No, il terremoto in Turchia non è stato provocato dalla tecnologia Haarp
Il 6 febbraio 2023 è stato pubblicato su Facebook un post in cui si legge (con la punteggiatura originale): «Si scrive ” Terremoto”, si legge “”Haarp” La Turchia voleva uscire dall’ EuroNato,ma la Scienzah dice che non vuol dire nulla».
Il riferimento è al terremoto di magnitudo 7.8 che nelle prime ore del 6 febbraio 2023 ha colpito il sud della Turchia e il nord della Siria, provocando migliaia di vittime.
Secondo l’autore del post, quindi, il terremoto in Turchia sarebbe stato provocato dalla tecnologia Haarp, perché il Paese avrebbe voluto uscire dalla Nato.
Si tratta di una serie di notizie priva di alcun fondamento. Vediamo perché.
Come abbiamo ricostruito in un approfondimento su questo tema, l’High frequency active auroral research program (Haarp) è un’installazione scientifica costruita nel 1993 con lo scopo di studiare le proprietà e il comportamento della ionosfera (una parte dell’atmosfera che si trova a un’altezza che va dagli 80 ai circa 650 chilometri sopra la superficie terrestre) per capire come questa possa influenzare i sistemi di comunicazione e navigazione militari e civili.
La stazione di ricerca è situata in Alaska (Stati Uniti) e lo strumento principale utilizzato al suo interno è lo Ionospheric research instrument (Iri), una serie di 180 antenne radio distribuite su un’area di 0,13 chilometri quadrati. Il sito era inizialmente gestito dall’Aeronautica e dalla Marina degli Stati Uniti, fino a che nel 2015 la responsabilità per le strutture e le attrezzature Haarp è stata formalmentetrasferita all’Università dell’Alaska a Fairbanks (Uaf).
Negli anni questo tipo di tecnologia si è trovato spesso al centro di diverse teorie del complotto, come quelle che sostengono che sarebbe in grado di manipolare il meteo o di provocare disastri naturali come, appunto, terremoti. Si tratta di accuse prive di alcun fondamento scientifico.
Come hanno spiegato gli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) italiano, il terremoto del 6 febbraio 2023 è stato invece causato dall’attivazione di quella che gli esperti chiamano una “faglia trascorrente”, dove avviene un movimento orizzontale, a bassa profondità. L’evento, specificano gli esperti, «ha rotto una faglia laterale sinistra quasi verticale ad orientamento nordest-sudovest (Faglia Est Anatolica) o una faglia laterale destra ad orientamento sudest-nordovest (Faglia del Mar Morto). In base alla magnitudo del terremoto si può stimare che la rottura abbia interessato una porzione della faglia lunga circa 190 km e larga circa 25 km».
Sempre l’Ingv ricorda inoltre che la regione in cui si è verificato il terremoto in Turchia e in Siria è sismicamente attiva. «Dal 1970 tre terremoti di magnitudo 6 o superiore si sono verificati entro 250 km dal terremoto del 6 febbraio 2023». Il più grande di questi, di magnitudo 6.7, si è verificato il 24 gennaio 2020 a nord-est del terremoto del 6 febbraio, sempre in prossimità della faglia dell’Anatolia orientale.
Infine, la notizia secondo cui la Turchia avrebbe dichiarato di voler uscire dall’alleanza atlantica non trova riscontro in nessuna fonte ufficiale. Il Paese turco è tra i membri della Nato dal 1952. Sul sito del ministero degli Affari Esteri turco si legge che «la Turchia, fedele alleato della NATO, considera l’Alleanza come la pietra angolare per la sicurezza della regione euro-atlantica di cui è parte integrante». Precisiamo inoltre che la Turchia, dopo il terremoto, ha ufficialmente inviato una richiesta di aiuto alla Nato, chiedendo tra le altre cose staff ed equipaggiamento medico, unità di ricerca e soccorso e ospedali da campo.
Photo credits: Secoy, A, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons