Il 27 aprile la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp molte richieste di verifica di una notizia, pubblicata sul sito del quotidiano Il Mattino il 26 aprile, dal titolo: «Coronavirus, decine di americani seguono il consiglio di Trump e si iniettano il disinfettante: tutti in ospedale».
Il riferimento è ad alcune dichiarazioni rilasciate il 23 aprile dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, nel corso di una conferenza stampa, avrebbe suggerito – secondo quanto riportato dal Mattino – «iniezioni di disinfettante e candeggina come possibile trattamento per il coronavirus».
Questi “suggerimenti”, sempre stando all’articolo, avrebbero portato a un picco delle segnalazioni ricevute dai centri Usa che si occupano degli avvelenamenti e a decine di casi di persone intossicate e finite in ospedale a New York e in altre località degli Usa.
La citazione attribuita dal Mattino a Donald Trump è in realtà imprecisa. Cerchiamo di capire che cosa è successo. Donald Trump ha realmente suggerito «iniezioni» di disinfettante e candeggina? Come hanno reagito i cittadini americani? Davvero in molti hanno seguito il consiglio? Abbiamo raccolto le informazioni ad oggi disponibili e fatto chiarezza.
Che cosa ha detto Donald Trump
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi lo scorso 23 aprile alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto delle considerazioni in presenza di alcuni membri della task force sull’emergenza coronavirus in merito all’uso dei disinfettanti e candeggina nella lotta al nuovo coronavirus.
L’aspetto particolare delle dichiarazioni rilasciate – come testimoniano le trascrizioni ufficiali dell’incontro pubblicate dalla Casa Bianca e come già verificato dai colleghi fact-checker statunitensi di Snopes.com – riguarda nello specifico i disinfettanti. Il presidente degli Stati Uniti non ha nominato questi prodotti parlando delle buone pratiche di igiene personale o domestico che gli americani sono tenuti a seguire per tutelare la propria salute e contribuire alla lotta al nuovo coronavirus, ma ha suggerito l’ipotesi di assumere del disinfettante per curare la malattia da Covid-19.
In quel contesto, Trump ha infatti parlato di iniezioni di disinfettante come un elemento interessante sul quale indagare per una cura per il Covid-19, dando adito a confusione e polemiche.
Le sue parole esatte sono state (dal min. 26:52), nella nostra traduzione: «Il disinfettante lo fa fuori (il virus, ndr) in un minuto. Un minuto. E c’è un modo per fare qualcosa del genere, tramite un’iniezione all’interno o quasi una pulizia. Perché entra nei polmoni e fa numeri terribili nei polmoni. Quindi sarebbe interessante verificarlo. Bisognerà consultare i medici. Ma, secondo me, suona e sembra interessante». Questa, in particolare, la frase “incriminata” del discorso di Trump.
Era un’osservazione in seguito all’intervento, avvenuto qualche minuto prima, del responsabile del Direttorato di Scienza e Tecnologia del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale William Bryan, che citava uno studio sull’efficacia degli agenti chimici per le pulizie (candeggina e alcol isopropilico, in particolare). Bryan si riferiva, però, alla disinfezione delle superfici («maniglie, superfici d’acciaio», cit.) contaminate da goccioline di saliva, non all’uso sul o nel corpo umano.
Il presidente degli Stati Uniti non ha quindi parlato di una possibile somministrazione di candeggina (dichiarazione che, però, gli viene erroneamente attribuita nell’articolo del Mattino) e non ha esplicitamente invitato le persone a prendere iniziative indipendenti come l’iniettarsi in autonomia del disinfettante per uso domestico: ha parlato di un’ipotesi per lui interessante e da discutere con il personale medico.
Ma i toni molto approssimativi del discorso hanno scatenato un dibattito molto acceso tra istituzioni, media e persino grandi aziende produttrici di detergenti, segno che vi era ampio margine perché ci fossero dei fraintendimenti. Trump ha in seguito sostenuto di essere stato «sarcastico» ma senza risultare convincente nella sua smentita.
Passiamo alle conseguenze.
Quali sono stati gli effetti delle parole di Trump
Il 24 aprile, giorno successivo alla conferenza stampa di Donald Trump, il portavoce del Dipartimento di Salute e Igiene Mentale della città di New York Pedro F. Frisneda ha dichiarato alla National Public Radio (Npr) – network radiofonico pubblico degli Stati Uniti – che «nelle 18 ore successive alle raccomandazioni del presidente, il centro antiveleni della città ha ricevuto segnalazione di 30 casi. Di questi, 9 di esposizione specificamente a Lysol [marchio di detergenti per la casa e igienizzanti n.d.r.], 10 a candeggina e 11 rispetto ad altri detergenti per uso casalingo».
Si tratta di un aumento superiore al 50 per cento rispetto alla stessa finestra temporale dell’anno precedente, dove si erano registrati solo 13 casi, ha precisato Frisneda.
