Tra licenziamenti di massa, ricavi pubblicitari a picco e controversie di ogni tipo, il Twitter (ora X) di Elon Musk è l’apoteosi del caos. Il cambiamento più preoccupante è senz’ombra di dubbio la proliferazione di contenuti estremisti, razzisti e complottisti. Per l’uomo più ricco del mondo, tuttavia, non c’è alcun problema; anzi, Twitter è il posto migliore dove informarsi e discutere.
Ma come si è potuti arrivare a questo punto, a poco meno di un anno dall’acquisizione? Vediamolo insieme.
La nuova normalità di Twitter
Dom Lucre è lo pseudonimo di Dominick McGee – un cittadino statunitense nato nel 1994 che sostiene di essere un veterano dell’esercito, un filantropo, un musicista e un commentatore politico. Dal 2020 a oggi è riuscito ad accumulare un grosso seguito online: solo su Twitter ha quasi 700mila follower.
Ma non è la sua poliedricità ad averlo reso così popolare; sono piuttosto la spunta blu a pagamento, l’algoritmo della piattaforma e soprattutto la costante promozione di contenuti complottisti, omolesbobitransfobici, estremisti e trumpiani.
La sua bacheca, infatti, pullula di teorie di ogni tipo: da QAnon fino ai biolaboratori segreti in Ucraina, passando per la «demolizione controllata» delle Torri Gemelle, i presunti brogli alle elezioni presidenziali del 2020 e la pandemia di Covid-19.
Il 25 luglio del 2023 l’account di McGee è stato però sospeso per aver condiviso del materiale pedopornografico – ossia lo screenshot di un video girato da Peter Scully, un pedofilo australiano condannato all’ergastolo nelle Filippine.
Qualche giorno dopo, tuttavia, Elon Musk ha comunicato che il tweet in questione è stato rimosso definitivamente mentre l’account @dom_lucre è stato ripristinato.
A suo dire, lo screenshot era stato visto soltanto dal gruppo interno che si occupa della moderazione dei contenuti più estremi. Ma come hanno dimostrato vari utenti, il tweet di Dom Lucre è rimasto online per ben quattro giorni, raccogliendo decine di migliaia di like e oltre tre milioni di visualizzazioni.
Non è finita qui: oltre a non essere incappato in alcuna vera sanzione per aver violato le linee guida, McGee è stato pagato dalla piattaforma in base al programma di monetizzazione. L’ha annunciato lui stesso con un tweet, lamentandosi pure della cifra – più di duemila dollari – a suo avviso non adeguati al volume di traffico che genera.
A ogni modo, Dom Lucre non è l’unico complottista ed estremista a essere stato ricompensato economicamente da Twitter. Come ha rilevato Media Matters, un sito che si occupa di contrastare la disinformazione, sono decine e decine gli account di questo tipo, inclusi alcuni che erano stati sospesi dalla precedente gestione, tra cui quello dell’influencer misogino Andrew Tate, accusato dalle autorità della Romania di stupro, traffico di esseri umani e associazione per delinquere.
L’episodio di McGee non è dunque isolato, né tanto meno un incidente di percorso: è la nuova normalità del Twitter di Musk.
Un luogo dove ormai si possono trovare senza troppe difficoltà account «verificati» che impersonano l’ex presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy; insulti razzisti e antisemiti con la spunta blu; e slogan neonazisti, persino sotto forma di contenuti pubblicitari.
L’incontrastato aumento dei contenuti d’odio sulla piattaforma
Nel suo primo tweet da proprietario di Twitter, Musk aveva spiegato che sotto la sua guida il social network sarebbe diventato «una piazza pubblica digitale» in cui «confrontare le proprie opinioni in maniera sana, senza ricorrere alla violenza».
Sin da subito, la direzione intrapresa dalla piattaforma è stata radicalmente opposta.
Le varie ondate di licenziamenti hanno decimato le risorse interne dedicate alla moderazione, comportando anche la chiusura del Trust and Safety Council, cioè il comitato esterno di esperti che aiutava il social network nella lotta contro la disinformazione, i discorsi d’odio e altri contenuti potenzialmente illegali.
Musk ha inoltre deciso di ripristinare centinaia di account che erano stati sospesi, specialmente quelli di estremisti di destra, seguaci di QAnon e complottisti vari. Come ha detto al New York Times Imran Ahmed, responsabile del Center for Countering Digital Hate (CCDH), una ONG che si occupa di proteggere i diritti umani e le libertà civili online, «Musk ha acceso il Bat-segnale per tutti i razzisti, i misogini e gli omofobi, e loro si sono comportati di conseguenza».
Stando a diversi rapporti, infatti, i contenuti razzisti e antisemiti sono praticamente raddoppiati da quando l’imprenditore di origini sudafricane ha preso il possesso della piattaforma.
Tra l’ottobre del 2022 e il febbraio del 2023, ad esempio, una ricerca congiunta di CASM Technology e il think tank Institute for Strategic Dialogue ha rilevato più di 12 mila tweet antisemiti – un incremento del 105 per cento rispetto al periodo tra giugno e ottobre del 2022.
