Il 30 ottobre 2023 la redazione di Facta.news ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare un video pubblicato alcuni giorni prima su TikTok. Lo stesso contenuto circola anche su Facebook. Nel filmato si vede un uomo rilasciare un’intervista all’emittente radiotelevisiva RadioRadio. L’uomo intervistato, citando uno studio pubblicato su The Lancet, spiega che «nel latte delle donne vaccinate» sarebbero state trovate «tracce di RNA» per «un paio di giorni». Questa scoperta, secondo l’intervistato, proverebbe che alle persone sarebbe stato nascosto che l’iniezione del vaccino anti Covid-19 «non rimane nel braccio» ma «va in giro in tutto il corpo», e addirittura in futuro «lo ritroveranno in tanti altri liquidi corporei».
Inoltre, si sente ancora nel video, l’mRNA ritrovato nel latte materno «non fa produrre la Spike perché in realtà viene degradato ed è a pezzi», e l’mRNA dunque «non codifica per la Spike». Questo significherebbe, secondo l’intervistato, che i frammenti di mRNA diventano «un elemento oncogenico» in grado di «interagire con lo sviluppo e la riproduzione cellulare causando dei tumori».
Si tratta di un contenuto presentato in maniera fuorviante, che veicola una serie di notizie fuori contesto e non supportate da un’adeguata letteratura scientifica.
Precisiamo prima di tutto che la persona che sta parlando è Giovanni Frajese, medico endocrinologo ed ex candidato politico per il partito Italexit che venne sospeso nel 2022 dall’ordine dei medici poiché non in regola con la vaccinazione anti-Covid, allora obbligatoria per il personale sanitario. Il video è un estratto dell’intervista rilasciata il 20 settembre 2023 da Frajese a RadioRadio, emittente televisiva che in passato ha diffuso contenuti disinformativi su svariate tematiche.
Lo studio citato da Frajese è stato realmente pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet il 19 settembre 2023 ed è intitolato “Biodistribution of mRNA Covid-19 vaccines in human breast milk” (in italiano: “Biodistribuzione dell’mRNA del vaccino anti-Covid 19 in latte materno umano”). In questo studio è stato analizzato il latte materno di 13 donne in allattamento pre e post vaccinazione anti-Covid per determinare l’eventuale presenza del vaccino a mRNA anti Covid-19 e della della proteina Spike nel latte materno. Stando ai risultati, i ricercatori hanno rilevato tracce di mRNA del vaccino nel latte materno fino a 45 ore dopo l’inoculazione. Tuttavia, secondo i ricercatori non è stata riscontrata la presenza della proteina Spike (del virus Sars-CoV-2) nel latte materno e la vaccinazione ricevuta dalla madre non ha causato complicazioni di nessun tipo al lattante. Gli stessi ricercatori, a differenza di quanto sostenuto da Frajese, hanno ribadito la sicurezza della vaccinazione nei confronti della Covid-19 come metodo efficace di prevenzione della malattia.
Anche in un articolo pubblicato il 15 settembre 2023 su LactMed, database degli Istituti nazionali della salute statunitensi (NIH) sui farmaci per le donne in allattamento, viene specificato che solo una piccola percentuale di campioni di latte provenienti da donne che avevano ricevuto un vaccino a base di mRNA conteneva tracce di mRNA. Gli stessi ricercatori hanno inoltre affermato che sono stati effettuati studi su centinaia di donne e neonati e che nessuno di questi ha subito effetti avversi da vaccinazione anti-Sars-CoV-2 durante l’allattamento.
Diverse autorità sanitarie raccomandano la vaccinazione per le madri in gravidanza in qualsiasi momento della gestazione, per tutte le donne in qualsiasi fase dell’allattamento e per i neonati dai 6 mesi di età, sostenendo che sia sicuro ed efficace.
Inoltre, nessuno ha nascosto che l’iniezione del vaccino anti Covid-19 «non rimane nel braccio», contrariamente a quanto affermato nel video. Sempre nello studio pubblicato su The Lancet, infatti, gli autori, in accordo con l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) – che ha condotto una valutazione del rischio per il vaccino anti-Covid di Pfizer e di Moderna – hanno precisato che già dal 2021 era noto che una piccola parte della dose di mRNA somministrata nel muscolo si distribuiva nei tessuti distanti dal sito di inoculazione, ovvero nel fegato, nelle ghiandole surrenali, milza e ovaie.
Infine, stando all’Istituto nazionale del cancro (NCI) del dipartimento della Sanità e dei Servizi umani statunitense, non ci sono prove che il vaccino anti Covid-19 causi tumori, tanto meno che vada a interagire con lo sviluppo e la riproduzione delle nostre cellule. Infatti la vaccinazione contro la Covid-19 viene consigliata anche ai pazienti tumorali e immunocompromessi. Dello stesso parere è anche Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro che consiglia ai pazienti fragili la vaccinazione a mRNA poiché più efficace nella difesa nei confronti del virus Sars-CoV-2.