Mercoledì 6 maggio la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp una segnalazione che chiedeva di verificare la notizia secondo cui il Consiglio regionale pugliese avrebbe dato «il via libera all’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari», un piano che farebbe dipendere l’idoneità professionale dalla vaccinazione contro «epatite, morbillo, parotite, rosolia, varicella, difterite, tetano, pertosse, tubercolosi e influenza».
La segnalazione si riferisce ad un articolo pubblicato il 30 aprile 2020 dalla sezione barese de Il Quotidiano Italiano e circolato su Facebook attraverso la condivisione critica di pagine contrarie all’obbligo vaccinale.
Si tratta di una notizia vera.
La proposta di legge, presentata da Forza Italia e votata compattamente dalla maggioranza in Regione, era stata approvata il 12 giugno 2018, ma la sua entrata in vigore ha richiesto un iter piuttosto lungo.
La norma ha infatti dovuto superare il giudizio di legittimità della Corte Costituzionale, richiesto dalla presidenza del Consiglio e arrivato il 17 aprile 2019 (fatta eccezione per il comma 2 dell’articolo 1, che lasciava alle direzioni sanitarie la facoltà di «prescrivere vaccinazioni normalmente non raccomandate per la generalità degli operatori» e che è stato eliminato).
L’ultimo step prima del definitivo via libera era il parere della Commissione Sanità della Regione Puglia, che ha approvato il regolamento lo scorso 30 aprile con il voto contrario di Fratelli d’Italia e l’astensione del Movimento 5 Stelle.
La Regione Puglia diventa così la seconda regione italiana dopo l’Emilia-Romagna a disporre l’obbligo di vaccinazione per medici, infermieri e volontari, in assenza del quale sarà impossibile ottenere l’idoneità professionale.