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Covid-19 e 5G: cosa succede quando le bufale si incontrano?

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3 aprile 2020
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Questo articolo è stato scritto originariamente in inglese da Pagella Politica per l’Osservatorio europeo contro la disinformazione (Soma). Qui trovate la versione originale.

In maniera simile a quanto accade per le testate giornalistiche, anche i siti di disinformazione hanno una tendenza a reiterare una serie di tematiche preferite. Una di queste è l’idea che la tecnologia 5G sia dannosa per la salute, una teoria che è stata ripetutamente smentita.

Ma cosa succede alle tematiche preferite quando arriva un nuovo argomento caldo, come nel caso della Covid-19? Una tematica surclassa l’altra, oppure convivono?

Nel caso del 5G sembra che – almeno in alcune circostanze – le bufale vecchie coesistano con quelle nuove, finendo per essere fuse in un mix pericoloso di disinformazione. Infatti, negli ultimi giorn,i alcuni siti e alcuni utenti di social network hanno iniziato ad unire le bufale sul 5G con quelle sul nuovo coronavirus.

Per questa ragione Soma – l’Osservatorio europeo contro la disinformazione – di cui Pagella Politica (l’ideatore di Facta) fa parte ha deciso di raccogliere e smascherare una serie di bufale su 5G e Covid-19 che sono circolate in Europa.

Perché il 5G?

Prima di vedere le bufale, è importante capire quali sono le falsità più ricorrentemente associate al 5G e perché queste hanno iniziato ad essere diffuse dai siti di disinformazione.

Secondo un articolo pubblicato il 16 luglio 2019 da William J. Broad sul New York Times, le teorie legate all’idea che le radiazioni provenienti da apparecchi elettronici come telefoni cellulari e computer siano dannose alla salute hanno origine nell’anno 2000. In quell’anno Bill P. Curry, un fisico e consulente americano, venne contattato dal consiglio delle scuole pubbliche della Contea di Broward in Florida per verificare se vi fossero possibili rischi per la salute legati all’utilizzo di reti wireless e di apparecchi elettronici (in particolare, computer portatili).

Dati gli effetti sul cervello umano delle frequenze provenienti da questi apparecchi, Curry giudicò in un report queste tecnologie come altamente dannose per la salute umana, e potenzialmente cancerogene. Questa teoria venne poi abbracciata e diffusa da alcuni insegnanti e consumatori preoccupati, diffondendosi velocemente e diventando una nozione di senso comune

Il problema è che il report di Curry è stato scritto basandosi sugli effetti delle radiazioni sui tessuti umani in laboratorio e pensando che queste conclusioni potessero essere estese a cellule umane nascoste “in profondità” nell’organismo. In questo modo, Curry ha però completamente ignorato il ruolo giocato dalla pelle umana nell’agire da scudo contro questo tipo di onde. Molti studi hanno infatti provato che, visto il relativo basso livello di intensità (se comparato a quello di altre onde come quelle dei Raggi X), le radiazioni provenienti dagli apparecchi elettronici vengono neutralizzate dalla barriera creata dalla nostra pelle, senza poter arrivare alle cellule interne.

Nonostante l’evidenza scientifica avesse dimostrato il contrario, l’idea che gli apparecchi elettronici come i cellulari e i computer portatili siano in qualche modo dannosi per la salute ha iniziato a circolare insistentemente. I siti di disinformazione hanno poi sfruttato l’incomprensione di Curry: il 5G è diventato così l’ultimo tassello di una campagna di disinformazione che sfrutta un generale scetticismo verso questo tipo di sviluppi tecnologici.

Adesso che abbiamo chiarito perché non vi sia alcuna prova che il 5G è dannoso per la salute, vediamo quali sono le bufale circolate in Europa su questa tecnologia e il nuovo coronavirus.

No, il 5G non attiva il Covid-19

Una teoria legata all’idea che il 5G e la Covid-19 siano in qualche modo collegate è iniziata a circolare in Germania all’inizio di marzo ed è stata smascherata dai nostri colleghi di MimiKama – un sito di debunking austriaco che fa parte del network Soma.

