No, l’Unione Europea non vuole vietare i «tatuaggi a colori» - Facta
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No, l’Unione Europea non vuole vietare i «tatuaggi a colori»

Il 16 dicembre 2021 è stato pubblicato su Facebook un post contenente lo screenshot di un articolo intitolato “Tatuaggi a colori vietati: dal 4 gennaio 2022 solo in bianco e nero. «Gli inchiostri sono pericolosi»” e accompagnato da un sommario che aggiunge: «Niente più giallo, rosso, arancione. Niente sfumature di marroncino e niente sfumature in assoluto: lo prevede il nuovo regolamento Ue sulle sostanze negli inchiostri».

Si tratta di una notizia falsa. L’Unione europea ha effettivamente introdotto regolamentazioni sui pigmenti da usare nei tatuaggi, ma nulla che imponga il bianco e nero da gennaio. Vediamo di ricostruire nel dettaglio la storia.

Innanzitutto, lo screenshot contenuto nel post è tratto da un articolo effettivamente pubblicato il 16 dicembre 2021 dal sito web del Corriere della Sera, che riferisce di alcune restrizioni imposte «dal cosiddetto regolamento Reach, punto 75, allegato 12» alle «sostanze chimiche negli inchiostri per tatuaggi in tutta l’Unione Europea». Secondo l’articolo, a causa di tali restrizioni «i corpi potranno essere decorati» ma «solo da linee di inchiostro bianco e nero» perché «questi due colori non contengono l’isopropanolo, un ingrediente che si aggiunge al colore per sterilizzarlo, e che la Ue ha vietato».

Come anticipavamo, questa ricostruzione è errata.

Il regolamento Reach del 2006 (Registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche) rappresenta il quadro giuridico di riferimento per tutto ciò che concerne la fabbricazione e l’uso delle sostanze chimiche all’interno dell’Unione Europea. Fino al dicembre 2020 – quando è stato approvato l’intervento normativo citato dal Corriere, che entrerà in vigore a partire dal prossimo 4 gennaio – non conteneva indicazioni vincolanti circa gli inchiostri per tatuaggi e trucco permanente.

C’era però una risoluzione sui «requisiti e criteri per la sicurezza dei tatuaggi e del trucco permanente» approvata il 20 febbraio 2008 dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, un’organizzazione internazionale con sede a Strasburgo, in Francia, che non fa parte dell’Unione Europea (le iniziative del Consiglio d’Europa, volte principalmente al rafforzamento e alla difesa dei diritti umani, non sono di per sé vincolanti e perché lo diventino nei 47 Stati membri è necessario che vengano ratificate con legge nazionale).

Prendendo spunto anche dal lavoro del Consiglio d’Europa, nel 2015 la Commissione europea aveva invitato l’Echa (European Chemicals Agency, ente Ue che si occupa delle sostanze chimiche) a valutare i possibili rischi per la salute umana causati dalle sostanze chimiche contenute nell’inchiostro per tatuaggi, con l’obiettivo di tradurre tale valutazione in eventuali restrizioni normative. Come ha spiegato la stessa Echa, l’indagine è stata condotta «insieme alle autorità norvegesi, italiane e danesi» e ha riguardato sostanze chimiche che la già citata risoluzione del Consiglio d’Europa aveva annoverato come «cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione (Cmr)», «sensibilizzanti, irritanti e corrosive per la pelle», «corrosive per gli occhi o che provocano lesioni oculari». 

Tra il 2017 e il 2019 i risultati dell’indagine sono stati sottoposti a due comitati della Commissione Europea, il Rac (Risk Assessment Committee) e il Seac (Socio-Economic Analysis Committee), che si occupano rispettivamente di valutare i rischi per la salute delle persone e gli eventuali impatti socioeconomici della futura norma. Il primo ha concluso che le sostanze pericolose usate per i pigmenti – in tutto circa 4mila, calcola il comitato Ue – sono sostituibili con alternative più sicure e tecnicamente adeguate, fatta eccezione per due soli coloranti: si tratta degli additivi chimici Blue 15:3 e Green 7, che il comitato ha definito «colori essenziali negli inchiostri per tatuaggi, che secondo i rapporti delle parti interessate non hanno alternative tecnicamente fattibili con minor rischio per la salute umana», aggiungendo in ogni caso che «il rischio per queste sostanze non può essere dimostrato con le informazioni attualmente disponibili».

Secondo il Seac, incaricato degli aspetti economici, le restrizioni nell’uso di alcuni pigmenti non porterebbero a significative conseguenze economiche negative sulle catene di approvvigionamento né comporterebbe aumenti marcati dei prezzi per i consumatori, riducendo al contrario i costi per la rimozione chirurgica degli inchiostri (il comitato riporta che le complicazioni dopo un tatuaggio sopraggiungono nell’1,7 per cento dei casi).

Considerate le indagini e i pareri motivati, la restrizione è stata adottata dalla Commissione Europea il 14 dicembre 2020 ed entrerà in vigore a partire dal 4 gennaio 2022. La nuova norma non vieta i «tatuaggi a colori», come sostiene il Corriere della Sera,  ma elimina dal commercio le sostanze «cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione», «sensibilizzanti per la pelle», «corrosive per la pelle», «irritanti per la pelle», «irritanti per gli occhi, oppure che provocano lesioni oculari». 

Le associazioni di categoria – e in particolare l’Associazione Tatuatori.it che il Corriere definisce «unica italiana accreditata a Bruxelles» – hanno comunque manifestato ai media la propria insoddisfazione per la proposta, mentre il Council of European Tattoo Associations ha presentato una petizione internazionale per chiedere all’Ue una proroga.

Come già sottolineato, per tutti i colori attualmente in commercio esiste già un’alternativa sicura, fatta eccezione per una particolare tonalità di blu e una di verde, per le quali la Commissione Europea ha predisposto un periodo di transizione di ulteriori dodici mesi. I tatuaggi a colori continueranno dunque a esistere e saranno complessivamente più sicuri per la salute umana, ma senza un’alternativa percorribile dal 4 gennaio 2023 i tatuaggi non potranno più contenere due specifici additivi chimici difficili da sostituire: quelli per i pigmenti Blue 15:3 e Green 7.

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