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Il messaggio del generale Teo Luzi che notifica dei «procedimenti legali per pedopornografia» è una truffa

Il messaggio del generale Teo Luzi che notifica dei «procedimenti legali per pedopornografia» è una truffa

11 febbraio 2022
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Il 10 febbraio 2022 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un messaggio circolato via e-mail contenente il logo del ministero dell’Interno e intitolato “Convocazione in giustizia per le esigenze di un’inchiesta giudiziaria”. 

Il messaggio oggetto della segnalazione

Il messaggio oggetto della segnalazione si presenta come una comunicazione inviata dal generale dei Carabinieri Teo Luzi, che notifica l’apertura di «numerosi procedimenti legali in materia di pedopornografia, siti pornografici, cyberpornografia, pedofilia, esibizionismo» come conseguenza di «un sequestro informatico di cyber-infiltrazione» nella «repubblica francese» in collaborazione con l’Interpol. 

Il messaggio sollecita il destinatario della e-mail a rispondere entro 72 ore, «scrivendo le vostre giustificazioni affinché possano essere approfondite e verificate al fine di valutare le sanzioni». In caso contrario, l’autore minaccia di inviare una «relazione all’ufficio del pubblico ministero» per «stabilire un mandato di cattura» e di inserire il nominativo del destinatario nell’elenco dei molestatori sessuali, procedendo infine a darne comunicazione ai media «al fine di impedirti la recidiva e di scoraggiare altri candidati da questa pratica».

Si tratta di un messaggio falso creato con intenzioni fraudolente. 

Innanzitutto, il codice penale italiano non prevede la notifica via e-mail di un messaggio per chiedere le «giustificazioni» di un possibile reato, né l’iscrizione in un registro pubblico per i casi di possibili reati sessuali. Nonostante il comandante generale dei Carabinieri Teo Luzi esista realmente e si sia in passato occupato di contrasto alla pedopornografia, l’indirizzo di posta elettronica al quale inviare la risposta non corrisponde a quello utilizzato dall’Arma dei Carabinieri ed è stato registrato sfruttando un semplice fornitore di servizi digitali aperto al pubblico. 

A chiarire la natura fraudolenta del messaggio sono stati i carabinieri della compagnia di Albenga (Liguria), città di origine di numerosi destinatari della e-mail, che il 3 febbraio 2022 hanno smentito la paternità della comunicazione parlando di un’operazione di  «phishing», ovvero di una truffa realizzata su Internet per trarre in inganno gli utenti. 

A parlare di truffa è anche Marcello La Bella, dirigente della Polizia postale di Catania, che il 9 febbraio 2022 ha spiegato al Quotidiano di Sicilia: «In questo specifico caso, si tratta di un tentativo di truffa basato su una minaccia. Chi riceve questa mail non ha ovviamente commesso reato, ma c’è chi gioca con la paura delle persone. Se si è oggetto di indagine non arrivano comunicazioni via mail». La Bella ha inoltre consigliato agli utenti di «non aprire mai allegati di cui non si conosce la provenienza» e di segnalare questi contenuti alla Polizia postale.

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