Il 7 luglio 2022 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione che chiedeva di verificare un video pubblicato su Facebook l’1 luglio 2022, accompagnato da questo commento, scritto da chi ha pubblicato il post: «Carlo Rubbia, Nobel per la fisica, smonta la bufala dei cambiamenti climatici».
Si tratta di una notizia falsa, come ricostruito in precedenza da Facta (qui) e dai colleghi di Pagella Politica (qui e qui). Ma andiamo con ordine.
Il video in analisi si riferisce all’intervento del professor Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica nel 1984 e senatore a vita della Repubblica italiana dal 2013, nel corso di un’audizione tenutasi nel novembre 2014 al Senato della Repubblica.
Nel corso degli anni il video è stato pubblicato sui social network in più occasioni in chiave anti-ambientalista (come si può vedere qui, qui e qui) ed è stato ripreso dal quotidiano Libero in un articolo intitolato “il premio Nobel Carlo Rubbia svela la più inquietante menzogna”.
In realtà però nella sua dichiarazione Rubbia non ha dimostrato che il surriscaldamento globale è un’invenzione, né ha dato il suo supporto a questa tesi. Stando a chi ha decontestualizzato quanto affermato dal premio Nobel, la prova contro la tesi del riscaldamento globale deriverebbe da una singola frase pronunciata dal professore durante il suo intervento che si basa su un dato da allora rivisto. Secondo le parole di Rubbia «dal 2000 al 2014, la temperatura della Terra non è aumentata: essa è diminuita di – 0,2 gradi, e noi non abbiamo osservato negli ultimi 15 anni nessun cambiamento climatico di una certa dimensione».
La frase del premio Nobel è errata. I dati citati da Rubbia sono stati smentiti da un’analisi della Noaa, agenzia federale statunitense che si interessa di oceanografia, meteorologia e climatologia, la quale ha confermato che la variabilità naturale può far cambiare il tasso di riscaldamento tra un decennio e l’altro «ma il riscaldamento globale è ancora in corso». Inoltre, secondo i dati forniti dalla Nasa, tra il 2000 e il 2014 la temperatura della Terra è aumentata ogni anno rispetto alle temperature medie registrate tra il 1951 e il 1980. In aggiunta, sempre secondo la Nasa, 18 dei 19 anni più caldi della storia del pianeta sono avvenuti dopo il 2000.
Precisiamo che nello stesso intervento al Senato del 2014, Rubbia non ha mai messo in discussione il fatto che le emissioni causate dall’essere umano siano responsabili dei cambiamenti climatici globali. Il fisico ha infatti affermato che «ci troviamo di fronte a una situazione assolutamente drammatica: le emissioni di CO2 stanno aumentando in maniera esponenziale», collegando le stesse emissioni al cambiamento climatico. Già nel febbraio del 2007 il professore aveva esposto questa convinzione in un suo intervento al Senato, affermando che l’Ipcc, gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, nel suo ultimo rapporto «ha dimostrato in maniera indubbia che gli effetti antropogenici sono la causa più probabile del cambiamento climatico».
A distanza di anni l’Ipcc ha confermato che diverse prove «stabiliscono inequivocabilmente il ruolo dominante delle attività umane nella crescita della CO2 atmosferica», come si può leggere in uno dei capitoli del Sesto Rapporto di Valutazione del 2022.
Secondo dati più recenti, l’aumento delle temperature è un fenomeno che non si arresta. Infatti, come dimostrato dalla Wmo, agenzia specializzata delle Nazioni Unite che monitora e protegge l’ambiente attraverso i suoi programmi, il 2019 ha concluso un decennio di caldo eccezionale a livello globale. «Se non adottiamo subito un’azione urgente per il clima, ci avviamo verso un aumento della temperatura di oltre 3°C entro la fine del secolo» ha dichiarato il Segretario generale della Wmo Petteri Taalas. In aggiunta, i dati forniti dalla Nasa dimostrano che il 2020 è stato, insieme al 2016, l’anno più caldo mai registrato dal 1880.
Cambiamento climatico e aumento delle temperature sono due argomenti sui quali spesso vengono diffuse false informazioni, ce ne siamo occupati su Facta in diversi articoli (ad esempio qui, qui e qui).