Un chimico olandese ha realmente messo in guardia dai rischi per la salute provocati dalla punta del cono gelato - Facta
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Un chimico olandese ha realmente messo in guardia dai rischi per la salute provocati dalla punta del cono gelato

Lunedì 10 agosto 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un articolo, pubblicato il 29 luglio 2019 dal sito web del quotidiano Il Messaggero e intitolato: «Non resisti alla punta del cono gelato? Cosa contiene e i rischi per la salute».

Secondo l’articolo, «il cibo preferito da grandi e piccoli durante i mesi più caldi può rivelarsi più deleterio di quanto pensiamo» e questo a causa dei grassi saturi contenuti nella punta del cono gelato. A mettere in guardia dal pericolo sarebbe stato Bert Weckhuysen, «un chimico dell’Università di Utrecht» che «ha esaminato a fondo il contenuto dell’ultimo irresistibile morso».

Si tratta di una notizia reale.

Nonostante non si tratti di una pubblicazione scientifica, le preoccupazioni di Weckhuysen sono espresse in questo video, pubblicato l’11 maggio 2016 dal canale YouTube Universiteit van Nederland, che si occupa di rendere disponibili lezioni gratuite provenienti dalle principali università olandesi. 

Secondo quanto spiega Weckhuysen, il punto di fusione del cioccolato contenuto nella punta del cornetto viene modificato attraverso un processo di idrogenazione (ovvero l’aggiunta di idrogeno a un composto chimico), che trasforma i grassi insaturi in grassi saturi. Per verificare la veridicità dell’informazione basta consultare la tabella nutrizionale del Cornetto classico Algida, che presenta 18 grammi di grassi ogni 100 grammi, di cui 13 saturi.

I valori nutrizionali del Cornetto classico Algida

I medici e gli esperti di alimentazione consigliano di ridurre l’assunzione di tale tipologia di grassi – presente anche nel burro e nella carne lavorata – perché più difficile da aggredire per il metabolismo, a causa del doppio legame che caratterizza la sua catena chimica. 

L’orientamento della comunità scientifica non appare tuttavia univoco e una ricerca del British Medical Journal risalente al 2015 ha escluso che l’assunzione di grassi saturi possa provocare un aumento del rischio di morte o l’insorgenza di malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2. 

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