Il 30 agosto 2022 la redazione di Facta ha ricevuto un commento sul proprio sito secondo cui il termine Groenlandia significherebbe «terra verde» e questo farebbe riferimento al fatto che nel Medioevo ci fossero meno ghiacciai sull’isola.
Nel commento si legge che l’attuale riscaldamento globale sarebbe iniziato «più di 300 anni fa, e noi ne stiamo vedendo la prosecuzione. La velocità di riscaldamento degli ultimi 45 anni è di circa mezzo grado, fenomeno già verificatosi nei secoli passati» e che «la parola italiana Groenlandia deriva direttamente da quella scandinava originaria, Grønland». Erik il rosso, norvegese esiliato dall’Islanda, avrebbe dato questo nome all’isola a causa del fatto che «la Groenlandia era più verde e meno ghiacciata», nonostante il termine oggi possa sembrare inappropriato per «un’enorme isola ricoperta da ghiacci per l’83% del suo territorio». Sempre secondo l’autore del commento, «l’aumento del CO2 e temperature non sono direttamente proporzionali».
Queste informazioni sono riportate per negare l’esistenza del cambiamento climatico e, soprattutto, del riscaldamento globale attualmente in corso sulla Terra.
Si tratta di una serie di notizie false. Vediamo perché.
Secondo alcune ricostruzioni, la Groenlandia è stata chiamata in questo modo da Erik il rosso, condottiero e navigatore normanno e fondatore del primo insediamento europeo in Groenlandia. Le informazioni più dettagliate sulle spedizioni vichinghe dei territori del nord America sono contenute in due saghe norrene, e in particolare nella “Saga di Erik il rosso”, epopea nordica scritta da un autore anonimo tra il 1200 e il 1400, si trova un riferimento al nome “Groenlandia”.
Come si può leggere in una traduzione della saga dall’islandese all’inglese, infatti, quando Erik il rosso stabilì il primo insediamento europeo permanente nella regione ghiacciata a ovest dell’Islanda, chiamò l’area “Groenlandia”. Il termine significa effettivamente “terra verde”, ma, come riportato nella Saga di Erik il rosso, il condottiero avrebbe scelto questo nome nel tentativo di creare un’illusione e rendere il territorio più attraente per i potenziali coloni e non per descriverne le sue caratteristiche geofisiche, come invece sostenuto dal commento oggetto della nostra analisi.
Secondo diversi studi, più di 2,5 milioni di anni fa la Groenlandia aveva l’aspetto della verde tundra dell’Alaska, prima di essere ricoperta di ghiaccio. Contrariamente a quanto affermato nel commento oggetto della nostra analisi, quindi, circa 1100 anni fa l’isola era già ricoperta di ghiaccio.
Come riportato da kujataa.gl, un sito web dedicato al patrimonio culturale della Groenlandia, i coloni iniziarono a coltivare alcuni prodotti nel sud del Paese. Questo fu possibile perché sebbene la Groenlandia fosse coperta di ghiaccio e i valori medi non superassero i 10°C nei mesi estivi, nella parte meridionale la temperatura poteva salire a più di 20° C durante giugno, luglio e agosto.
In aggiunta, al contrario di quanto affermato nel commento che stiamo verificando, le coltivazioni sono maggiori al giorno d’oggi rispetto al tempo dei coloni, in quanto le temperature si stanno alzando a causa del riscaldamento globale, sciogliendo il ghiaccio e aumentando la percentuale di terre fertili e coltivabili. Infatti, nonostante la calotta glaciale della Groenlandia ricopra circa l’80 per cento del suo territorio, le stime più recenti indicano che dal 1996 la massa della calotta è diminuita.
In secondo luogo, in accordo con quanto riportato nel testo oggetto di analisi, il riscaldamento globale sarebbe «iniziato più di 300 anni fa» e la velocità di aumento delle temperature degli ultimi anni non rappresenterebbe niente di anomalo. Come avevamo già verificato su Facta (qui, qui, qui, qui e qui), l’aumento delle temperature registrato negli ultimi decenni è, invece, eccezionale. Come ricostruito dalla Nasa, l’attuale riscaldamento sta avvenendo ad un ritmo mai visto negli ultimi 10mila anni. Secondo i dati forniti dall’agenzia spaziale, infatti, tra il 2000 e il 2014 la temperatura della Terra è aumentata ogni anno rispetto alle temperature medie registrate tra il 1951 e il 1980. In aggiunta, 18 dei 19 anni più caldi della storia del pianeta sono avvenuti dopo il 2000.
Infine, è necessario specificare che diversamente da quanto affermato nel testo in esame, esiste una relazione proporzionale tra l’aumento del rilascio di CO2 e l’incremento delle temperature, infatti queste emissioni sono tra le principali cause della crisi climatica in corso. In condizioni normali l’attività della CO2 è fondamentale perché contribuisce alla creazione di una temperatura terrestre che permette la vita. Oggi, però, l’accumulo di CO2 è tale da imprigionare quantità di calore troppo alte, rendendo il nostro Pianeta simile ad una serra.