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No, il WEF non ha detto che la moda sarà abolita entro il 2030

No, il WEF non ha detto che la moda sarà abolita entro il 2030

12 luglio 2023
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L’11 luglio 2023 è stato pubblicato su Facebook un post in cui si afferma che secondo il World economic forum (WEF) «la moda sarà abolita entro il 2030: “Tutti gli esseri umani indosseranno un’uniforme”». Lo stesso contenuto è stato condiviso anche su TikTok.

Si tratta di una notizia che non trova riscontro in nessuna testata nazionale e internazionale, né in nessun comunicato ufficiale del WEF. Contattato dai fact-checker di Associated Press, Yann Zopf, portavoce del WEF, ha smentito che la fondazione abbia mai rilasciato una simile dichiarazione.  

La notizia infondata è stata pubblicata originariamente il 3 luglio 2023 da The People’s Voice, sito precedentemente conosciuto come NewsPunch, noto per diffondere notizie false e infondate su svariate tematiche. L’articolo di The People’s Voice cita un presunto rapporto intitolato “The Future of Urban Consumption in a 1.5°C World” (in italiano, “Il futuro del consumo urbano in un mondo a 1,5°C”) e pubblicato nel 2019 in cui verrebbero stabiliti «obiettivi estremi per i governi di tutto il mondo per ridurre le emissioni di gas serra». Ad esempio si affermerebbe che «agli esseri umani sarà consentito acquistare solo tre capi di abbigliamento all’anno». The People’s Voice afferma che questo rapporto sarebbe stato «finanziato dal WEF». Il riferimento è all’obiettivo deciso dall’accordo sul clima di Parigi del 2015 con il quale i Paesi hanno convenuto di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C.

È vero che esiste un rapporto del 2019 intitolato “The Future of Urban Consumption in a 1.5°C World”, tuttavia, come hanno verificato diversi siti internazionali di fact-checking, il report non è stato scritto o finanziato dal WEF, né è collegato in alcun modo all’organizzazione. Come si legge infatti nel rapporto stesso, il lavoro è stato prodotto da C40 Cities, una rete globale di sindaci che lavorano per combattere il cambiamento climatico, da Arup, una società di consulenza ingegneristica e dall’Università di Leeds. Inoltre, specifica sempre il rapporto, si tratta di un lavoro finanziato dalla Citi Foundation, fondazione privata con scopi filantropici di Citi, multinazionale americana di banche di investimento.

Nel report in questione, infine, non si sostiene che entro il 2030 la moda sarà abolita o che tutte le persone indosseranno un’uniforme. Nel report si legge invece che l’abbigliamento e i rifiuti tessili sono un fattore di inquinamento che potrebbe essere ridotto se le persone limitassero, ad esempio, il numero di capi di abbigliamento che acquistano ogni anno. Al riguardo vengono presentati due possibili obiettivi da raggiungere entro il 2030: uno «progressivo» – otto nuovi capi di abbigliamento per persona all’anno – e uno «ambizioso» – tre nuovi capi di abbigliamento per persona all’anno.

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