Il 5 maggio su Facebook è stata pubblicato un post in cui si legge che Giovanni Brusca – oggi collaboratore di giustizia in carcere da più di 20 anni ma ex boss di mafia condannato, tra le altre cose, per la strage di Capaci e per il sequestro e l’omicidio del tredicenne Giuseppe Di Matteo – sarebbe stato scarcerato. Il post contiene anche un messaggio di critiche nei confronti del governo Conte II indicato come «governo di venduti alla mafia».
Questa notizia non trova riscontro in nessuna testata nazionale e locale. Si tratta quindi di una notizia frutto di fantasia.
Il 7 ottobre 2019 il Corriere della Sera ha pubblicato la notizia che Giovanni Brusca, rinchiuso nel carcere di Rebibbia, aveva fatto ricorso in Cassazione per chiedere gli arresti domiciliari. I giudici, però, hanno respinto la richiesta dei suoi legali il giorno successivo.
Tornando al presente, ad essere stato scarcerato dal carcere di Opera e mandato agli arresti domiciliari per motivi di salute è stato Franco Cataldo, 85 anni, condannato all’ergastolo per concorso nel sequestro di Giuseppe Di Matteo, come si può leggere qui, qui e qui. Cataldo fa parte di una lista di persone legate in vario modo alle mafie e a cui nell’ultimo mese e mezzo sono stati concessi gli arresti domiciliari a causa dell’emergenza Covid-19 che ha coinvolto anche le carceri italiane. Una vicenda che ha creato un accesso dibattito politico e di cui ci eravamo occupati in un altro articolo.
Il 6 maggio il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha annunciato in Parlamento che è in cantiere un decreto legge «che permetterà ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l’attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni dei detenuti di alta sicurezza e al 41 bis».