Il 16 settembre 2021 la redazione di Facta ha ricevuto la richiesta di verificare un articolo, pubblicato il 28 agosto 2021 dal sito Tg News 24 e intitolato “Gli individui vaccinati si contagiano tra loro. Lo sostengono i ricercatori dell’Università di Oxford”. Secondo l’articolo, uno studio avrebbe dimostrato che in Vietnam «gli operatori sanitari si sono trasmessi l’uno all’altro il SARS-CoV-2».
Si tratta di una notizia vera, anche se presentata insieme ad affermazioni tendenziose. Andiamo con ordine.
Lo studio a cui l’articolo a noi segnalato si riferisce è stato pubblicato il 10 agosto 2021 dalla piattaforma di preprint affiliata alla rivista medica Lancet, e quindi non ancora sottoposto a peer review. Lo studio, effettuato da medici e ricercatori della Oxford University Clinical Research Unit (Oucru) di Ho-Chi Minh City, in Vietnam descrive un focolaio di Covid-19 scoppiato all’Ospedale per le malattie tropicali della stessa città, a partire dall’11 giugno 2021. In totale il focolaio ha coinvolto 69 persone operatori sanitari e altri lavoratori dell’ospedale, di cui 62 hanno partecipato allo studio. Di questi, 60 erano pienamente vaccinati con il vaccino AstraZeneca, incluso il primo caso identificato, mentre gli altri 2 avevano ricevuto solo una dose dello stesso vaccino. L’analisi del genoma del virus ritrovato nei pazienti dimostra che il focolaio deve essersi sprigionato da una singola persona e che tutti i pazienti sono stati infettati dalla variante delta.
È importante notare però che quasi tutti i pazienti hanno avuto una malattia lieve o asintomatica. Su 62 casi, 49 erano sintomatici; di questi solo 3 hanno avuto una polmonite, e a sua volta di queste solo 1 ha dovuto ricevere un supplemento di ossigeno, tramite cannula, per tre giorni. Secondo lo studio tutti i pazienti sono guariti senza particolari problemi.
Non è la prima volta che sentiamo parlare di infezioni o focolai tra persone vaccinate, ad esempio su Facta avevamo parlato del focolaio tra i marinai vaccinati della nave militare inglese HMS Queen Elizabeth. Questo non è inatteso, visto che l’efficacia dei vaccini nel prevenire il contagio non è totale e possono esserci sempre infezioni breakthrough.
Lo studio inoltre ha misurato la carica virale nei pazienti e conferma alcuni dati che erano stati diffusi sulla variante delta, con la quale i vaccinati infetti avrebbero livelli di virus nella bocca e nel naso simili a quelli dei non vaccinati (si vedano anche questo e questo studio). I livelli di carica virale sarebbero, secondo lo studio, circa 251 volte più alti rispetto ai casi di Covid-19 infettati nei mesi precedenti da altre varianti di Sars-CoV-2. È però fuorviante scrivere, come fa l’articolo a noi segnalato che «il vaccino consente quindi, agli individui vaccinati, di trasportare cariche virali insolitamente elevate senza farli ammalare all’inizio». I vaccinati infetti dalla variante delta hanno una carica virale simile ai non vaccinati, ma non più elevata. Gli autori stessi dello studio si sono espressi in merito sul sito ufficiale dell’Oucru.
Da questi dati non deriva logicamente, inoltre, la affermazione finale dell’articolo, ovvero «si può dedurre, che bisognerebbe rispettare i tempi necessari alla messa in commercio di un vaccino e che non dovrebbe mai essere permessa la sua diffusione anticipata per ragioni emergenziali». Il vaccino infatti, se non ha bloccato completamente l’infezione, ha permesso agli operatori sanitari di superare la malattia senza conseguenze. Gli stessi autori dello studio hanno affermato che «esistono prove soverchianti per l’efficacia dei vaccini nel prevenire la malattia grave e il decesso da Covid-19. Il nostro studio non offre nessuna prova del contrario. Siamo fortemente a favore della vaccinazione quale strumento essenziale contro la Covid-19 e le terribili conseguenze della pandemia».