La totale assenza di moderazione emerge anche da un rapporto del CCDH: nel 99 per cento dei casi esaminati, la piattaforma non ha rimosso i contenuti d’odio – tra cui frasi come «Hitler aveva ragione» o «i neri dovrebbero essere rinchiusi nelle gabbie dello zoo» – promossi dagli account che pagano 8 dollari al mese per avere la spunta blu.
Invece di prendere provvedimenti o riconoscere il problema, Musk ha attaccato frontalmente le varie ONG – un atteggiamento non inusuale per l’imprenditore, che ha sospeso gli account di giornalisti a lui sgraditi.
Nel caso del CCDH è andato anche oltre, denunciando l’ONG per diffamazione e accusandola di allontanare potenziali investitori (secondo Bloomberg, Twitter ha perso più del 50 per cento dei ricavi pubblicitari in meno di un anno).
Lo stesso ha fatto con la Anti-Defamation League (ADL), l’ONG fondata nel 1913 che si prefigge l’obiettivo di «combattere l’antisemitismo e tutte le forme di pregiudizio». In una serie di tweet, Musk ha detto che l’ADL ha cercato di «uccidere questa piattaforma con false accuse di antisemitismo», e che l’unico modo di tutelare l’onorabilità di Twitter è «denunciare per diffamazione la ADL».
Nonostante si professi un «assolutista della libertà d’espressione», Musk ha mostrato più e più volte di essere del tutto insofferente alle critiche a lui rivolte.
E qui si arriva al cuore della questione, ossia all’irriformabile problema di Twitter: Musk stesso.
Il vero problema di Twitter è Elon Musk
L’imprenditore non solo lascia prosperare sulla sua piattaforma teorie del complotto e discorsi d’odio, ma interagisce attivamente con complottisti ed estremisti di ogni tipo. E più di una volta ha rilanciato contenuti di disinformazione.
Secondo il giornalista della BBC Shayan Sardarizadeh, «se uno vuole conoscere le ultime teorie del complotto basta controllare le risposte di Musk».
A novembre del 2022, ad esempio, ha rilanciato una teoria omofoba sull’aggressione a Paul Pelosi, il marito della ex speaker della Camera Nancy Pelosi, colpito con un martello nella sua abitazione dal 42enne canadese David DePape.
Secondo l’articolo condiviso da Musk, DePape sarebbe stato invece l’amante di Pelosi – una circostanza totalmente smentita dai fatti, anche perché l’aggressore era un estremista di destra e un accanito sostenitore di Donald Trump.
Musk ha inoltre falsamente sostenuto che il responsabile dell’attentato di Allen (Texas), in cui sono morte 9 persone, non fosse veramente un neonazista, sebbene l’uomo avesse svastiche e altri simboli nazisti tatuati sul corpo.
E ancora: l’imprenditore ha paragonato il finanziere e filantropo George Soros a Magneto, il cattivo per antonomasia della serie a fumetti e cinematografica X-Men, dicendo che «vuole erodere il tessuto della civiltà» perché «odia l’umanità».Per ADL si tratta di una caratterizzazione pericolosa, in grado di «galvanizzare gli estremisti che già diffondono teorie del complotto anti-ebraiche».
È importante sottolineare che Musk è del tutto consapevole di rilanciare teorie del complotto. In un’intervista rilasciata alla televisione CNBC ha ribadito di «poter dire quello che voglio» e di non essere preoccupato da eventuali perdite economiche causate da queste posizioni. Dopotutto, l’acquisizione di Twitter è stata caratterizzata da un fortissimo connotato ideologico, dettato sia dal desiderio di influenzare il ciclo delle notizie, restando sempre al centro del dibattito pubblico; sia di portare avanti determinate idee.
Nella biografia scritta da Walter Isaacson, Musk ha spiegato di aver comprato la piattaforma per fermare il «virus woke» che ha «infettato» la mente della figlia transgender Jenna (che ha tagliato ogni rapporto col padre) e rischia di infettare l’intera società. Woke è un aggettivo che significa «all’erta» e «consapevole», e indica l’atteggiamento di chi si batte contro le ingiustizie sociali e razziali da una prospettiva progressista. Per la destra americana, tuttavia, woke equivale a un dogmatismo intollerante che metterebbe a rischio le libertà civili.
L’interpretazione di Musk del termine, come ha sottolineato il giornalista Charlie Warzel su The Atlantic, è perfettamente coincidente con le frange politiche più estreme; ed è naturale, dunque, che le loro posizioni trovino campo aperto su Twitter.
Del resto, la piattaforma è modellata a sua immagine e somiglianza. Ed è proprio per questo che Twitter è diventato il paradiso di ogni estremista e complottista – e lo sarà finché rimarrà nelle mani di Elon Musk.
In conclusione
Da quando è sotto la guida di Musk, è possibile affermare che Twitter (ora X) è diventata una piattaforma dove circolano in maniera pressoché incontrastata contenuti d’odio e teorie del complotto, diffusi da account “verificati” con la spunta blu.
Questo è dovuto principalmente a tre fattori: la spinta dell’algoritmo, che promuove chi paga per la spunta blu; la totale assenza di moderazione, causata dai licenziamenti di massa; e soprattutto l’ideologia personale del proprietario, ormai allineato alla destra americana più estrema.