Lo spray nasale israeliano esiste, ma non sappiamo quanto funziona contro la Covid-19
Il 10 gennaio 2021 la redazione di Facta ha ricevuto la segnalazione di un articolo, pubblicato l’8 gennaio 2021 dalla testata Agi-Agenzia Italia, intitolato “Lo spray israeliano anti Covid è potenzialmente valido, dice Maga” e sottotitolato «Il direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche: “Il Taffix potrebbe essere utilizzato come ulteriore presidio”». Notizie simili sono state riportate anche da altre testate italiane (qui,qui) e all’estero (qui,qui)
La notizia è parzialmente vera, nel senso che il prodotto citato esiste e il professor Giovanni Maga, contattato da Facta, ha confermato le opinioni riportate nell’articolo. È bene però contestualizzare la vicenda, perché al momento le evidenze concrete per chiamarlo «spray anti Covid» sono fragili.
Il prodotto di cui si parla nell’articolo è uno spray nasale dal nome commerciale Taffix, prodotto dall’azienda israeliana Nasus Pharma, con sede a Tel Aviv. Il principale principio attivo dello spray è l’idrossipropilmetilcellulosa, detta anche ipromellosa, un derivato della cellulosa usato in ambito alimentare e farmaceutico, ad esempio nei prodotti alimentari per celiaci. Secondo l’azienda, lo spray creerebbe una patina all’interno del naso capace di bloccare per circa cinque ore l’ingresso dei virus, tra cui il Sars-CoV-2 causa della Covid-19. L’azienda stessa, e l’articolo a noi segnalato, precisano che lo spray non va considerato un sostituto delle altre misure di sicurezza anti-Covid-19 come mascherine o distanziamento fisico.
Come riporta il sito ufficiale dell’azienda, ci sono due tipi di studi scientifici che Nasus Pharma porta a prova di queste affermazioni. I primi sono studi su cellule coltivate in laboratorio che mostrerebbero come una pellicola di ipromellosa sia effettivamente capace di neutralizzare il virus. Gli studi su cellule sono utili a livello preliminare, ma non possono dimostrare che il prodotto funzioni allo stesso modo nel corpo umano. Di tutti i medicinali che danno risultati promettenti in studi preliminari come questi, il 90 per cento non supera i test clinici.
In aggiunta, c’è uno studio, pubblicato il 2 novembre 2020, sulla possibile efficacia dello spray nel prevenire l’infezione da Covid-19. Lo studio, disponibile finora come preprint non sottoposto a revisione dei pari, non è indipendente dall’azienda: è stato condotto da ricercatori dell’Università di Haifa, dell’Hadassah Medical Center di Gerusalemme, dell’Università della Virginia (Usa), ma anche da due ricercatori dell’azienda Nasus Pharma. Lo studio ha preso in esame 243 ebrei ultra-ortodossi della comunità di Bney Brak che hanno partecipato a due giorni di preghiera per il capodanno ebraico, permanendo a stretto contatto in sinagoga per sette ore al giorno. Di questi, 83 hanno usato lo spray durante le preghiere e nei 14 giorni successivi, mentre gli altri 160 no. Confrontando i due gruppi, i ricercatori hanno riscontrato solo due casi di Covid-19 tra i soggetti che hanno usato lo spray (entrambi, però, a quanto viene riportato, in modo saltuario rispetto alle istruzioni di uso sistematico ricevute dai ricercatori) contro 10 nell’altro gruppo. I ricercatori calcolano quindi una riduzione del 78 per cento nelle probabilità di infezione.
Sebbene il dato possa apparire interessante, non si tratta di un test clinico significativo: il confronto è fatto su numeri piccolissimi di casi di Covid-19 (due contro dieci) e non c’è nessuna analisi di altri fattori che potrebbero aver causato o prevenuto le infezioni nei due gruppi. Il 78 per cento di riduzione del rischio calcolato è all’interno di una forbice, secondo lo stesso studio, che va dall’1 al 95 per cento. Il che matematicamente significa che l’uso dello spray potrebbe ridurre il rischio di pochi punti percentuali, o in modo quasi totale. Al momento non abbiamo quindi realmente idea di se e quanto lo spray diminuisca il rischio di infezione.
In conclusione, come sostenuto dal professor Maga, lo spray è «potenzialmente» valido, nel senso che nulla vieta possa prevenire l’ingresso del virus nella cavità nasale, né ci sono prove contrarie. Le evidenze scientifiche a favore però non sono state ancora sottoposte a revisione dei pari, non sono indipendenti dall’azienda produttrice e sono statisticamente molto deboli. Per questi motivi, presentarlo come «spray anti Covid» rischia di essere fuorviante e dare un falso senso di certezza, soprattutto nella situazione di emergenza sanitaria in atto.