Alla pugile algerina Imane Khelif non sono state revocate le medaglie vinte
Il 6 settembre 2024 è stato condiviso un post su X secondo cui la pugile algerina Imane Khelif sarebbe «bandito a vita: la WBO conferma l’identità maschile, revoca le medaglie e il premio di 25 milioni di dollari!».
Khelif alle Olimpiadi di Parigi ha vinto l’oro nella categoria pesi welter, ed è stata al centro di un dibatitto internazionale che l’ha falsamente accusata di essere una donna trans e di non avere il diritto a gareggiare nelle competizioni femminili.
Quella riportata nel post è una notizia falsa.
La World Boxing Organization (WBO) è una delle organizzazioni del mondo del pugilato che si occupa di organizzare campionati di boxe per ogni divisione di peso. Non risultano competizioni della WBO a cui Imane Khelif abbia preso parte; l’atleta ha gareggiato in altri campionati, ad esempio quelli organizzati dall’International Boxing Association (IBA, prima conosciuta come Aiba). Non è possibile quindi che la WBO abbia revocato le medaglie vinte da Khelif in campionati organizzati da altri enti.
La WBO non ha nemmeno diffuso note ufficiali in merito al sesso e all’identità di genere di Imane Khelif. Un membro del suo Comitato di valutazione, l’ex pugile ungherese István Kovács (ed ex segretario generale dell’IBA), si era però espresso sulla vicenda proprio nei giorni in cui Khelif ha gareggiato alle Olimpiadi di Parigi. Kovács aveva affermato che i test effettuati dall’IBA in diverse occaisoni su Khelif dimostravano che l’atleta fosse in realtà un uomo. Come abbiamo ampiamente ricostruito a Facta, non esistono prove a sostegno di questa tesi.
Poi, non ci sono notizie ufficiali da parte di altre organizzazioni, come l’IBA o la Paris Boxing Unit – l’ente creato dal Comitato olimpico internazionale (CIO) per occuparsi delle gare di boxe di Parigi 2024 – in cui affermano di aver revocato le medaglie all’atleta algerina. Sul sito del Comitato olimpico Khelif risulta ancora la vincintrice in carica dei pesi welter.
Contattato dai fact-checker di Australian Associated-Press, un portavoce del Comitato olimpico ha confermato che nella storia delle presunte medaglie ritirate a Khelif non c’è niente di vero.
Per quanto riguarda il premio in denaro, il CIO non prevede alcuna ricompensa in tal senso. In alcuni casi sono le federazioni sportive, i Comitati olimpici nazionali e/o i governi a offrire ricompense agli atleti.
A maggio 2024 la federazione di pugilato IBA, che si occupava di organizzare le Olimpiadi prima di essere disconosciuta dal CIO, aveva annunciato di voler premiare i pugili che avrebbero gareggiato ai Giochi di Parigi. Al vincitore della medaglia d’oro sarebbero stati donati 100mila dollari: la metà destinata all’atleta, il resto alla Federazione nazionale e all’allenatore. Non è stato possibile verificare se l’IBA abbia donato quella cifra a Imane Khelif, che ha invece voluto premiare con la stessa somma Angela Carini, la pugile italiana che si è ritirata agli ottavi di finale dopo 40 secondi di incontro con Khelif. Per l’IBA, Carini deve essere premiata «come se fosse diventata campionessa olimpica», ma l’atleta non ha accettato il premio in denaro.
L’Algeria, invece, ha premiato Khelif con l’onoreficienza dell’’Ordine al merito e, avendo conquistato una medaglia d’oro, con una somma in denaro pari a quasi 24 mila euro.