Il 31 ottobre 2023 è stato pubblicato un post su Facebook secondo cui la mammografia, esame per la diagnosi precoce del tumore della mammella, sarebbe dannosa per le donne dal momento che «durante l’esame il seno viene premuto con una forza enorme di 1019 kg/m2» e «stimola la crescita del tumore e la diffusione delle metastasi!!».
Inoltre nel post si legge che «il 50-60% dei risultati “positivi” sono falsi», dunque, «ti diagnostico “cancro al seno” nel 50-60% dei casi si scopre che non esiste!!!». Uno studio basato su 690 mila cartelle cliniche invece, sempre secondo il contenuto social, dimostrerebbe che «donne perfettamente SANE, hanno sviluppato un cancro al seno dopo esami MAMMOGRAFICI».
Infine, si legge sul post Facebook, la Svizzera sarebbe stato il primo Paese a vietare questo genere di esami.
Si tratta di un contenuto fuorviante che veicola una serie di notizie false.
Durante la mammografia il seno viene compresso uniformemente con una pressione che va dai 10 ai 16 chilopascal (kPA) in modo che il tessuto mammario rimanga immobile e venga visualizzato chiaramente. Come spiegato a Agence France-Press (AFP) da Aleksandar Ivković, radiologo del centro diagnostico Neo-Mac di Niš, in Serbia, questa pressione è considerata sicura e può causare dolore a circa il 7 per cento delle donne, senza altre conseguenze per la salute. Non è dunque vero che una tale pressione provoca la crescita di un tumore.
L’affermazione per cui il 50-60 per cento dei risultati positivi delle mammografie sono falsi si riferisce a uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Davis, in California, pubblicato a marzo 2022 sulla rivista scientifica Journal of the american medical association (Jama). Come si legge nel comunicato stampa diffuso dall’università, «la metà di tutte le donne ottiene un risultato falso positivo della mammografia dopo 10 anni di screening annuali». Con “risultato falso positivo”, si legge nel comunicato, «si intende il caso in cui la mammografia appare anomala, ma non è presente alcun cancro al seno».
Come spiegato sempre da AFP, secondo lo studio circa il 12 per cento delle immagini mammografiche di screening 2D portano a ulteriori esami, ma solo il 4,4 per cento degli ulteriori esami, ovvero lo 0,5 per cento degli screening, porta alla diagnosi di cancro. La cifra del 50 per cento si basa sulla probabilità complessiva che la donna venga invitata a ulteriori esami entro dieci anni. La probabilità è inferiore per le donne anziane e per le donne che si sottopongono a mammografia ogni due anni.
Thao-Quyen Ho, radiologa e co-autrice dello studio, ha spiegato nel comunicato stampa dell’università californiana che «per individuare il cancro al seno in una fase precoce, dobbiamo stare attenti e indagare su eventuali risultati potenzialmente insoliti». Dunque, continua la radiologa, «le donne non devono preoccuparsi se vengono chiamate per ulteriori esami diagnostici o per una biopsia, e la stragrande maggioranza dei risultati viene trovata essere benigno».
Per quanto riguarda l’affermazione sul collegamento tra cancro al seno e mammografia, esiste uno studio intitolato “Is screening mammography effective in elderly women?” (in italiano, “La mammografia è ancora efficace nelle donne anziane?”), e pubblicato nel 2000 su The American Journal of Medicine, riguardante circa 690 mila donne di età compresa tra 66 e 79 anni. Nello studio si legge che alcune fasi dell’avanzamento del carcinoma mammario (in situ, local, e regional) avevano maggiori probabilità di essere rilevate tra le donne sottoposte a mammografia.
Come sottolineato ad AFP da Aleksandar Ivković questa affermazione è fuorviante perché lo scopo dello screening è proprio quello di scoprire i tumori il prima possibile. Paula Gordon ha precisato che «molte donne sono ovviamente colpite dal cancro ad un certo punto [della loro vita] dopo aver fatto una mammografia», ma ciò «non è dovuto alla mammografia».
Infine, non è vero che la Svizzera ha vietato gli esami mammografici. Nel 2013 la Commissione medica svizzera (SMB), organizzazione che analizzava i trattamenti medici in termini di rapporto costi-benefici (ha cessato la sua attività nel 2022) aveva raccomandato di non eseguire uno screening sistematico del cancro al seno. Le sue raccomandazioni non erano però vincolanti e dovevano essere intese come linee guida. Questa raccomandazione è stata ampiamente criticata dagli esperti, dal momento che si basava su dati errati, incompleti o interpretati erroneamente.
Il ministero della Sanità svizzero non ha mai attuato le raccomandazioni della Commissione, e ha confermato ad AFP che «la mammografia non è stata affatto vietata in Svizzera». Anzi, questo esame è coperto da «assicurazione sanitaria ed è raccomandato ogni anno per le donne tra i 40 ei 59 anni e ogni due anni per le donne tra i 60 ei 75 anni».