I vaccinati possono trasmettere Sars-CoV-2? - Facta
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I vaccinati possono trasmettere Sars-CoV-2?

di Massimo Sandal

Nella discussione sul green pass e sull’obbligo vaccinale una delle argomentazioni più ripetute (in Italia, ma non solo) è quella secondo cui i vaccini contro la Covid-19 non impedirebbero il contagio. Questa affermazione viene spesso usata per argomentare che misure come il green pass sarebbero inutili: se il vaccino protegge solo sé stessi dalla malattia, ma non impedisce di trasmettere il virus, perché insistere sulla vaccinazione come requisito per entrare in vari luoghi pubblici? 

Tra gli esempi nostrani possiamo citare Gabriele Guzzi, membro del Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica del governo, che in un post Facebook del 14 luglio 2021 ha detto, tra le altre cose, che «il vaccino, da quello che sappiamo, non blocca il contagio e la diffusione del virus». Lo stesso concetto è stato espresso il 25 giugno 2021 dal senatore di Fratelli d’Italia Francesco Zaffini, che ha sostenuto al Senato che «il vaccino Pfizer […] non copre circa la possibilità di trasmettere l’infezione», o in post Facebook come questo dello scrittore Gregorio Magini, dove si legge che « il vaccino non impedisce di infettarsi» e «di conseguenza, i vaccini servono a proteggere gli individui, non la collettività». 

Come anticipavamo, non è però una convinzione diffusa solo in Italia: anche all’estero circola questa nozione. È stata propagandata dal noto cospirazionista britannico David Icke, è stata condivisa su Facebook – incluso un post dell’autrice e attivista australiana Emma Eros –, ed è perfino stata discussa nella trasmissione britannica This Morning dell’emittente Itv. 

Il problema è che, stando alla scienza e ai suoi dati, si tratta in realtà di un’affermazione falsa. I vaccini, infatti, hanno dimostrato di ridurre non solo la malattia ma anche la trasmissione del virus Sars-CoV-2. Scopriamo insieme che cosa ci dice la scienza.

Perché si dice che i vaccini non impediscono il contagio?

È vero che all’inizio della campagna vaccinale non eravamo sicuri che i vaccini proteggessero dall’infezione né, tantomeno, dalla possibilità di contagiare. Gli studi clinici sui vaccini si erano concentrati sul parametro più importante e misurabile in modo più robusto: la protezione dalla malattia Covid-19 per il paziente vaccinato. Su questo il successo è stato subito accertato: vaccini come AstraZeneca, Moderna e Pfizer hanno dimostrato fin da subito di agire molto bene contro i sintomi della malattia e sono stati approvati sulla base di questo.

Restava aperta, però, la possibilità che la risposta immunitaria indotta dai vaccini, pur mitigando o eliminando i sintomi, non impedisse al virus di replicarsi lo stesso nelle alte vie respiratorie (naso, bocca e gola), sia pure senza causare sintomi, e quindi essere trasmesso. In altre parole, il vaccino garantiva di renderci in gran parte asintomatici, ma non di spazzare via il virus dai nostri corpi.

Che il vaccino non proteggesse dal contagio era dunque, all’epoca, una preoccupazione del tutto realistica. La scienza della Covid-19 però, come abbiamo imparato durante la pandemia, cambia in fretta. Quando le campagne vaccinali sono partite è stato finalmente possibile misurare l’impatto non solo sulla malattia, ma anche sul contagio.

I vaccini riducono il contagio

Oggi i dati disponibili sono piuttosto confortanti. Un ampio numero di studi condotti indipendentemente suggeriscono che i vaccini finora approvati all’interno dell’Unione europea contro la Covid-19 sono ampiamente capaci di ridurre la trasmissione di Sars-CoV-2. A seconda degli studi, condotti in numerosi campioni e Paesi (Regno Unito, Stati Uniti, Israele) e su diversi vaccini, la capacità dei vaccinati di contagiare si riduce di un fattore tra il 70 e l’85 per cento. In altre parole, la probabilità di venire infettati dal virus Sars-CoV-2 è molto inferiore quando si è a contatto con un vaccinato.

Una difesa dalla trasmissione quindi non completa, è vero, ma comunque molto ampia. La ragione sta nel fatto che i vaccini infatti proteggono anche dall’infezione asintomatica: non si limitano quindi a eliminare la malattia o a renderla meno grave, ma riducono di molto anche la possibilità stessa di venire infettati. I vaccinati che vengono comunque infettati hanno una carica virale ridotta, il che riduce la quantità di virus emesso e, quindi, la capacità di contagiare. 

