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Questo studio non dimostra che chi ha avuto la Covid-19 è «immune per il resto della vita»

Questo studio non dimostra che chi ha avuto la Covid-19 è «immune per il resto della vita»

16 giugno 2021
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Il 16 giugno 2021 la redazione di Facta ha ricevuto via WhatsApp la richiesta di verificare un articolo pubblicato il 15 giugno 2021 dal sito Il Meteo.it e intitolato “Covid: chi lo ha avuto è immune per il resto della vita. La scoperta nel midollo osseo”. Nell’articolo è scritto che uno studio pubblicato sulla rivista Nature avrebbe dimostrato che alcune cellule immunitarie sarebbero capaci di indurre l’immunità alla Covid-19 per una durata molto lunga, di sicuro superiore agli 11 mesi. 

Si tratta di un titolo fuorviante che riporta le conclusoni dello studio fuori dal giusto contesto. Andiamo con ordine.

Lo studio esiste, ed è stato effettivamente pubblicato da Nature il 24 maggio 2021 a opera di un team della Washington University School of Medicine. Lo studio mostra che, in 77 pazienti convalescenti dopo casi leggeri di Covid-19, il livello di anticorpi contro il virus Sars-CoV-2 è calato rapidamente, ma poi il calo si è fermato e gli anticorpi si possono rintracciare fino a dopo 11 mesi dall’infezione. Il team di ricercatori ha analizzato il midollo osseo di 19 pazienti: in 15 di questi è stato possibile rintracciare, sette mesi dopo l’infezione, cellule responsabili della memoria immunologica (il meccanismo che permette all’organismo di riconoscere e combattere patogeni con cui è venuto in contatto in passato, anche dopo molti anni in alcuni casi), capaci di riconoscere il virus Sars-CoV-2. 

Questi dati suggeriscono che l’organismo mantiene la produzione di anticorpi contro la Covid-19 a lungo termine, ma non significa che chi ha avuto la Covid-19 può considerarsi protetto per la vita. Sappiamo infatti, come abbiamo discusso in passato, che l’infezione da Sars-CoV-2 non fornisce un’immunità perfetta: un ampio studio pubblicato su Lancet il 17 marzo 2021 ha misurato una riduzione del rischio di reinfettarsi di circa l’80 per cento, ma la protezione cala sotto il 50 per cento nelle persone sopra i 65 anni. In un commento allo studio, pubblicato sempre sulla rivista Nature, l’immunologo Rafi Ahmed – scopritore del tipo di cellule immunitarie oggetto dello studio – ha precisato che non è chiaro se la produzione di anticorpi implichi una qualche protezione a lungo termine, e che non c’è modo di sapere quanto le persone reduci dalla Covid-19 saranno protette, per esempio, cinque o dieci anni dopo l’infezione. Questo fatto peraltro è riconosciuto dall’articolo de Il Meteo.it, in contraddizione con il suo stesso titolo, in quanto l’articolo conclude dicendo correttamente che «la persistenza della produzione di anticorpi […] non garantisce un’immunità duratura al Covid».

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