Secondo questa teoria, il 5G ha attivato il virus Sars-CoV-2 in Cina perché nel Paese asiatico le reti 5G sono molto diffuse. In altre parole, esisterebbe una correlazione positiva tra il 5G e la Covid-19: se questa tecnologia è diffusa in un Paese, allora anche il nuovo coronavirus si diffonderà velocemente.

Questa teoria è però facilmente falsificabile. Per fare ciò, MimiKama ha utilizzato Ooakla 5G Map, uno strumento che permette di verificare la copertura della rete in una città o in un Paese. Se si utilizza su Wuhan – l’epicentro dell’epidemia – si può vedere come la città sia coperta dalla rete 5G solamente per il 10 per cento del totale.

Allo stesso tempo, Paesi che sono stati colpiti duramente dalla pandemia, come la Francia e l’Iran hanno poca o nessuna copertura 5G, mentre altri che hanno adottato questa tecnologia in maniera estesa, come Hong Kong e Porto Rico, sono stati toccati in maniera solo marginale dal virus.

Il paziente zero della disinformazione

L’idea che il 5G sia in qualche modo collegato al Covid-19 ha iniziato a circolare anche nei Paesi Bassi. Sul sito di Np03, il terzo canale della tv pubblica olandese, Eric Van Den Berg ha cercato di capire chi fosse stata la prima persona a diffondere questa teoria nel Paese.

Secondo Van Den Berg, nei Paesi Bassi il paziente zero della disinformazione sul nuovo coronavirus e il 5G sarebbe “Rick”, pseudonimo di un cittadino dell’Aja che lavora come addetto ai bagagli all’aeroporto Schipol di Amsterdam. Con un post Facebook pubblicato il 26 gennaio, questo utente è stato il primo a ipotizzare un collegamento tra i due fenomeni.

Semplicemente condividendo un articolo sul lancio delle applicazioni 5G a Wuhan, pubblicato il 31 ottobre 2019 dall’agenzia di Stato cinese Xinhuanet, la teoria di Rick ha iniziato a circolare nel Paese. Da allora, la connessione tra 5G e Covid-19 è iniziata a circolare in maniera virale in Olanda, venendo abbracciata da gruppi anti-5G.

Come sottolineato da Van Den Berg, questo tipo di disinformazione è particolarmente difficile da smascherare perché quello che è stato condiviso da “Rick” – l’articolo di Xinhuanet – non è un contenuto di disinformazione in sé. La connessione fatta da questo e da altri utenti attraverso questo articolo – quella tra 5G e Covid-19 – è però molto fuorviante.

Vaccini, 5G e Covid-19

L’ultimo esempio di disinformazione su questi argomenti riguarda la finta connessione fatta da alcuni utenti tra il virus, il 5G e i vaccini.

Secondo alcuni utenti di Facebook, il Covid-19 è stato generato dal 5G per poter creare un vaccino che, invece di prevenire la malattia, diventerà l’occasione per impiantare dei chip per controllare l’umanità.

Una simile teoria è iniziata a circolare anche in Finlandia, dove alcuni siti di disinformazione sostengono che il 5G possa cambiare la struttura del Dna delle persone, portando così all’attivazione del Covid-19. Inoltre, secondo queste persone, i cittadini sono stati obbligati a non uscire, non per evitare il contagio ma per essere più a stretto contatto con il 5G, dato che i ripetitori telefonici sono solitamente costruiti vicino alle città. Molti fact-checker hanno però spiegato che non c’è alcuna prova che il 5G o i vaccini possano attivare la Covid-19, che è invece provato possa trasmettersi da goccioline prodotte con la respirazione (come quando si tossisce).
Nonostante ciò, queste teorie cospirazioniste hanno iniziato ad essere condivise negli Stati Uniti, in Finlandia e in Polonia, ed emergeranno probabilmente in altri Paesi del mondo. Per questa ragione vi chiediamo di usare del sano scetticismo quando incontrate questo tipo di informazioni in merito a 5G e Covid-19.

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