La debole speranza dell’immunità di gregge

In armonia con quanto sappiamo sulla trasmissione, iniziano anche a esserci dati che mostrano come i vaccini già oggi rallentino la circolazione del virus nella popolazione e, quindi, probabilmente proteggono dall’infezione anche i non vaccinati. Potrebbe essere un passo verso la cosiddetta immunità di gregge, ma qui le cose non sono così semplici, anche a causa delle varianti. 

Se già prima che la variante delta prendesse piede gli scienziati non erano sicuri che l’immunità di gregge fosse raggiungibile, con la delta la soglia di persone pienamente immuni da raggiungere dovrebbe essere oltre l’80 per cento, rispetto alla stima precedente del 60-70 per cento. Una soglia poco realistica almeno finché non verranno vaccinati anche buona parte dei minori e che potrebbe soffrire dell’efficacia leggermente ridotta dei vaccini contro questa variante, nonché del calo naturale dell’immunità nei mesi successivi alla vaccinazione. 

Non ci sono al momento dati specifici che mostrano se e quanto i vaccini riducono la diffusione della variante delta, ma il rapporto dell’agenzia sanitaria britannica Public Health England del 9 luglio 2021 ha riscontrato un lento calo della capacità della variante di contagiare tra aprile e giugno 2021, probabilmente dovuto all’aumento della percentuale di persone vaccinate.

Questo non significa che la vaccinazione sia inutile di fronte alla delta: non solo perché i vaccini riducono moltissimo la percentuale di casi di Covid-19 che portano al ricovero o al decesso, ma anche perché comunque, riducendo la probabilità di trasmissione, contribuiscono a rallentare il propagarsi del contagio.

In conclusione

In Italia e all’estero sia figure pubbliche che utenti social hanno diffuso l’informazione secondo cui i vaccini anti-Covid proteggono i vaccinati, ma non hanno alcun ruolo nel rallentare il contagio. All’interno delle recenti polemiche sull’estensione del green pass, secondo questi commentatori, vaccinati e non vaccinati non dovrebbero avere limitazioni diverse, perché entrambi capaci di diffondere il virus Sars-CoV-2.

Come abbiamo spiegato, in realtà la scienza ci dice altro. Le evidenze scientifiche oggi disponibili dimostrano che i vaccini non solo proteggono dalla malattia, specialmente dalle sue conseguenze più gravi, ma diminuiscono anche la probabilità di infettarsi e di contagiare le altre persone. È vero che la protezione fornita non è completa ma del 75-80 per cento, quindi esiste sempre la possibilità che un vaccinato possa contagiare. Ma essendo una probabilità di almeno tre quarti inferiore a quella di un non vaccinato, è evidente, e confermato dai dati disponibili, che la vaccinazione ha effetti concreti e misurati sulla diffusione del virus Sars-CoV-2 e quindi sull’andamento della pandemia.

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Comments (36)

  • Cincinnatus

    Lo studio riguarda le persone che hanno fatto i vaccini a mRNA.
    Tutte le persone che si sono infettate e ammalate dopo la vaccinazione completa avevano alti livelli di anticorpi nel sangue, quindi erano da considerarsi immuni.
    Gli anticorpi, se pur presenti in quantità, non hanno tuttavia evitato la malattia a 24 militari e sanitari su un totale di 1547 infettati, tanti i partecipanti dello studio. Zero protezione sia nei confronti del ceppo originale del virus che delle varianti.
    Qui lo studio. La rivista è autorevole ma non è la sola a parlarne, ci conferma l’epidemiologo Stefano Petti.
    Fortunatamente sembrano poche 24 persone su 1547.
    “Si tratta dell’1% dei casi di Covid monitorati nello studio. Parliamo di una piccola percentuale fra i militari e i sanitari seguiti, (età media 38 anni), che però è risultata anche molto contagiosa (alcuni non hanno sviluppato sintomi, erano asintomatici): avevano una gran quantità di virus nell’orofaringe. I ricercatori ci dicono anche che ciascuno di loro ha sempre mantenuto una distanza di sicurezza dai propri interlocutori di almeno due metri”.
    Alcuni erano asintomatici ma altri hanno avuto, in media, sintomi per una settimana. Qualcuno ha avuto la malattia in forma grave. Nessuno è stato ricoverato in ospedale.

    Altro che David Icke , la letteratura scientifica dovreste leggerla tutta , non solo quella che vi passa il ministero della propaganda:

    https://academic.oup.com/cid/advance-article/doi/10.1093/cid/ciab554/6303032

    https://academic.oup.com/cid/advance-article/doi/10.1093/cid/ciab616/6318435

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    • Facta

      Lo studio da lei linkato conferma quanto sappiamo sui vaccini, che hanno una protezione alta ma non perfetta. «we found that SARS-CoV2 infection post-vaccination is uncommon
      despite widespread community disease. We identified only 189 such cases out of a total of
      >23,000 vaccinated HCP.(30) Not surprisingly, most of these cases occurred in the first 2
      weeks after vaccination, before immunity is expected to develop». In pratica, i casi sono stati molto pochi, e in maggioranza sono accaduti prima che l’immunizzazione fosse completa.
      «. These findings are consistent with other real-world reports of excellent vaccine effectiveness >14 days after the first and second doses(5, 6, 32) particularly in preventing severe disease»
      Grazie per aver posto alla nostra attenzione un’altra interessante prova scientifica del funzionamento dei vaccini!

