Il 6 giugno 2022 su Facebook è stato pubblicato un post in cui si legge che un «documento confidenziale rilasciato di recente» dalla casa farmaceutica statunitense Pfizer rivelerebbe che «una sorprendente maggioranza dei bambini in utero è morta dopo che alle donne in gravidanza è stato iniettato il vaccino» anti-Covid.
Si tratta di una notizia falsa. Andiamo con ordine.
Il documento a cui si fa riferimento nel post oggetto di analisi è stato stilato dalla casa farmaceutica Pfizer ed è stato ottenuto il 17 novembre 2021 dal collettivo Public Health and Medical Professionals for Transparency, un’organizzazione non-profit che si batte per la pubblicazione e la condivisione dei dati scientifici. A settembre 2021 l’organizzazione aveva chiesto attraverso un Foia (Freedom of Information Act, una richiesta di accesso ai documenti della pubblica amministrazione) la pubblicazione dei dati su cui la Fda statunitense si è basata per autorizzare il vaccino prodotto da Pfizer.
Questo documento, però, non contiene le reazioni avverse (o i decessi) causati dal vaccino Pfizer. Vediamo perché. Il rapporto in questione è composto da 38 pagine ed è intitolato “CUMULATIVE ANALYSIS OF POST-AUTHORIZATION ADVERSE EVENT REPORTS OF PF-07302048 (BNT162B2) RECEIVED THROUGH 28-FEB-2021”.
Come si legge a pagina 5, contiene i dati presenti nel database Pfizer sulla sicurezza del proprio vaccino in base alle segnalazioni degli eventi avverse ricevute per un periodo di tre mesi, tra l’11 dicembre 2020 (data in cui la Fda ha autorizzato il vaccino per l’uso di emergenza) e il 28 febbraio 2021. Le segnalazioni provengono sia dagli Stati Uniti che da altri Paesi e sono di diverso tipo: spontanee alla casa farmaceutica, casi segnalati alle autorità sanitarie nazionali, report clinici di possibili reazioni avverse e altro.
Sempre a pagina 5 e in quella successiva vengono spiegati la metodologia utilizzata e quali limiti di lettura presentano le segnalazioni: sono influenzabili da diversi fattori esterni, in alcuni casi si tratta di informazioni incomplete e sono state raccolte anche indipendentemente dalla valutazione del nesso di causalità tra l’evento avverso e la somministrazione del vaccino. Inoltre, la stessa Pfizer nel documento precisa che «una raccolta di segnalazioni di eventi avversi non indica necessariamente che un particolare evento è stato causato dal farmaco; piuttosto, l’evento può essere dovuto a una malattia pregressa o a qualche altro fattore». Questo significa che le segnalazioni di possibili eventi avversi contenute nel documento non indicano un rapporto certificato di causa ed effetto con la somministrazione del vaccino Pfizer.
Chiarito questo aspetto, passiamo ora ai dati sulle segnalazioni di aborti spontanei successivi alla somministrazione del vaccino anti-Covid.
A pagina 12 del documento si legge che su 270 donne incinte vaccinate, non è stato registrato alcun risultato per 238 di queste. Dei 32 restanti casi: 23 hanno riportato un aborto spontaneo, 2 decessi neonatali, 2 aborti spontanei con morte intrauterina e 1 aborto spontaneo con morte neonatale. Cinque casi sono stati segnalati come «in sospeso» e un altro ha avuto un «esito normale». Non è vero quindi che in base al documento di Pfizer, la maggioranza dei bambini in utero è deceduta dopo che alle donne in gravidanza è stato somministrato il vaccino, come sostenuto erroneamente nel post oggetto di analisi.
Contattata dai colleghi di Reuters, Emily Adhikari, assistente presso la Divisione di medicina materno-fetale presso il Southwestern Medical Center dell’Università del Texas, ha detto che la tesi che la maggioranza delle donne incinte avrebbero abortito spontaneamente dopo il vaccino Covid deriva presumibilmente dalla considerazione sbagliata secondo cui le 238 gravidanze che non avevano fornito un esito al momento della segnalazione avessero avuto un risultato negativo. Invece, spiega l’esperta, quelle gravidanze erano in corso al momento della segnalazione.
Precisiamo che la somministrazione del vaccino anti-Covid durante la gravidanza e l’allattamento è stata ritenuta sicura ed efficace ed è raccomandata dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), dai Cdc (Centri governativi statunitensi per la prevenzione e il controllo delle malattie), dall’Mhra (Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari)del Regno Unito e, per quanto riguarda l’Italia, dall’Iss (Istituto superiore di sanità) e dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco).
Su Facta ci siamo occupati diverse volte di casi di disinformazione su questo documento di Pfizer (qui e qui).