Il 29 novembre 2021 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni riportate in un post pubblicato il giorno precedente su Facebook. Il post oggetto della segnalazione contiene un video lungo 13 secondi, che mostra alcuni bambini con un codice Qr appeso attorno al collo e un testo, scritto dall’autore del post, in cui si legge: «CINA: BAMBINI CON QR CODE AL COLLO. IL NOSTRO FUTURO E QUELLO DEI NOSTRI BAMBINI SARÀ ANALOGO, ANCHE QUI IN EUROPA. BAMBINI SENZA VOLTO, CON UN QR CODE AL COLLO, EDUCATI AD ESSERE DEGLI SCHIAVI. ACCADRÀ A TUTTI I BAMBINI DI QUEI GENITORI CHE ACCETTERANNO PER LORO LA VIA DELLA VACCINAZIONE. PER FAVORE, CONDIVIDIAMO PER IMPEDIRE QUESTA FOLLIA»
Si tratta di un’informazione presentata senza il contesto necessario alla sua comprensione, che veicola una notizia falsa.
Il video contenuto nel post oggetto di verifica è reale ed è effettivamente stato girato in Cina. A confermarlo è stato il giornalista Hu Xijin, caporedattore del quotidiano filogovernativo cinese Global Times, che il 6 novembre ha pubblicato su Twitter un video che mostra altri bambini in fila con un codice Qr attorno al collo. Il giornalista ha accompagnato il video con il commento: «Carini e coraggiosi! L’autodisciplina e il duro lavoro sono le chiavi del motivo per cui la Cina può sconfiggere le ondate della pandemia di COVID-19. Anche i bambini dell’asilo, con il codice QR appeso al collo, si sono messi in fila ordinatamente per il test molecolare».
Nonostante il video sia reale, il codice Qr non serve a testimoniare l’avvenuta vaccinazione dei bambini, anche perché la campagna vaccinale per la fascia di popolazione tra i 3 e gli 11 anni è partita in Cina nell’ultima settimana di ottobre del 2021 e la prima apparizione del video sul web è datata 8 novembre. L’utilizzo del codice Qr in Cina era già piuttosto diffuso prima della pandemia, ma dal 2020 il governo ha lanciato un sistema di tracciamento dei contagi basato proprio su questa tecnologia.
Come ha raccontato la Cnn in un articolo del 16 aprile 2020, il sistema di tracciamento cinese sfrutta i server di due popolari piattaforme digitali (Alibaba e Tencent) per fornire alla popolazione dei codici Qr da esibire all’ingresso di metro, ristoranti, centri commerciali e luoghi di lavoro. L’ingresso in questi luoghi di ritrovo è dunque subordinato all’esposizione del particolare codice a barre generato da un’applicazione presente sullo smartphone e può essere negato nel caso in cui il codice in questione evidenzi la possibilità di contagio (in quei casi scatta una quarantena di 15 giorni).
Come ha raccontato un articolo pubblicato da Afp a marzo 2021, «ai pochi adulti che non hanno il cellulare – così come i bambini – viene dato un codice sanitario da appendere al collo. Contiene la loro identità e indirizzo in modo che le autorità possano verificare se provengono da un’area considerata a rischio». Il video oggetto della nostra verifica mostra insomma una dinamica prevista dal sistema di tracciamento cinese contro il coronavirus, che non ha nulla a che fare con la campagna vaccinale e che non è prevista sul suolo europeo.