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  • Albe

    una domanda da ignorante totale. Ma quindi gli aumenti in israele son solo dovuti al fatto che la popolazione dei ragazzi non è vaccinata?

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    • Facta

      Buongiorno Albe, bisogna distinguere l’aumento di contagi dal numero di ospedalizzazioni. Che la variante Delta (ormai molto diffusa) faccia aumentare i contagi è evidente, che le persone contagiate NON finiscano in terapia intensiva se vaccinate lo è altrettanto.

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      • gabriele

        Salve, apprezzo il sito e vorrei chiarirmi dei dubbi; siete sicuri che i vaccinati non finiscano in intensiva? Ora forse dopo la terza dose; ma sul Jpost del 21 luglio c’era la notizia che degli ultimi 20 morti 15 erano fully vaccinated; potete verificare?

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        • Facta

          Buongiorno Gabriele a questo link puoi trovare gli ultimi dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità

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          • Daniele

            Direi che questo articolo dovrebbe essere aggiornato o addirittura cancellato e magari accompagnato con delle scuse pubbliche. Noi raccogliamo ed archiviamo materiale in rete, chissà un giorno non troppo l’onta potrebbe tornare utile.

          • Facta

            Buongiorno Daniele, in base a quale dato scientifico andrebbe aggiornato l’articolo?

  • Nicola vivoli

    Salve,vorrei una delucidazione in merito:
    Visto che la proteina Spike viene attaccata perché riconosciuta come intrusa da i nostri anticorpi nello specifico dai linfociti T ,che per memoria cellulare un domani se il nostro organismo venisse a contatto realmente con il virus e quindi con questa proteina Spike…la riconoscerebbe come intrusa e la attaccherebbe,evitando così che il virus possa entrare nelle cellule e riprodursi…e fin qui tutto ok,ma la mia domanda è se i linfociti T hanno al massimo una vita di 2 mesi e non trasmettono la memoria cellulare ai nuovi anticorpi prodotti,la protezione dopo soli 2 mesi decade totalmente questo a prescindere dalle possibili varianti.
    Quindi che ci dobbiamo vaccinare ogni 2 mesi???
    Grazie

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  • Raffaele

    Peccato che in Israele il 53% dei nuovi contagi sia completamente vaccinato

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    • Facta

      Buongiorno Raffaele, bisogna distinguere tra i contagiati e i ricoverati.

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  • Dada

    Non ho trovato la fonte autorevole che scrive. L’articolo non è nemmeno firmato. Come si può fidarsi di quello che dice?

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    • Facta

      Buongiorno Dada, tutte le parole sottolineate in giallo sono link alle fonti. I nomi di chi scrive li puoi trovare nella pagina chi siamo del sito

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  • Alessandro pellegrini

    Potreste citare qualche fonte di ricerca sull’evidenza della riduzione della capacità di contagio? Grazie

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    • Facta

      Buongiorno Alessandro, cliccando sulle parole sottolineate in giallo puoi accedere a tutte le fonti a cui facciamo riferimento nel testo.

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  • Ale

    E ora?

    http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/07/29/fauci-i-vaccinati-possono-contrarre-la-delta-e-contagiare_ec28827a-4660-4d1b-829f-538db9dada74.html

    Modifichiamo l’articolo!? Cambiamo idea? I vaccinati con la variante Delta hanno la stessa carica virale dei non vaccinati …

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    • Facta

      Buongiorno Ale, se malauguratamente i vaccini dovessero non funzionare più (e NON è questo il caso) non ci sarebbe molto da gioire.
      La variante delta riduce la protezione del vaccino ed è per questo che è necessario fare attenzione e continuare ad indossare le mascherine.

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  • Albe

    Fauci ieri ha detto il contrario se non hanno travisato la notizia

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    • Facta

      Buongiorno Albe, ecco l’articolo fresco di pubblicazione 😉

      reply
      • Albe

        fantastico velocissimi

        reply
        • Facta

          Siamo mica qui a pettinare le bambole 😂

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  • Gio

    Salve, mi occorre sapere se un vaccinato con doppia dose pfizer si infettasse con variante delta, potrebbe contagiare già nelle prime 24 ore? Grazie

    reply
    • Facta

      Buongiorno Gio, dal giorno dopo la seconda dose non ha ancora iniziato a “funzionare” le consigliamo quindi di are attenzione e, soprattutto, di contattare il suo medico.

