Il 13 settembre 2021 la redazione di Facta ha ricevuto sui propri canali social la richiesta di verificare un documento, pubblicato a firma di Stefano Scoglio, e intitolato «Perché i “vaccini” genici non possono produrre nessuna proteina spike e dunque non sono vaccini». Questo documento è stato ripreso dal sito Database Italia il 4 luglio 2021. Si argomenta che i vaccini a mRna contro la Covid-19, come il vaccino Pfizer-BioNTech o il vaccino Moderna, non sarebbero capaci di far produrre la proteina Spike al nostro organismo e, quindi, non sarebbero capaci di proteggerci contro il virus Sars-CoV-2. Secondo Scoglio «esistono chiare prove che il materiale genico contenuto nei vaccini Covid non riesce ad entrare nelle cellule». Inoltre, sempre secondo Scoglio, non esisterebbe alcuna prova che i vaccini inducano una risposta immunitaria specifica contro Sars-CoV-2.
Si tratta di notizie false. Andiamo con ordine.
Scoglio cita alcuni articoli scientifici di rassegna usciti negli anni passati, in cui si discutevano le difficoltà tecnologiche relative ai vaccini a mRna per argomentare che, per far funzionare i vaccini, ci sarebbero ancora problemi insormontabili: l’mRna contenuto nei vaccini non sarebbe in grado di entrare nelle cellule e, se lo facesse, verrebbe immediatamente distrutto da enzimi specifici, noti come ribonucleasi endocellulari. Non serve entrare nel dettaglio delle argomentazioni di Scoglio per sapere che sono errate: abbiamo i dati sperimentali, che ci dicono che il vaccino induce effettivamente la produzione nell’organismo della proteina Spike (e che in generale la stessa tecnologia funziona anche per indurre la produzione di altre proteine).
A lato, almeno uno dei due articoli citati da Scoglio nelle prime pagine del suo documento discute esplicitamente e in dettaglio come varie tecnologie per i vaccini a mRna avessero già avuto pieno successo in animali da laboratorio nell’indurre la produzione di varie proteine: per esempio «la capacità di produrre eritropoietina umana in primati non umani è stata dimostrata usando mRna […] l’espressione dell’eritropoietina umana poteva essere sostenuta per oltre un mese, con dosi settimanali».
Per quanto riguarda le ribonucleasi endocellulari, i vaccini a mRna vengono modificati esattamente come mRna naturali della cellula per evitare che vengano degradati da questi enzimi.
Veniamo alla seconda affermazione di Scoglio, ovvero che gli anticorpi indotti dal vaccino non sarebbero specifici per il virus. Scoglio scrive che: «Dato che si parla sempre di anticorpi del virus Covid, la gente comune pensa che si creino degli anticorpi specifici. Invece, le IgG e le IgM sono universali, sono due immunoglobuline che reagiscono a qualsiasi sfida immunitaria, dai raffreddori, agli stress psicofisici, alle intossicazioni» e dopo «le IgG […] sono aspecifiche, e dunque si attivano con qualunque antigene».
Si tratta di affermazioni grossolanamente errate, in contrasto con le basi dell’immunologia. Gli anticorpi, come le IgM e le IgG, sono parte dell’immunità specifica, e di norma riconoscono in modo altamente specifico un singolo antigene, specificità determinata da un complesso sistema genetico. Come dice la ricercatrice del Cnr citata da Scoglio alla pagina 12 del documento, è vero che in alcuni casi un anticorpo può reagire con più molecole diverse, fenomeno che porta per esempio alle allergie crociate, in cui l’allergia a una sostanza può indurre anche l’allergia a un’altra, ma questo non vuol dire che gli anticorpi si leghino indiscriminatamente a qualunque antigene.