Il 17 marzo 2021 la redazione di Facta ha ricevuto la richiesta di verificare uno screenshot di un documento a firma dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), intitolato «Casi con esito fatale dopo vaccinazione Covid-19». Lo screenshot mostra una tabella che documenterebbe 100 «casi fatali» in Italia dopo i vaccini Comirnaty (Pfizer), Moderna e AstraZeneca. Analoga segnalazione ci è giunta il 19 marzo 2021, in riferimento a un articolo pubblicato il 16 aprile 2021 dal quotidiano Il Tempo.
È vero che l’ultimo rapporto Aifa conta 100 segnalazioni di decessi avvenuti in seguito ad uno dei vaccini anti-Covid somministrati fino ad ora in Italia, ma solo in un caso è stato confermato un legame certo con la vaccinazione. Vediamo con ordine come stanno le cose.
Lo screenshot e la notizia a noi segnalati si riferiscono al terzo rapporto Aifa sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19 pubblicato il 15 aprile 2021 e le informazioni oggetto di analisi sono riportate nel capitolo intitolato «Casi con esito fatale dopo vaccinazione Covid-19». Lo screenshot a noi segnalato contiene meno della metà superiore di pagina 16 del rapporto Aifa e, omettendo il contesto seguente e precedente, rischia di essere fuorviante.
Come descritto in apertura dello stesso rapporto, un evento avverso è un «qualsiasi episodio sfavorevole» che si verifica dopo la somministrazione di un vaccino o di un farmaco, e «non è necessariamente causato» da questo. I «casi con esito fatale» descritti dal rapporto vanno interpretati in questo senso: decessi che sono stati segnalati al sistema di sorveglianza vaccinale in quanto avvenuti a breve distanza di tempo dalla vaccinazione (in questi casi, secondo il rapporto Aifa, da poche ore a 28 giorni dopo la somministrazione della dose di vaccino) ma che non sono necessariamente dovuti al vaccino.
Il rapporto spiega in dettaglio che per ogni evento deve essere valutato il nesso di causalità, usando un rigoroso algoritmo messo a punto dall’Organizzazione mondiale della sanità. Questa procedura richiede di compilare una check list che raccoglie in modo standardizzato informazioni che possono smentire o confermare un rapporto causa-effetto tra il vaccino e l’evento avverso, e che poi vengono valutate secondo una serie predefinita di passi per concludere se l’evento è stato o meno causato dal vaccino, o se non è possibile giungere a una conclusione.
Aifa nel rapporto ha affermato che, su 100 decessi segnalati, 36 erano ancora in attesa di valutazione alla data di pubblicazione del rapporto, mentre 64 erano già stati valutati. Di questi ultimi, in 38 casi è stato escluso che il vaccino fosse la causa del decesso, mentre in 25 casi non è stato possibile valutare la correlazione. Un solo decesso è stato associato con ragionevole certezza alla vaccinazione: si tratta di un uomo di 79 anni con molteplici e gravi patologie, descritto da Aifa come un paziente «già estremamente compromesso», in cui la febbre indotta dalla vaccinazione ha portato a un peggioramento delle condizioni che infine hanno causato la morte. Si tratta di un caso paragonabile a quelli riportati in Norvegia a gennaio 2021.
Tra i casi presentati nella tabella, il rapporto Aifa discute poi separatamente quattro casi fatali, registrati in Italia, di decessi avvenuti in seguito a trombosi dei seni venosi e di tromboembolia. Condizioni che, come sappiamo, potrebbero avvenire più facilmente in seguito al vaccino AstraZeneca (Vaxzevria). Per ciascuno di questi quattro casi però non è possibile al momento sapere quali sono stati causati in qualche modo dal vaccino e quali sono frutto di una coincidenza.
In conclusione, è vero che il sistema di sorveglianza dei vaccini in Italia ha ricevuto, al 15 aprile 2021, la segnalazione di 100 decessi avvenuti dopo il vaccino, ma solo per uno di questi – riguardante un paziente già gravemente malato – è stato accertato che la causa è stata la reazione al vaccino.
No, la pandemia di Covid-19 non è stata prevista nel 1981
Secondo quanto circola su alcuni social media, un romanzo del 1981 proverebbe che la pandemia di Covid-19 è stata pianificata, ma la scienza smentisce questa tesi