Non è vero che la Merck ha ammesso «l’inoculazione del cancro attraverso i vaccini» - Facta
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Non è vero che la Merck ha ammesso «l’inoculazione del cancro attraverso i vaccini»

Il 22 maggio la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp molte richieste di verifica di un articolo, pubblicato dal blog Segreti e Misteri [1], dal titolo «La Merck ammette l’inoculazione del cancro attraverso i vaccini». 

L’articolo, che è stato originariamente pubblicato il 3 giugno 2013 ma che ha ripreso a circolare (senza alcuna precisazione sul fatto che si tratti di una “notizia” vecchia) dal 13 maggio 2020 su Twitter e in questi giorni attraverso l’app di messaggistica, riprende una presunta vicenda con protagonista la divisione vaccini della multinazionale farmaceutica Merck che avrebbe ammesso di aver tradizionalmente iniettato «il virus del cancro» per mezzo dei vaccini nella popolazione di tutto il mondo. Si tratterebbe, leggiamo, del «virus Sv40 ed altri». Segreti e Misteri si rifà ad una «sconvolgente intervista» a uno storico della medicina di nome Edward Shorter, che sarebbe poi stata censurata, e a un’altra intervista, questa volta a Maurice Hilleman, definito nell’articolo in esame «il maggior esperto di vaccini al mondo», che spiegherebbe perché la Merck «ha diffuso l’AIDS, la leucemia e altre orribili piaghe nel mondo». 

Si tratta di una notizia falsa e fuorviante, nonché pericolosa per la salute pubblica nel caso inducesse le persone a scegliere di non vaccinarsi per paura di sviluppare in seguito a un tumore. 

La bufala sulla cancerogenicità dei vaccini “ammessa” da Merck e, più in generale, quella sui possibili nessi tra alcuni vaccini e il rischio di sviluppare alcuni tumori usata a supporto delle proprie tesi da molti gruppi antivaccinisti, è stata già smentita in più occasioni da chi si occupa di disinformazione (qui, qui e qui, per esempio, già nel 2013 in Italia; qui e qui, rispettivamente nel 2018 e nel 2019, per mano di fact-checker stranieri). 

«Nessuno dei possibili nessi è stato dimostrato da studi scientifici» ha chiarito in un lungo approfondimento dedicato al tema l’Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro (Airc), che il 12 settembre 2017 ha ricostruito da un punto di vista scientifico e con i link a tutti gli studi utili l’intera vicenda. 

«Il virus SV40, che negli anni ’60 ha contaminato alcuni lotti di vaccino antipolio, ha effetti cancerogeni in alcuni studi in cellule isolate di laboratorio, ma – si legge sul sito dell’Airc – nessuno studio epidemiologico retrospettivo negli esseri umani che hanno ricevuto tale vaccino (che comunque non è più in commercio da oltre 60 anni) ha mai trovato evidenze di un aumento dei casi di sarcomi o altri tumori». L’origine della contaminazione, spiega Airc, dipese dal trasferimento accidentale del virus dal terreno di coltura al prodotto farmacologico. 

Dunque, in sintesi: un virus dal nome Sv40 (che sta per Simian vacuolating virus 40) ha rappresentato un problema di contaminazione di un vaccino in passato, ma non si trattò di un atto premeditato, né questo ha contribuito a diffondere il cancro nella popolazione, come dimostrato da studi epidemiologici su chi aveva ricevuto il vaccino. Inoltre, malgrado la storia di SV40 nei vaccini antipolio circoli ancora oggi in rete come se si trattasse di una questione attuale, sono trascorsi 60 anni da quando il problema della contaminazione è stato risolto. 

Da dove risulta il coinvolgimento, nello specifico della farmaceutica Merck? Dal fatto che a identificare il virus, nel 1960, furono i due microbiologi statunitensi Ben Sweet e Maurice Hilleman, il secondo dei quali lavorava proprio presso la Merck, una delle aziende che producevano il vaccino. 

Per completezza indirizziamo il lettore anche alla ricostruzione realizzata dai Centers for Disease control and Prevention, i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, i cosiddetti Cdc, il principale organo di controllo epidemiologico degli Stati Uniti. «A causa delle ricerche condotte con SV40 su modelli animali, è emersa la preoccupazione che il virus possa causare il cancro nell’uomo», in sintesi, il resoconto, accompagnato anche qui da tutta la bibliografia utile. Tuttavia, si legge sul rapporto dei Cdc, la maggior parte degli studi che esaminano la relazione tra SV40 e tumori sono rassicuranti, non trovando alcuna associazione causale tra la ricezione del vaccino contro la polio SV40 contaminato e lo sviluppo del cancro (in linea con quanto già riportato sopra). «Nessun vaccino usato oggi contiene virus SV40» conferma infine l’organo di controllo.

La vicenda, di ampio respiro internazionale, è stata a lungo oggetto di dibattito tra gli scienziati e nella popolazione ed è di dominio pubblico: le informazioni che abbiamo utilizzato sono, come il lettore stesso può verificare, accessibili in rete senza alcuna forma di censura.  

Infine, sul tema della diffusione dell’Aids sappiamo per certo che la malattia è causata dal virus Hiv (qui tutta la ricostruzione della scoperta) e che si tratta di una zoonosi, cioè di un’infezione che ha un’origine animale. Anche le accuse di aver diffuso la leucemia sollevate dall’articolo non trovano fondamento, anche perché non si conoscono con certezza le cause che, in questo caso, portano ad ammalarsi: sui fattori di rischio di questa classe di tumori a carico delle cellule del sangue possiamo ancora una volta consultare la scheda dell’Airc, che cita malattie genetiche, l’esposizione a dosi massicce di radiazioni e ad alcune sostanze chimiche, ma nessun collegamento ad alcun vaccino. Sulle altre «orribili piaghe nel mondo» menzionate da Segreti e Misteri, non è dato sapere a cosa, nello specifico, l’articolo facesse riferimento. 


 [1] Segreti e Misteri non è una testata giornalistica registrata «né è da considerarsi un mezzo di informazione», come riportato in fondo alla home page. Aggiungiamo che nel sito è presente un lungo disclaimer dove si legge «Non siamo responsabili per l’accuratezza, i contenuti, la completezza, la legalità, l’affidabilità delle informazioni e del materiale mostrato in questo sito». Inosomma, a nostro avviso, non proprio una fonte autorevole.

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