Lo stesso giorno, la commissaria (e medico) dello stesso Dipartimento Oxiris Barbot è stata la protagonista di un video pubblicato sul profilo Twitter ufficiale del sindaco della città di New York. Nel filmato la Barbot ha dissuaso i cittadini da un uso improprio di candeggina e disinfettanti: «i comuni disinfettanti non sono adatti per l’ingestione per bocca, o per essere somministrati attraverso le orecchie, o inalati, in nessuna forma. Si rischia molto, usandoli in questo modo», ha spiegato la dottoressa.
Sempre il 24 aprile anche la Maryland Emergency Management Agency, l’agenzia che coordina la gestione delle emergenze e dei disastri nel Paese, ha segnalato con un tweet ufficiale di aver ricevuto molte chiamate con richieste di chiarimento in merito alla possibilità di impiegare disinfettanti per trattare la Covid-19.
Il 25 aprile nel corso di una conferenza la direttrice della Sanità Pubblica dell’Illinois Ngozi Ezike ha parlato di un incremento significativo di chiamate al centro antiveleni dello Stato e precisato che sono stati registrati casi di persone che hanno fatto sciacqui con una soluzione di detergente, altri hanno fatto i gargarismi con una miscela di colluttorio e candeggina, pratica che abbiamo già segnalato essere inefficace e pericolosa.
Episodi simili non sono una novità
Insomma, negli Stati Uniti diversi media e responsabili del settore sanitario hanno riportato le molte segnalazioni o richieste di chiarimento circa l’autosomministrazione di disinfettante, dopo le dichiarazioni rilasciate da Donald Trump. Se alle diverse segnalazioni corrisponda però l’assunzione volontaria di sostanze, e in che modalità, non è dato sapere.
Non sappiamo, per intenderci, cosa esattamente sia stato assunto caso per caso, se per via orale, per inalazione, sulla pelle o mediante iniezioni, né se qualcuno sia realmente stato ricoverato in ospedale per intossicazioni dovute a queste pratiche. Servirebbero ulteriori dati per poter affermare, insomma, che decine di americani si siano davvero «iniettati» del disinfettante, finendo tutti in ospedale, come nel titolo de Il Mattino (che cita il New York City’s Poison Control Center ma non fornisce un link alle fonti).
Dobbiamo poi aggiungere che le osservazioni di Trump potrebbero aver sì contribuito a far crescere il numero di chiamate ma che, fanno sapere i Centers for Disease control and Prevention – Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, i cosiddetti Cdc, il principale organo di controllo e gestione delle epidemie degli Stati Uniti – in un report datato 20 aprile, il numero giornaliero di chiamate ai centri antiveleni per le esposizioni verso detergenti e disinfettanti è aumentato nettamente a partire dall’inizio del mese di marzo, del 20 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’incremento, quindi, non è stato registrato solo dopo le ultime uscite di Trump, che risalgono a fine aprile. «I dati non forniscono informazioni che dimostrino un legame diretto tra le intossicazioni e operazioni di pulizia legate al Covid-19, ma sembra esserci una chiara associazione temporale con un uso maggiore di questi prodotti», si legge nel report.
L’aumento delle chiamate totali si è osservato in tutte le fasce d’età, ma un numero sempre importante, ogni anno, è quello che riguarda i bambini al di sotto dei 5 anni di età. Il report analizza l’andamento del fenomeno nei primi tre mesi dell’anno, fino al 31 marzo 2020: per sapere con precisione com’è andata dopo le parole di Trump, dovremo attendere il prossimo.
In conclusione
Lo scorso 23 aprile il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel corso di una conferenza stampa presso la Casa Bianca ha parlato dell’utilizzo dei disinfettanti come possibile metodo di cura del Covid-19. I toni approssimativi del suo intervento hanno causato moltissime critiche da media ed esperti.
Precisiamo, però, che Trump non ha esplicitamente invitato i suoi cittadini a prendere iniziative personali ed iniettarsi in autonomia del disinfettante. Il presidente Usa ha invece parlato di un’ipotesi per lui interessante e da discutere con il personale medico.
Non ci sono poi ad oggi sufficienti elementi per parlare di «decine di americani» che hanno seguito il consiglio di Trump e sono finiti «tutti in ospedale».
Ciò che oggi sappiamo è che nelle 18 ore successive alla conferenza stampa è stata registrata una crescita di segnalazioni pari a 17 unità rispetto all’anno precedente presso il centro antiveleni della città di New York e che in altre aree del Paese sono stati registrati casi di persone che chiedevano chiarimenti sul tema o che si erano autosomministrate (per lo più sciacqui e gargarismi) disinfettante o candeggina. Come però precisato in un report datato 20 aprile dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, principale organo di gestione e controllo delle epidemie negli Stati Uniti, il numero quotidiano di segnalazioni per esposizioni a disinfettanti e detergenti è cresciuto del 20 per cento dall’inizio del mese di marzo e, quindi, almeno un mese e mezzo prima alle dichiarazioni rilasciate da Donald Trump.