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  • Simone Benini

    Salve. Avrei una domanda: a cosa serve il green pass (e di conseguenza il vaccino) che certifichi che un soggetto è stato vaccinato con una o due dosi (e di conseguenza una percentuale di contagio ridotta ad 1/4) per potersi spostare se per andare all’estero è comunque sia obbligatorio fare il tampone? Onestamente non ne capisco il senso. Anzi, con tutti il rispetto lo trovo inutile.
    Spero di non sollevare un vespaio. Grazie

    reply
    • Facta

      Buongiorno Simone, non tutti i paesi lo richiedono e nella maggioranza di quelli europei non viene chiesto.

      reply
  • Roberto Cinter

    Israele 80% di vaccinati

    10 agosto 2021 – I casi gravi sono circa 400 Coronavirus, Israele: oltre 6000 contagi in 24 ore è record da febbraio​Lo ha reso noto il ministero della sanità. E citato dai media il coordinatore della lotta alla pandemia Salman Zarka ha definito questi dati “allarmanti” – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Coronavirus-Israele-oltre-6000-contagi-in-24-ore-record-da-febbraio-168951e9-b8a0-4b1f-8e6c-80559d8f3c16.html

    vi lascio il Link https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Coronavirus-Israele-oltre-6000-contagi-in-24-ore-record-da-febbraio-168951e9-b8a0-4b1f-8e6c-80559d8f3c16.html

    reply
    • Facta

      Buongiorno Roberto,
      ✏️Abbiamo scritto un articolo su una segnalazione che ci hai inviato
      📄 Fuori contesto e può essere letto 👉 qui

      reply
  • Marco

    Da quanto si capisce il vaccino riduce la trasmissibilità, ma non viene azzerata… quindi i no vax hanno ragione che il green pass da una falsa sicurezza? se mi trovo in un ristorante di 100 persone… 20 potrebbero essere vaccinate positive e attaccarmi comunque il virus?

    reply
    • Facta

      Il vaccino NON impedisce al virus di entrare nel corpo ma fornisce le informazioni necessarie al sistema immunitario per difendersi, quindi se le persone presenti sono tutte vaccinate è possibile che contraggano il virus ma NON si ammaleranno in modo grave, cosa che invece potrebbe succedere a chi NON è vaccinato.

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      • alessandra

        quindi diciamo le cose come stanno: il vaccino è utile per non ammalarsi in maniera grave. Il green pass, però non garantisce la protezione di nessuno poichè se sei vaccinato puoi comunque trasmettere il virus a chi è vaccinato come te e a chi non è vaccinato. Aggiungo che, tra quelli che hanno il green pass, gli unici che non possono trasmettere il virus sono quelli che hanno fatto il tampone nelle 48 ore precedenti. Questa è l’unica verità e va detta così!

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        • Lorenzo C

          Alessandra, NIENTE garantisce al 100 percento. Ma chi è vaccinato ha sostanzialmente meno probabilità di trasmettere il virus. Fine della storia. Quindi è vero che nei luoghi dove si richiede e si rispetta il Green Pass non sei sicuro di non infettarti al 100 percento, ma le probabilità sono fortemente RIDOTTE. Quindi il Green Pass serve e come. E poi se ti metti la mascherina anche negli spazi Green Pass (cose che le regole richiedono) le probabilità si riducono ancora di più.

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  • Antonella

    Oppure bisogna starsene più possibile a casa non uscendo spesso e non stare in luoghi affollati perché ho capito che tanto in ogni modo ce sempre qualche rischio no? O grave o meno grave anche se vaccinati

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    • Facta

      Buongiorno Antonella, c’è sempre qualche rischio, meglio uscite con un po’ di cautela: utilizzo delle mascherine, distanziamento etc etc.

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  • Lorenzo C

    A quelli che chiedono: “COME MAI IN ISRAELE…” La risposta è che l’effetto del vaccino – sia di protezione dalla malattia (specialmente sull’ospedalizzazione), sia la riduzione della capacità di contagiare VA DIMINUENDO DOPO QUALCHE MESE. La situazione allarmante dei contagi dei vaccinati in Israele è stata prevalentemente su persone vaccinate da molti mesi (anche più di 6). Quindi non è che i vaccini non funzionano e il Green Pass non serve. E’ che la protezione dura limitatamente nel tempo. Per esempio sappiamo già che anche dopo soli 4 mesi da una doppia dose Pfizer la protezione dalla malattia scende dal 95% al 70% (mentre invece pare che Moderna duri un po’ di più). Invece il dato confortante è che i contagi IN ISRAELE SONO CALATI NUOVAMENTE DOPO LA TERZA DOSE. Quindi i vaccini funzionano e come, e il Green Pass serve e come.

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