Il 14 settembre 2021 la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp una segnalazione che chiedeva di verificare l’autenticità di un file circolato sull’app di messaggistica istantanea come «documento sostitutivo» del green pass, lo strumento messo a punto dall’Unione europea per agevolare gli spostamenti durante la pandemia di Covid-19 e richiesto in Italia per accedere ad esempio a servizi di ristorazione al chiuso, spettacoli, eventi sportivi e luoghi di cultura.
Il documento in questione si presenta come un’autocertificazione del «diritto d’ingresso in ogni ambiente previsto dalla certificazione verde», di «utilizzo dei trasporti» e del «diritto di frequenza di tutte le scuole» con la quale i cittadini attesterebbero di «godere dei medesimi diritti civili di chi è munito di certificazione verde prevista dalla normativa vigente». Secondo quanto si legge nel modulo, questo si propone di sostituire a tutti gli effetti la certificazione verde obbligatoria nei casi citati sfruttando «il Regolamento n. 953/2021 – n.36 – del Parlamento Europeo vieta la discriminazione fra coloro che hanno ricevuto una o più dosi di ‘vaccino’».
Si tratta di una notizia falsa.
Il documento oggetto della nostra verifica è noto come “Free Pass” ed è stato diffuso da ComiCost, il sedicente “Comitato per le libertà costituzionali” che si occupa di combattere per via giuridica l’obbligatorietà del green pass. Contrariamente a quanto sostenuto dal comitato, il documento non ha tuttavia alcun valore legale.
La possibilità di sostituire il green pass con un modulo precompilato non è prevista dal decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021 (quello che ha istituito il green pass) ed è anzi apertamente esclusa da una circolare del ministero dell’Istruzione datata 4 agosto, che affida ai soli «medici vaccinatori dei Servizi vaccinali delle Aziende ed Enti dei Servizi Sanitari Regionali o dai Medici di Medicina Generale o Pediatri di Libera Scelta dell’assistito che operano nell’ambito della campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2 nazionale» la possibilità di emettere certificati di esenzione dalla vaccinazione in base a precise esigenze mediche.
Vale la pena sottolineare che, come hanno raccontato i colleghi di Pagella Politica, il citato «articolo 36» del Regolamento europeo sul green pass non esiste. Il passaggio secondo cui «è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate» è in realtà un “considerando” – ovvero un passaggio utile a motivare le norme contenute nei testi legislativi – che non ha valore normativo.
Nei primi giorni di settembre 2021, la cronaca ha riferito di diversi tentativi di accedere alle strutture pubbliche con un’autocertificazione (ad esempio qui, qui e qui), tutti terminati senza successo.