No, gli esperti non hanno stabilito che Re Artù era gay - Facta
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No, gli esperti non hanno stabilito che Re Artù era gay

Il 13 ottobre 2024 su X è stato pubblicato un post secondo cui «gli esperti» avrebbero scoperto che re Artù era gay.

Re Artù (King Arthur, in inglese) è un condottiero britannico narrato in storie popolari e romanzi medievali, che secondo la leggenda difese la Gran Bretagna dalle invasioni degli Anglosassoni tra il V e il VI secolo. 

L’autore del post rilancia con toni critici un’informazione molto circolata sui social media, ma presentata in modo fuorviante. 

Il post fa riferimento a un articolo pubblicato l’11 ottobre 2024 dal quotidiano britannico The Telegraph e intitolato “Re Artù potrebbe essere stato LGBTQ+, suggerisce il consiglio gallese”. Secondo l’articolo, il consiglio del Denbighshire (in Galles) ha incluso Re Artù in una «timeline della storia LGBTQ+ che intende raccontare storie di orientamento sessuale e identità di genere». Questa linea temporale, sempre secondo il Telegraph, si baserebbe sul lavoro di ricerca della storica gallese Norena Shopland. 

La timeline citata dal Telegraph è consultabile sul sito del North East Wales Archives, organizzazione nata dalla fusione degli archivi delle contee di Denbighshire e Flintshire, entrambe nel nord-est del Galles. Il nome di Re Artù compare in relazione a un blocco di pietra risalente al 1699 e che secondo la tradizione sarebbe quello utilizzato da Artù per decapitare un suo rivale. Artù viene citato nella sezione delle figure LGBTQ+ perché, secondo la descrizione, «vestì con abiti femminili per andare a trovare una ragazza a Ruthin», poco prima di incontrare il suo rivale Huail e decapitarlo. Tale informazione non è stata ripresa dalle ricerche di Norena Shopland, ma da Wikipedia, come viene esplicitato sul sito web.

Il sito dell’archivio gallese non fa dunque alcun riferimento alla presunta omosessualità di Re Artù. Come spiega la pagina dedicata alla descrizione del progetto, la timeline è parte dello sforzo richiesto dal governo gallese alle istituzioni culturali del Paese per «affrontare le disuguaglianze vissute dalle comunità LGBTQ+, sfidare la discriminazione e creare una società in cui le persone LGBTQ+ siano sicure di vivere e amare in modo autentico, aperto e libero come se stesse». Ciascuna delle 22 contee del Galles ha dunque creato la sua timeline, prosegue il sito dell’archivio, per celebrare «le persone del luogo, gli alleati e gli eventi» che possono oggi essere utilizzati per celebrare la storia della comunità LGBTQ+. La figura di Artù, dunque, non viene mai associata al suo orientamento sessuale o di genere, ma la leggenda del suo travestimento da donna è stata semplicemente utilizzata come simbolo della comunità LGBTQ+.

Vale la pena specificare che quella di Re Artù è, appunto, una leggenda e che la sua esistenza storica è discussa e contestata dagli storici moderni. Ogni particolare della sua storia deve dunque essere considerato come il frutto di folclore e tradizione e non come un dato storico reale.

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