Il 28 settembre 2021 la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp la richiesta di verificare un video, pubblicato il 26 settembre 2021 dal canale Youtube dell’emittente Radio Radio e intitolato “«Nessuno deve morire di Covid!» ▷ Cure domiciliari: La denuncia mozzafiato del Dott. Fareed in Senato”. Il video riporta alcuni minuti di un intervento del medico americano George Fareed il 13 settembre 2021 in una delle sale del Senato della Repubblica italiana, all’interno dell’ “International Covid Summit” organizzato dalla Lega.
Nel video, Fareed afferma che «nessuno deve morire di Covid-19» in quanto, applicando una combinazione di farmaci (principalmente idrossiclorochina, azitromicina, zinco, vitamina D e C, ivermectina, fluvoxamina e anticorpi monoclonali) nei primi stadi della malattia sarebbe riuscito a curare oltre 7.000 pazienti. Si tratta di un protocollo molto simile a quello delle terapie domiciliari di cui ci eravamo occupati in passato su Facta. La percentuale di guarigione sarebbe del 99,96 per cento in un «gruppo di pazienti ad alto rischio». Il protocollo quindi avrebbe un’efficacia estremamente alta nell’evitare i decessi da Covid-19. In un altro video della stessa conferenza, che include anche momenti successivi a quello del filmato a noi segnalato, Fareed mostra anche (al minuto 04:05 circa) che di un sottoinsieme di 3.962 pazienti trattati prima della comparsa di sintomi gravi, nessuno sarebbe deceduto, testimoniando quindi i risultati ottenuti dal protocollo.
Si tratta di affermazioni per il momento senza riscontro scientifico.
Fareed basa queste sue affermazioni sui risultati di un presunto studio, di cui titolo e autori sono riportati in una diapositiva presentata dal medico dal minuto 06:31 del video a noi segnalato. Lo studio sarebbe intitolato “Bassi tassi di ricovero ospedaliero e decesso in 4.376 pazienti Covid-19 a cui è stato dato supporto medico precoce. Serie di casi e studio osservazionale”. Diciamo “presunto” perché, al 29 settembre 2021, non esiste alcun riscontro online di questo studio. Non è possibile quindi in alcun modo per la comunità scientifica, perlomeno al momento, verificare quanto afferma Fareed.
Se anche questo studio fosse disponibile, comunque, di per sé con ogni probabilità non rappresenterebbe una dimostrazione conclusiva dell’efficacia delle terapie domiciliari. Il titolo infatti dichiara che si tratta di uno «studio osservazionale». Questo tipo di studi, in cui si osservano le differenze tra gruppi di pazienti a posteriori, differisce dagli studi clinici controllati e randomizzati, in cui si prendono tutte le precauzioni per evitare fattori che possono distorcere i risultati e in cui si decide a priori quali pazienti assumeranno un trattamento o un altro. Come avevamo approfondito, gli studi osservazionali sono viziati sempre da fattori confondenti, cioè circostanze indipendenti dal farmaco che possono cambiare la risposta tra chi prende il farmaco e chi no, e quindi è molto difficile trarre conclusioni rigorose. Al momento non esiste nessuna evidenza scientifica concreta che le cosiddette terapie domiciliari possano essere significativamente utili contro la Covid-19, come abbiamo discusso più volte su Facta e come hanno spiegato anche i nostri colleghi di Pagella Politica.
Fareed fa anche un’affermazione scientificamente ingannevole al minuto 00:49 quando dice che «l’idrossiclorochina è l’altra penicillina per qualsiasi virus», lasciando intendere che l’idrossiclorochina, nei confronti dei virus, sia equivalente per efficacia all’antibiotico penicillina, la cui scoperta nel 1928 rivoluzionò la terapia contro le infezioni batteriche. È vero che in passato l’idrossiclorochina e la clorochina sono state studiate in laboratorio o in studi clinici e proposte come terapia contro i virus Hiv, Zika, dengue, influenza, epatite C, e altri coronavirus come Sars-Cov-1 e Mers-CoV. Finora però, alla prova degli studi clinici, l’idrossiclorochina non è risultata una terapia efficace in nessuno di questi casi: il paragone è quindi fuorviante.