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Questa analisi delle autopsie non dimostra che il vaccino anti-Covid ha causato il 74 per cento dei decessi 

Questa analisi delle autopsie non dimostra che il vaccino anti-Covid ha causato il 74 per cento dei decessi 

27 giugno 2024
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Il 26 giugno 2024 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via Whatsapp che chiedeva di verificare un post pubblicato su X due giorni prima. Il contenuto social contiene lo screenshot di un articolo intitolato “Si può morire per il vaccino anti-Covid? Analisi delle autopsie rivelano: ‘Il 73,9% dei decessi causato direttamente dalla vaccinazione’. Lo studio mira a valutare l’associazione tra la vaccinazione COVID-19 e i casi di morte”. Un contenuto simile è stato diffuso su Facebook.

Si tratta di un contenuto fuorviante, che veicola una notizia infondata.

L’articolo in questione è stato pubblicato il 22 giugno 2024 dal sito MeteoWeb e riporta i risultati di una revisione sistematica intitolata “A Systematic REVIEW of Autopsy findings in deaths after COVID-19 vaccination” (in italiano: “Una revisione sistematica dei risultati autoptici nei decessi dopo la vaccinazione Covid-19”). MeteoWeb è un sito che in passato ha già diffuso notizie false.

L’obiettivo della review, si legge, era quello di identificare potenziali relazioni causali tra i decessi e la vaccinazione anti-Covid. Per farlo, gli autori si sono basati su rapporti autoptici e necroscopici relativi alla vaccinazione anti-Covid pubblicati online: inizialmente avevano identificato 678 studi e, «dopo averli vagliati in base ai nostri criteri di inclusione», recita il testo, «abbiamo incluso 44 lavori che contenevano 325 casi autoptici e un caso necroscopico». Gli autori, dopo la loro analisi, hanno concluso che il 73,9 per cento dei decessi (240) sarebbe «sono attribuibili alla sindrome mortale da danno da vaccino Covid-19», dunque ci sarebbe un’«alta probabilità di un nesso causale tra la vaccinazione contro il COVID-19 e il decesso». 

Il testo era stato originariamente pubblicato il 5 luglio 2023 su Social Science Research Network (Ssrn), una piattaforma che ospita preprint – una bozza preliminare pubblicata online prima della revisione paritaria, degli esperti di settore – collegata alla rivista scientifica inglese The Lancet. Il giorno seguente il testo è stato rimosso perché «le conclusioni dello studio non sono supportate dalla metodologia dello studio». A giugno 2024 la review è stata poi pubblicata, in una versione sostanzialmente uguale alla prima, su altri database, come ScienceDirect, ma nella sezione “Journal pre-proofs”: ciò significa che il testo deve essere sottoposto a ulteriori revisioni. 

Specifichiamo che una review è un articolo scientifico che seleziona, valuta e riassume altri studi clinici e offre una visione di insieme su un determinato argomento ma, a differenza di uno studio di ricerca, non avanza nessuna nuova scoperta dato che non ha nessun nuovo dato da mostrare alla comunità scientifica. Può comunque argomentare e proporre nuove indagini su un determinato argomento di ricerca. Come si legge nelle conclusioni del lavoro in questione dagli autori, «sono necessarie ulteriori indagini urgenti per chiarire i nostri risultati».

Al di là di quello che scrivono gli autori, la loro review non risulta attendibile perché presenta diverse problematicità, ha spiegato Health Feedback, rete di scienziati che si occupa di distinguere fatti e finzione in ambito medico-sanitario. 

Innanzitutto tra gli autori del testo compaiono nomi di persone che in passato hanno diffuso false informazioni sulla Covid-19, tra cui Harvey Risch, Roger Hodkinson, William Makis. e Peter McCullough. Poi, gli autori parlano di «vaccine injury syndrome» (in italiano, “sindrome da danno da vaccino”), termine utilizzato da gruppi antivaccinisti per riferirsi a eventi avversi senza un provato nesso causale con la vaccinazione, come morti improvvise e cancro.

Inoltre, anche la metodologia seguita non è corretta. Gli autori hanno incluso nella review «tutte le autopsie che considerano il vaccino anti-Covid come una possibile causa di morte»: si tratta di una definizione vaga, spiega Health Feedback. Inoltre, non è chiaro quali siano i criteri di esclusione degli studi che non sono stati presi in considerazione, e questa scelta solleva dubbi su eventuali pregiudizi nel modo in cui sono stati selezionati gli studi analizzati. La review non prende in considerazione neanche potenziali fattori che possono influenzare il rischio di morte di una persona, tra cui l’età e lo stato di salute. 

Infine, come accennato in precedenza, una revisione sistematica dei casi clinici non è una metodologia in grado di rispondere alla domanda sui nessi causali tra decessi e la somministrazione del vaccino Covid-19. Contattato da Logically Facts, Mitchell Levine, professore di medicina e metodi di ricerca sanitaria presso la McMaster University di Hamilton, Canada, ha spiegato che «i rapporti sui casi sono completamente inutili per valutare le associazioni, causali o meno». Al massimo, «sono utili per generare ipotesi da testare con metodologie comparative adeguate». Infatti, ha aggiunto Levine, per trarre conclusioni significative «la revisione sistematica dovrebbe valutare studi che abbiano almeno due gruppi, uno con persone esposte al vaccino e l’altra con persone non esposte. In alternativa, si potrebbe costruire uno studio caso-controllo e il gruppo di confronto sarebbe costituito da persone senza esito fatale».

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