Il 10 marzo 2021 su Facebook è stata pubblicata un’immagine che mostra una parte di un volantino che denuncia una presunta mancanza di sicurezza dei vaccini contro la Covid-19. Nell’immagine oggetto della nostra verifica, si legge che il vaccino contro il nuovo coronavirus Sars-CoV-2 prodotto dall’azienda farmaceutica AstraZeneca conterrebbe «adenovirus di scimpanzè e cellule renale embrionali geneticamente modificate mediante tecnologia del DNA ricombinante». L’immagine è accompagnata da questo commento, scritto da chi ha pubblicato il post pubblicato su Facebook: «Scimpanzé e feti umani … Ma gli obbiettori sono estinti?».
Si tratta di una notizia falsa. Andiamo con ordine.
L’immagine oggetto della nostra verifica mostra un volantino diffuso a Bergamo e fa parte di una campagna di propaganda anti-vaccinista. Come abbiamo già spiegato in un altro nostro articolo, contiene diverse informazioni false. Ricordiamo infatti che le rigorose procedure per la sperimentazione dei vaccini contro la Covid-19 sono state rispettate, nonostante i tempi ridotti, e i vaccini sono stati considerati sicuri.
Analizziamo ora quanto riportato sul volantino. La frase che si legge è ripresa dal foglio illustrativo del vaccino AstraZeneca pubblicato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Nel documento dell’Aifa, sotto il titolo «Cosa contiene COVID-19 Vaccine AstraZeneca» si legge che «una dose (0,5 mL) contiene: Adenovirus di scimpanzé che codifica per la glicoproteina spike del SARS-CoV-2 ChAdOx1-S*, non inferiore a 2,5 x 108 unità infettive. Prodotto in cellule renali embrionali umane geneticamente modificate (HEK) 293 e mediante tecnologia del DNA ricombinante».
Di che cosa si tratta? Come viene spiegato sul sito dell’Università di Oxford (che insieme ad AstraZeneca ha lavorato al vaccino) e come abbiamo ricostruito anche in un nostro approfondimento, il principio attivo del vaccino Oxford-AstraZeneca «è costituito da un adenovirus modificato che causa il comune raffreddore negli scimpanzé. Questo virus è stato modificato in modo che non possa causare infezioni. Viene utilizzato per fornire il codice genetico per la proteina Spike del coronavirus».
Il processo di fabbricazione del vaccino Oxford-AstraZeneca, continua l’università britannica, «prevede la produzione di un virus, l’adenovirus, che trasporta il materiale genetico alle cellule all’interno del corpo. Per produrre questo virus in laboratorio, è necessaria una linea cellulare “ospite”». Nel caso del vaccino AstraZeneca viene utilizzata «una linea cellulare chiamata cellule HEK-293», una specifica linea di cellule utilizzate in varie applicazioni scientifiche. «Le cellule originali furono prelevate dal rene di un feto abortito legalmente nel 1973. Le cellule HEK-293 usate oggigiorno sono cloni di quelle cellule originali, ma non sono le cellule del feto abortito», viene spiegato dall’Università di Oxford.
In conclusione, nel vaccino AstraZeneca è presente un adenovirus modificato che causa il raffreddore negli scimpanzé. Questo adenovirus è stato modificato e non può causare infezioni. Il suo utilizzo è quello di fornire l’informazione genetica per la proteina Spike del coronavirus. Il vaccino, inoltre, non contiene cellule renali geneticamente modificate di feti umani abortiti, né cellule umane in generale. Come ha spiegato il Vaccine Knowledge Project dell’Università di Oxford al sito di fact-checking Full Fact «i virus sono purificati varie volte per rimuovere il materiale delle colture cellulari. Questo rende improbabile che del materiale umano resti nel vaccino finale». Quindi le cellule effettive utilizzate nella produzione di questo vaccino non provengono direttamente da un feto, e in ogni caso non entrano a far parte del vaccino.