No, i vaccini anti-Covid non sono «un’arma di distruzione di massa» - Facta
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No, i vaccini anti-Covid non sono «un’arma di distruzione di massa»

Il 24 dicembre 2023 la redazione di Facta.news ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare un video pubblicato il 20 dicembre 2023 su Telegram. Il video oggetto di analisi riporta le interviste a due persone: una donna identificata come «Sladjana Velkov» e presentata come medico che avrebbe «lavorato per le Nazioni Unite in Macedonia e Kuwait», e una persona descritta come ex dipendente della compagnia farmaceutica Pfizer. Secondo una voce maschile fuori campo, le due persone in queste interviste avrebbero fatto delle rivelazioni che dimostrerebbero che nei vaccini anti-Covid19 è presente il grafene, o ossido di grafene, cioè, un materiale a base di carbonio derivato dalla comune grafite. 

Per questo motivo, continua l’uomo che parla nel video, i vaccini anti-Covid19 sarebbero «un’arma di distruzione di massa». Lo stesso video è stato diffuso il 24 dicembre 2023 su X e anche su Facebook.

Si tratta di un contenuto fuorviante, che veicola una notizia falsa.

Innanzitutto, il video inizia con delle immagini tratte da un filmato in cui si vedono dei ricercatori, all’interno di un laboratorio, che depositano una sostanza nera in una piastra contenente un liquido. La sostanza inizia a muoversi attorno a due led che si illuminano, formando lunghi filamenti. Successivamente, si vede la stessa sostanza che in un altro contenitore produce strutture simili. Data la cornice del video, si può essere indotti a pensare che quella sostanza nera sia grafene. 

In realtà, queste immagini sono tratte da un filmato, pubblicato nel 2016 dalla texana Rice University, che raccontava di una ricerca realizzata da scienziati dell’ateneo e pubblicata su ACS Nano, una rivista scientifica che si occupa di nanotecnologie. Quello che si vede nel video non è grafene, ma l’autoassemblamento di nanotubi di carbonio. Sebbene si tratti in entrambi i casi di carbonio, sono tuttavia due materiali diversi, perché il grafene è costituito da uno strato di atomi disposti in un reticolo esagonale.

Chiarito questo aspetto, passiamo ad analizzare le due interviste citate nel video diffuso su Telegram e X. La donna che compare nella prima intervista, che risale a dicembre del 2022, si chiama realmente Sladjana Velkov. Di lei si trovano poche notizie in Rete. Secondo un articolo pubblicato nel 2018 dal tabloid serbo Blic, Velkov si professa medico, senza però avere la licenza per esercitare la professione, ed è a capo di un gruppo antivaccinista che opera nel Paese. A detta di Velkov, i vaccini anti-Covid19 sarebbero uno strumento per una microchippatura di massa e il coronavirus sarebbe stato battezzato così perché sarebbe il “coronamento” di questo piano. I coronavirus, in realtà, prendono il loro nome dall’aspetto conferito alla loro struttura superficiale dalla presenza delle proteine Spike, una forma che ricorda quella di una corona.

A supporto di tutte queste tesi, Velkov cita il «dottor Nagase», secondo il quale nei vaccini anti-Covid19 ci sarebbero soltanto metalli pesanti e grafene e che quest’ultimo può essere «manipolato con onde radio». Daniel Nagase è un medico canadese di origine giapponese che ha subito un procedimento disciplinare da parte del Collegio dei Medici e Chirurghi della provincia del British Columbia per aver diffuso tesi false e prive di fondamento scientifico sui vaccini e su presunte terapie “alternative” anti-Covid19. Nagase, tra l’altro, ha incoraggiato l’impiego dell’ivermectina, un farmaco antiparassitario il cui utilizzo nel trattamento del nuovo coronavirus è stato sconsigliato dalle autorità sanitarie e regolatorie.

Nella seconda intervista si vede invece una donna identificata come ex dipendente della compagnia Pfizer. L’intervista è stata realizzata nell’ottobre del 2021 da Candace Owens, una conduttrice televisiva americana conservatrice, nota per le sue posizioni negazioniste sul cambiamento climatico e contrarie ai lockdown e ai vaccini anti-Covid19 e per aver dato credito a varie tesi complottiste. 

Sul profilo Instagram di Owens si legge che l’intervistata si chiama Melissa McAtee. Non è stato possibile verificare il suo effettivo ruolo all’interno di Pfizer. McAtee parla di presunte prove di laboratorio su un certo materiale, che si presume abbia a che vedere con i vaccini, da cui emergerebbe la presenza di un “bagliore blu”. I vaccini anti-Covid19 di Pfizer, secondo la presunta ex dipendente, brillerebbero a causa della presenza di luciferasi o di grafene. 

La prima è un enzima bioluminescente, prodotto in natura dalle lucciole e da altri organismi. È impiegato in alcune ricerche nel campo della biologia molecolare e dell’ingegneria genetica, ma non viene usato come componente di vaccini. In altre occasioni era già circolata la falsa tesi che la luciferasi venga aggiunta ai vaccini anti-Covid19 allo scopo di renderli tracciabili. Quanto al grafene, è un materiale che non emette luce propria. Può emettere luce visibile se riscaldato a circa 2500 °C tra due elettrodi, come dimostrato per la prima volta in uno studio pubblicato nel 2015 su Nature Nanotechnology

McAtee afferma inoltre che, allo scopo di diffondere le sue presunte rivelazioni, ha contattato Project Veritas, un gruppo di attivisti di estrema destra finito spesso sotto accusa per i suoi metodi, per esempio la creazione di video manipolati.

In ogni caso, come già avevamo riportato nel 2021, il grafene non risulta essere presente in nessun vaccino contro la Covid-19.

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