo, il video originale condiviso da Roos su Twitter ha più di 11 milioni di visualizzazioni e più di 33 mila like su Facebook. Inoltre, il filmato è stato condiviso su diversi canali social ed è stato ripreso da alcune testate nazionali e locali (qui, qui e qui).
Si tratta di un contenuto fuorviante, condiviso senza il contesto necessario per la sua comprensione. Andiamo con ordine.
Il 10 ottobre 2022 Janine Small ha partecipato alla Commissione speciale del Parlamento Europeo sulla pandemia da Covid-19 in cui i rappresentanti di Pfizer e Curevac, azienda farmaceutica che sviluppa terapie basate su mRna, hanno condiviso le loro opinioni sulla produzione, la distribuzione e l’accesso ai vaccini e ai farmaci anti-Covid nell’Unione europea.
Come è possibile verificare sul sito del Parlamento europeo, in cui è disponibile l’intera registrazione dell’evento anche in italiano, Rob Roos ha effettivamente chiesto alla rappresentante di Pfizer se il vaccino anti-Covid sia stato testato per fermare la trasmissione del virus prima di essere immesso nel mercato (da: 15:23:00). Janine Small ha quindi risposto (da: 15:31:47): no, «riguardo all’immunizzazione» il vaccino non era stato testato prima di essere immesso nel mercato in quanto Pfizer ha dovuto muoversi «alla velocità della scienza per capire cosa stesse succedendo sul mercato». Small ha aggiunto che l’azienda ha rischiato molto spendendo 2 miliardi di dollari per fare ricerca, sviluppare e produrre il vaccino così da «essere in grado di contribuire alla lotta contro la pandemia».
Contrariamente a quanto affermato nel post oggetto della nostra analisi, Janine Small, con la sua risposta, non ha ammesso niente di nuovo e non ha provocato alcuno scandalo. Infatti, come avevamo già spiegato su Facta, gli studi clinici condotti per sviluppare i vaccini anti-Covid si sono concentrati (qui, qui e qui) sul parametro più importante e misurabile in modo più robusto: la protezione dalla malattia Covid-19 per il paziente vaccinato e non sulla trasmissione del virus Sars-CoV-2. Restava aperta, però, la possibilità che la risposta immunitaria indotta dai vaccini, pur mitigando o eliminando i sintomi, non impedisse al virus di replicarsi lo stesso nelle alte vie respiratorie (naso, bocca e gola), sia pure senza causare sintomi, e quindi essere trasmesso da persone positive ma asintomatiche.
Questo concetto era stato reso in maniera chiara dalla Food and drug administration (Fda), l’ente statunitense che si occupa di verificare efficacia e sicurezza dei farmaci, prima dell’inizio della campagna di vaccinazione contro la Covid-19, partita a metà dicembre. Nel report sul vaccino Pfizer redatto dal Comitato consultivo per i vaccini e i prodotti biologici correlati del 10 dicembre 2020, l’ente statunitense aveva chiarito che «i dati sono limitati per valutare l’effetto del vaccino contro la trasmissione della SARS-CoV-2 da individui infetti nonostante la vaccinazione. L’elevata efficacia dimostrata contro l’infezione sintomatica da Covid-19 potrebbe tradursi in una prevenzione generale della trasmissione in popolazioni con un’adesione al vaccino sufficientemente alta».
L’Fda aveva sottolineato, inoltre, che era possibile che il funzionamento contro l’infezione asintomatica fosse inferiore a quello contro l’infezione sintomatica, precisando che sarebbero state comunque necessarie ulteriori valutazioni rispetto all’efficacia dei vaccini nel prevenire «lo spargimento del virus e la trasmissione».
Lo stesso principio è riportato anche in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature il 3 dicembre 2020 e in cui veniva chiarito che i vaccini di Pfizer, Moderna e AstraZeneca erano stati testati in «ampie sperimentazioni cliniche» e che avevano dimostrato dei risultati promettenti nel «prevenire i sintomi della malattia, ma nessuno ha dimostrato di prevenire completamente l’infezione o di ridurre la diffusione del virus in una popolazione».
Anche il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, il 14 dicembre 2020 rispondendo a una domanda di una giornalista della Cnbc in cui gli veniva chiesto se il vaccino, «oltre a ridurre del 95 per cento la possibilità di contrarre la malattia», prevenisse «completamente l’infezione», aveva spiegato che sarebbero stati eseguiti nei successivi mesi molte analisi su questo aspetto. Bourla aveva aggiunto che: «ci sono alcune indicazioni che il vaccino riesca a prevenire l’infezione negli animali, ma non ci sono prove negli esseri umani, quindi fino a che non lo sapremo per certo dovremo indossare la mascherina».
Precisiamo che questo non significa che il vaccino anti-Covid prodotto da Pfizer sia stato immesso nel mercato senza essere testato. Infatti, come si può verificare qui, il vaccino è stato testato attraverso tre fasi di sperimentazione clinica e varie ricerche che si sono svolte in sei Paesi, con la partecipazione di oltre 44 mila persone. Anche l’Fda ha chiarito che prima di approvare il vaccino anti-Covid di Pfizer, ha «valutato e analizzato i dati di sicurezza ed efficacia provenienti da studi clinici condotti su decine di migliaia di partecipanti allo studio e le informazioni di produzione presentate da Pfizer-BioNTech». Nel primo anno di vaccinazione, i vaccini anti-Covid hanno salvato decine di milioni di vite in tutto il mondo.
Come avevamo spiegato su Facta, in base ai dati analizzati dopo l’inizio della campagna vaccinale era stato possibile misurare l’impatto non solo sulla malattia, ma anche sul contagio. Ad esempio, un vasto numero di studi condotti indipendentemente e pubblicati tra marzo e maggio 2021, hanno suggerito che i vaccini approvati all’interno dell’Unione europea contro la Covid-19 sono ampiamente capaci di ridurre la trasmissione di Sars-CoV-2.
In conclusione, ciò che afferma l’europarlamentare Rob Roos non è in realtà un grave scandalo, ma il «no» riportato da Small ha confermato quanto era stato chiarito pubblicamente prima dell’inizio della campagna di vaccinazione, cioè che gli studi e i test erano stati condotti sull’efficacia del vaccino nei confronti della riduzione delle forme gravi (e non) della Covid-19, e non sulla trasmissione in generale del virus.
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