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No, la scelta di caricare su veicoli militari le bare di Bergamo non è stata «una sceneggiata»

No, la scelta di caricare su veicoli militari le bare di Bergamo non è stata «una sceneggiata»

4 maggio 2021
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Il 2 maggio 2021 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un video pubblicato il 28 aprile 2021 su “100 giorni da leoni”, un blog che contiene diversi articoli di stampo complottista e negazionista a tema Covid-19. Il filmato dura in tutto 2 minuti e 34 secondi e consiste in una serie di messaggi vocali inviati su Messenger da un non meglio identificato mittente ad un altrettanto ignoto destinatario. 

I messaggi vocali fanno riferimento alle bare del cimitero di Bergamo trasportate fuori città da un convoglio militare nella notte tra il 18 e il 19 marzo 2020, una delle immagini-simbolo della prima ondata di Covid-19 in Italia (ce n’eravamo già occupati in un precedente articolo). Nei messaggi vocali, una voce maschile spiega che «le bare vennero accumulate» dal comune di Bergamo per 26 giorni e che «i corpi all’interno andavano in putrefazione e hanno iniziato a colare fuori dalle bare». Per questo motivo, spiega l’uomo, le agenzie di pompe funebri avevano rifiutato di trasportare i corpi («A me poi la macchina chi me la paga? Devo rifare tutto l’interno della macchina», avrebbero sostenuto i titolari delle agenzie) e di conseguenza fu necessario affidarsi a veicoli militari. 

La voce presente nel video spiega che i corpi trasportati furono in tutto 81 e che furono divisi su 40 camion, «una, massimo due bare su ogni camion». L’uomo afferma che «su Bergamo 80 persone muoiono sempre nell’arco di 26 giorni», particolare che lo spinge a definire l’operazione «un pagliacciata, una sceneggiata vergognosa, che è stata la loro vittoria iniziale e che sarà quella che li trascinerà sul fondo».

Nell’ultimo messaggio vocale, l’uomo sintetizza anche le presunte motivazioni dietro la scelta: «Li hanno fatti morire perché li hanno obbligati a fare dei vaccini in maniera anomala, perché gli hanno messo tanti malati Covid nelle Rsa e perché li hanno curati in maniera errata». Secondo l’uomo, lo scorso anno i medici avrebbero «curato delle polmoniti interstiziali inesistenti, mentre la gente moriva di tromboembolie. Bruciavano i polmoni con l’ossigeno e per nascondere tutto questo hanno fatto questa porcata delle bare».

Si tratta di una notizia falsa. Andiamo con ordine.

Innanzitutto, come raccontato in un articolo del Corriere di Bergamo, le salme trasportate fuori dalla città lombarda nella notte tra il 18 e il 19 aprile 2020 furono in tutto 65, divise su 10 mezzi militari. A tal proposito può essere utile la testimonianza del militare Tomaso Chessa che quella notte si trovava alla guida di uno dei veicoli militari trasformatisi in carri funebri: «Tu guidi, scambi due chiacchiere con il collega alla parte opposta della cabina, ma quando, per forza di cose, per un istante il silenzio rompe la tua routine, il tuo pensiero si posa su di loro» ha confidato il militare l’8 maggio 2020 al quotidiano Il Riformista, «Realizzi che dentro quel camion non siamo in due, ma in sette … cinque dei quali affrontano il loro ultimo viaggio». Quindi abbiamo testimonianze dirette di un veicolo militare che trasportava 5 bare e non 2 come ipotizzato nel video oggetto della nostra verifica.

Quanto alle motivazioni della scelta di trasportare le salme con un convoglio militare, l’assessore all’Innovazione di Bergamo Giacomo Angeloni (con delega ai servizi cimiteriali) ha spiegato il 29 dicembre 2020 a Domani che «i servizi funerari erano andati per aria, con un numero di casi da gestire cinque o sei volte superiore alla norma la comunicazione con i parenti era completamente in tilt» e che la lista d’attesa per le cremazioni era in quel momento salita a tre settimane. Le bare potevano essere effettivamente affidate alle agenzie di pompe funebri, che le avrebbero trasportate in luoghi meno colpiti dalla pandemia, ma il costo servizio sarebbe stato a carico delle famiglie, al prezzo di circa 2 euro al chilometro. 

L’idea di utilizzare i mezzi militari fu suggerita ad Angeloni da una sua passata esperienza alla Caritas nel 2009, racconta Domani, quando il terremoto dell’Aquila rese impraticabili le strade del capoluogo abruzzese. «Ne parlai col sindaco, ci abbiamo ragionato, poi abbiamo sentito il prefetto, il ministro della Difesa Guerini e quando abbiamo capito che c’era disponibilità abbiamo iniziato con i passaggi ufficiali», conclude Angeloni. 

Veniamo infine al riferimento alle «cure errate» presenti nel filmato. Come abbiamo verificato in un nostro precedente articolo, il legame tra polmoniti interstiziali e trombosi è noto da decenni, ma come ribadito dall’ospedale Humanitas di Milano «il tromboembolismo venoso è una possibile e prevenibile complicanza della polmonite da virus Sars-CoV-2» e non la problematica principale. Che rimane, appunto, la polmonite. 

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