Martedì 19 maggio la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare una notizia, circolata su Facebook e sull’app di messaggistica istantanea, dal titolo: «Governo sospende proprietà privata fino al 31 luglio: “Ogni bene mobile e immobile potrà essere requisito”».
L’articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2020 da Vox News, sito web recentemente finito nella lista dei «siti di misinformazione sul Coronavirus» stilata da NewsGuard, e riferisce di un passaggio del decreto-legge 17 marzo 2020 (il cosiddetto decreto Cura Italia) che secondo l’articolo «con la scusa del coronavirus» conterrebbe misure per «la requisizione di beni mobili e immobili degli italiani».
«In pratica, insieme alla libertà di movimento, che però viene garantita ai clandestini, fino al 31 luglio è sospesa di fatto la proprietà privata» prosegue l’articolo di Vox News, che conclude mettendo in guardia i lettori dalla «minaccia» rappresentata dallo Stato e dall’arbitrarietà delle presunte requisizioni.
Si tratta di una notizia falsa. Il riferimento è ad un articolo realmente presente nel decreto-legge 17 marzo 2020 (l’articolo 6), i cui contenuti sono però riportati da Vox News in modo parziale e dunque fuorviante.
Il passaggio riguardante «la requisizione» è presente al comma 1, per quanto riguarda i beni mobili, e al comma 7 per i beni immobili, che lo Stato potrà utilizzare temporaneamente per destinarli ad utilizzo pubblico nel fronteggiare l’emergenza Covid-19. Cerchiamo di fare però chiarezza.
In entrambi i casi, non si tratta di «un atto di arbitrio dello stato», come riportato nell’articolo pubblicato da Vox News, ma di una procedura giustificata dalla necessità «di fronteggiare l’emergenza sanitaria» (questa parte di testo è stata omessa nell’articolo di Vox News). La requisizione è certamente una misura straordinaria e proprio per questo per essere attuata dovrà essere giustificata da «improrogabili esigenze connesse all’emergenza» (che nel caso degli immobili si traduce nell’assenza di posti letto in strutture pubbliche dove trascorrere l’isolamento).
Nessuna «sospensione della proprietà privata», inoltre, dal momento che la requisizione riguarda la proprietà solo nel caso di beni mobili (e quindi nel caso di «presidi sanitari e medico-chirurgici», vale a dire mascherine e altri dispositivi di protezione), mentre per quanto riguarda gli immobili, lo Stato potrà far valere la sola requisizione in uso per non più di 6 mesi (la misura riguarda, tra l’altro, le sole strutture alberghiere e di immobili «aventi analoghe caratteristiche di idoneità»). Ciò vuol dire che in nessun caso lo Stato potrà assumere la proprietà di case o strutture alberghiere.
Il comma 8 dell’articolo 6, inoltre, stabilisce un’indennità per la requisizione, che attinge da un fondo autorizzato per 150 milioni di euro (articolo 6, comma 10).
In conclusione, l’articolo 6 del decreto Cura Italia è stato pensato per affrontare tempestivamente l’emergenza Covid-19, attraverso il reperimento di mascherine (beni mobili) e strutture dove disporre isolamento dei contagiati (beni immobili). Non si tratta in nessun caso di un atto arbitrario, né di una sospensione della proprietà privata, dal momento che gli immobili requisiti continueranno a essere proprietà dei legittimi proprietari, ai quali sarà corrisposta un’indennità.
Come correttamente specificato dall’articolo, la validità della misura cesserà a partire dal 31 luglio 2020, termine nel quale si concluderà lo stato d’emergenza dichiarato con la delibera del Consiglio dei ministri datata 31 gennaio 2020.