Come già accaduto in passato, anche quest’anno si è diffusa sui social la (falsa) notizia secondo cui il terzo lunedì di gennaio sarebbe il «lunedì più triste dell’anno», il cosiddetto Blue monday.
Anche alcune testate italiane hanno diffuso la notizia, attribuendo l’origine della ricorrenza a «uno psicologo dell’Università di Cardiff, Cliff Arnall» che avrebbe individuato nel terzo lunedì di gennaio «il momento in cui la nostra mente realizza che le feste natalizie sono terminate e che le prossime vacanze sono ancora lontane».
Si tratta di una notizia falsa, che circola da quasi vent’anni. Vediamo perché.
Il concetto di Blue monday è stato coniato nel 2005 dallo psicologo inglese Cliff Arnall, all’interno di un comunicato stampa del sito di viaggi Sky Travel, come trovata pubblicitaria per spingere le persone a prenotare più vacanze. Arnall ha prodotto una presunta formula matematica che affermava di poter dimostrare quale fosse il giorno più deprimente dell’anno, mettendo insieme una serie di elementi come le condizioni meteorologiche, la quantità di tempo trascorso da Natale e il fatto che «tutti odiano il lunedì».
Come ricostruito da Ben Goldacre, medico e divulgatore scientifico, in un articolo pubblicato su The Guardian nel 2006, l’agenzia di comunicazione Porter Novelli aveva al tempo contattato diversi esperti fornendo denaro per prestare il proprio nome alla finta equazione che definiva il terzo lunedì di gennaio come il giorno più triste dell’anno: Arnall era stato l’unico ad aver accettato.
Lo psicologo ha firmato altre trovate pubblicitarie di questo tipo, sostenendo che esisterebbe anche il «giorno più felice dell’anno», per conto della compagnia che produce gelati Wall’s Ice Cream. Anche in questo caso non si tratta di una formula scientificamente provata, ma solo di marketing.
Già da tempo l’Università di Cardiff ha preso le distanze dalle dichiarazioni di Arnall rispetto al Blue monday e alla formula che l’avrebbe identificato, affermando che era «un ex tutor part-time all’università» e che già nel 2006 non ricopriva più questo ruolo.
Nel 2018 Cliff Arnall ha dichiarato all’Independent che «non è mai stata sua intenzione far sembrare la giornata negativa» ma voleva incoraggiare le persone ad avere una visione positiva di quel periodo dell’anno. Nello stesso articolo Arnall aveva anche riferito di aver lavorato con altre realtà commerciali per provare a «sfidare alcune notizie negative associate a gennaio» e sfatare la mentalità malinconica del Blue monday.
Nel 2011 alcuni esperti hanno tentato di scoprire se esiste un modo per definire l’andamento settimanale dell’umore delle persone (hanno usato la popolazione americana come riferimento) e i risultati hanno confermato che non esiste alcuna prova che determini l’esistenza di «un effetto Blue monday».
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