- A fine marzo si è diffusa su X la notizia che in Inghilterra è stata approvata una legge per punire gli uomini bianchi più severamente rispetto alle persone di altre etnie.
- La notizia è stata presentata in maniera del tutto fuorviante.
- Il caso riguarda delle linee guida per i tribunali (quindi non una legge) del Sentencing Council, un organo indipendente, non entrate in vigore dopo essere state contestate dal governo del Regno Unito.
Il 31 marzo 2025 è stato condiviso su X un post secondo cui in Inghilterra, «in base a una nuova legge, da martedì [1° aprile, ndr] i tribunali applicheranno doppi standard, punendo gli uomini bianchi più severamente rispetto alle persone di altre razze». Ad esempio, continua l’autore del post, «per un tweet offensivo, una persona bianca può essere condannata a 5 anni di prigione, mentre per un vero crimine (come un accoltellamento), altri la faranno franca con solo un giorno di arresto».
Si tratta di un contenuto presentato in maniera fuorviante, che diffonde una notizia falsa.
Questo tipo di disinformazione rientra nel filone disinformativo, alimentato sui social media dall’estrema destra britannica, secondo cui nel Regno Unito le persone bianche sarebbero vittime di un sistema di “polizia a due livelli” che le tratta più duramente a causa del colore della loro pelle.
Vediamo da dove arriva questo specifico contenuto disinformativo. Lo scorso 5 marzo il Sentencing Council dell’Inghilterra e del Galles, un organo indipendente del ministero della Giustizia creato nel 2010 per promuovere una maggiore trasparenza e coerenza nelle sentenze dei tribunali, ha pubblicato delle linee guida per delineare un approccio generale alle condanne e fornire indicazioni su come affrontare questioni specifiche che potrebbero sorgere quando i giudici devono stabilire il tipo di condanna da comminare.
In particolare, le linee guida del Sentencing Council affermano che nel momento in cui un giudice deve comminare una pena detentiva o una alternativa, è necessario che il tribunale richieda un “pre-sentence report” (PSR), cioè un rapporto pre-sentenza.
Come si legge nel documento, i rapporti pre-sentenza sono considerati necessari, ad esempio, per esaminare la pericolosità della persona imputata, il rischio di recidiva, le cause del suo gesto, la sua situazione personale. Questi rapporti, come stabilito da Sentencing Council, saranno richiesti nei casi di prima condanna con una pena detentiva se la persona imputata è una donna, una donna incinta, un o una giovane tra i 18 e i 25 anni, o se appartiene a una minoranza etnica, culturale o religiosa. Nel caso in cui il tribunale ritenga di avere informazioni sufficienti sul reato e sull’autore, non sarà necessario richiedere un rapporto pre-sentenza.
Quindi nel Regno Unito non è stata approvata una legge che prevede pene differenti in base all’etnia dell’imputato. Si tratta invece di linee guida che forniscono solo indicazioni generali e affermano il principio che «ogni condanna dovrebbe sempre essere decisa in base ai propri fatti e ai propri meriti», si legge nello stesso documento. Contattato da Facta, il Sentencing Council ha dichiarato che le indicazioni da loro elaborate «non dicono nulla di quanto affermato nel tweet» in analisi.
Queste linee guida hanno sollevato comunque nel dibattito politico diversi dubbi e perplessità, espressi in particolare dalla ministra della Giustizia, Shabana Mahmood.
Secondo la ministra, simili indicazioni «creano un sistema giudiziario in cui i risultati potrebbero essere influenzati dalla razza, dalla cultura o dalla religione. Questa disparità di trattamento è inaccettabile: l’uguaglianza davanti alla legge è il fondamento della fiducia del pubblico nel nostro sistema giudiziario». In una lettera diffusa a inizio marzo, Mahmood aveva spiegato che «il governo non nega la disparità nei risultati delle condanne per le minoranze etniche, ed è sua responsabilità affrontarla», ma che si sarebbe opposto «a trattamenti differenziati sulla base della razza o dell’etnia nei tribunali». Per Mahmood i rapporti pre-sentenza dovrebbero essere redatti in qualunque caso, non solo per alcune categorie di persona.
Il giudice William Davis, membro del Sentencing Council, in una lettera del 27 marzo con cui aveva replicato alla ministra della giustizia, ha spiegato che «il punto cruciale è che il rapporto pre-sentenza fornisce informazioni al giudice o al magistrato. Non determinerà la sentenza. Piuttosto, lascerà il giudice o il magistrato meglio informato sul colpevole». Spesso, scrive ancora Davis, «le informazioni fornite non favoriscono la prospettiva del condannato di evitare una pena detentiva, ma piuttosto il contrario».
Le linee guida sarebbero dovute entrare in vigore il 1° aprile 2025, ma il giorno prima sono state sospese dallo stesso Sentencing Council a causa delle contestazioni sollevate. La decisione, spiega l’organo indipendente, è stata presa a seguito dell’annuncio da parte del governo dell’intenzione di bloccare per legge le nuove linee guida sulle condanne.
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